Qui non c’è in ballo (solo) la squalifica di un difensore per le prossime giornate, questo campionato, chissà quanto. Qui Francesco Acerbi e l’Inter sanno di mettere in gioco molto di più. Il futuro insieme, certo. E pure una macchia evitabile sulla carriera del giocatore e sul cammino del club, che tutti nel mondo Inter sperano ancora di riuscire a evitare. Magari con un intervento in scivolata, un tackle risolutivo di quelli che Acerbi sfodera spesso in campo. E che stamattina, ore 10, il difensore proverà a rimodulare collegato in videoconferenza da Appiano Gentile, per l’interrogatorio con il procuratore Giuseppe Chiné sul caso razzismo: vicino a lui l’amministratore delegato Beppe Marotta e l’avvocato del club, Angelo Capellini.
Acerbi tira dritto. Ha visto e rivisto più volte (con i legali) anche i filmati del diverbio con Juan Jesus, è convinto di poter dimostrare come nelle parole rivolte al brasiliano non ci fosse alcun intento discriminatorio. E questo nonostante la stessa società nerazzurra, che pure lo accompagna in questa vicenda, abbia provato a studiare con lui una strategia alternativa nei giorni scorsi, anche dal punto di vista comunicativo. Ma l’esposizione mediatica, voluta anche dall’agente Federico Pastorello, non ha giovato a nessuno. Adesso al giocatore e anche al club non resta che andare fino in fondo. Poi, a vicenda chiusa, sarà l’ora di tirare le somme. L’esito della vicenda avrà le sue conseguenze, sulla linea che deciderà di tenere la società e dunque sul futuro del difensore. Tutto dipenderà dall’entità e soprattutto dal tipo dell’eventuale squalifica alla quale potrebbe andare incontro Acerbi. A fronte di uno stop lungo - e dunque della natura discriminatoria confermata delle sue parole - l’Inter automaticamente multerebbe il difensore. Ma la sanzione economica non sarebbe il cuore del discorso. La frattura a quel punto non sarebbe più ricomponibile, a meno di clamorosi colpi di scena. Ecco perché è logico immaginare una separazione in estate tra il difensore e l’Inter, anche a fronte di un contratto che pure recita giugno 2025. Sulle modalità, poi, ci sarebbe da discutere. Ma quel che è certo è che la distanza tra Acerbi e l’Inter di queste ore non lascia spazio a pensieri positivi.
Il futuro di Acerbi in nerazzurro - come peraltro anche quello relativo alla Nazionale e agli Europei - è dunque appeso all’interrogatorio di stamattina e a quanto poi deciderà il Giudice Sportivo. L’Inter non vuole macchie, ci tiene ad allontanare in ogni modo il marchio del razzismo. Non lo ha fatto pubblicamente con un comunicato, ma non è detto che non lo faccia in un secondo momento. Fin qui la società ha scelto la linea della prudenza, l’unica percorribile anche a fronte di un calciatore assai determinato. Acerbi ieri è tornato ad Appiano, presente alla ripresa degli allenamenti fissata da Inzaghi, lontano dalla maglia azzurra che avrebbe dovuto vestire durante questa sosta. Ha avuto modo di parlare con il suo allenatore del caso in cui è rimasto coinvolto, visto che a caldo domenica sera il discorso era stato affrontato velocemente. Ma, al di là della vicinanza dell’allenatore, non è il campo il terreno su cui Acerbi si gioca il presente e il futuro. In videoconferenza, stamattina, dovrà essere convincente come lo è stato nelle ultime due stagioni in nerazzurro. E pulire il campo anche dai dubbi intorno all sua versione, dubbi che attraversano pure la testa di diversi tifosi interisti. Del compagno di squadra, dal ritiro della nazionale francese, ieri ha parlato anche Marcus Thuram. E le sue sono state parole di chi vuole capire bene che cosa è accaduto: "Quando c’è una procedura così grave, è giusto che il giocatore torni nel club per difendersi o dire cosa è successo. Non è il momento di andare in nazionale", è stato il commento dell’attaccante. Non proprio parole concilianti, a volerle leggere in profondità. E su questa vicenda è giusto andare in profondità. In fondo, lo chiedono in primis tutti i protagonisti. E lo vuole pure l’Inter, prima di imboccare la sua strada.
Fonte: Gazzetta.it