Involontariamente, Daniele De Rossi aveva già portato la Roma verso il credo di Ivan Juric, almeno nella parte più visibile al calcio d’inizio. Domenica scorsa contro il Genoa, nella sua ultima uscita, l’allenatore aveva virato sulla difesa a 3, dopo le prime tre giornate di linea a 4, rispolverando le idee proposte anche nell’inverno scorso e poi abbandonate: "Quando vedo stanchi i giocatori torno ad un sistema che rendeva sicuro il gruppo, insuperabile con la difesa a tre. Ma la squadra è in rigetto con quel modulo" disse DDR dopo il 2-2 con la Fiorentina, il 10 marzo. Poi le ultime scelte di mercato (soprattutto quella di Dybala) avevano quasi indicato la strada diversa all’allenatore, che aveva in testa il 4-3-3 e invece si è ritrovato in spogliatoio materiale più adatto al 3-5-2. Ora la rosa così composta passa al discepolo di Gasperini: il carattere resta spigoloso, con baruffe pubbliche con chi non lo segue, ma forse anche la novità delle coppe europee, in cui Juric è al debutto, porterà a mediazioni e uso diverso della rosa.
L’impostazione difensiva è elastica, non nei numeri ma nell’atteggiamento. La costruzione dal basso di De Rossi non è pratica a cui Juric è affezionato, più usato il palleggio orizzontale per pescare un esterno libero o un lancio. Nel torneo scorso si vedeva anche il centrale volante, nel senso che Alessandro Buongiorno al Torino si spostava, palla al piede o senza, anche più avanti nello sviluppo dell’azione, coperto da un centrocampista. Sfruttava pure il calcio lungo del portiere Milinkovic. Mats Hummels, che dovrebbe essere il perno centrale della retroguardia, non aspetterebbe altro. Gli sono sempre piaciute le escursioni offensive, però per età, scarsa conoscenza e affiatamento con i compagni, per ora dovrebbe essere tenuto in zone più arretrate. Comunque: aggressività, duelli uomo su uomo, velocità e predominio fisico sono le caratteristiche della fase difensiva del croato. Con la palla, il trio centrale si alza e di conseguenza anche gli esterni. Forse all’inizio non rischierà sulle fasce una ex punta come El Shaarawy (se c’è Angelino sull’altro lato), però a destra la Roma sul mercato non ha risolto i suoi tanti enigmi. Prima di Genova, De Rossi senza palla teneva un centrocampista più basso (anche 4-1-4-1), di solito il suo successore non stacca una pedina ma cerca di mantenere la coppia legata quando deve proteggersi. Altrimenti uno può scalare anche in difesa, l’altro inserirsi fra i trequartisti. Ai raddoppi sono preferiti i duelli.
Dal punto di vista fisico, è un sistema che richiede molte energie e quindi andrà valutato il grado di preparazione della rosa, prima di vedere in fretta gli sviluppi della filosofia del nuovo tecnico. Con un esterno di corsa e piede (alla Angelino) è il trequartista di settore ad abbassarsi per fare da sponda nel triangolo di risalita. Juric ha usato in carriera con frequenza il 3-4-2-1, ma nella stagione scorsa aveva anche cambiato in 1+2 e non soltanto quando incontrava difesa a 4 come faceva in precedenza. Il "doppio trequartista" vedeva anche una punta retrocessa o un centrocampista avanzato: Zaccagni-Pessina a Verona, Vlasic-Ricci a Torino, oppure Sanabria per uno dei due. A Roma eredita il quesito tattico Dybala-Soulé, con il primo tornato in qualche maniera nel progetto dopo il no all’Arabia. E far convivere i due mancini per non aumentare le tensioni sarà una scommessa. Pellegrini o Baldanzi sono i candidati pure per l’altro posto, mentre Dovbyk, che per stazza e attitudine al croato piace, potrebbe vedere anche uno dei quattro salire al suo fianco (3-5-2). Il futuro giallorosso è tutto da scrivere. Juric ha firmato fino a giugno, sta a lui meritarsi la conferma.
Fonte: gazzetta.it