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Calcio

Coraggio, tattica e società modello: perché l'Atalanta ha fatto la storia

Stefano Agresti
Coraggio, tattica e società modello: perché l'Atalanta ha fatto la storiaN/A
Dalla sostenibilità dei costi all'attacco a tre, come è stata costruita la scalata dei nerazzurri alle vette d'Europa
No, non l’ha battuto: l’ha dominato, schiantato, travolto. L’insuperabile Bayer Leverkusen s’è squagliato contro un’Atalanta gigantesca, capace di realizzare un’impresa che possiamo definire - senza esitazione alcuna - sensazionale. Non aveva mai perso in tutta la stagione, la squadra tedesca, tanto che l’avevano ribattezzata Neverlusen: 51 partite senza sconfitte, con 42 vittorie (addirittura) e 9 pareggi. Una corsa a perdifiato unica nella storia del calcio europeo, fermata nel modo più brusco da Gasperini in questa finale di Europa League che resterà indimenticabile non solo per il risultato, ma anche per il modo in cui è arrivato. Già, perché la superiorità dell’Atalanta è stata totale: tattica, atletica, tecnica, agonistica. Nobilitata da tre gioielli di Lookman, talento allo stato puro, mostrato però solo a sprazzi nella sua carriera. Stavolta, nella serata più importante, lo ha tirato fuori tutto assieme. E anche in questo c’è la firma dell’allenatore, che lo ha buttato dentro assieme a Scamacca e De Ketelaere benché questo rischiasse di togliere equilibrio alla squadra. Giochiamocela senza paura, ha detto Gasp.  L’evento è storico, quasi superfluo sottolinearlo: è la prima coppa europea che la Dea abbia mai conquistato e il suo secondo trofeo dopo la Coppa Italia del ’63, sessantuno anni fa. Gasperini, all’epoca, non aveva nemmeno cominciato le scuole elementari; ora fa il professore all’università del calcio. Se vogliamo, è un successo storico anche perché regala all’Italia per la prima volta l’Europa League, la coppa stregata, mai vinta nelle precedenti 14 edizioni, e perché rende possibile la qualificazione alla prossima Champions di ben sei nostre squadre (le avremo, paradossalmente, se l’Atalanta stessa non sarà altrettanto efficace in campionato e non recupererà posizioni in classifica, finendo quinta). È anche il primo trofeo vinto in carriera da Gasperini, ma consentiteci di dire che questo è un particolare quasi irrilevante. Uno che nei suoi otto anni bergamaschi ha valorizzato una serie infinita di calciatori, trasformando tanti giovani in campioni; uno che ha portato l’Atalanta a un passo dalla semifinale di Champions e tre volte al terzo posto in Serie A; uno che ha applicato e diffuso un modo di fare calcio diventato un modello per tantissimi suoi colleghi; ecco, uno così non aveva bisogno di stringere una coppa in mano per essere definito un grande, grandissimo allenatore. Poi è chiaro che alzare al cielo l’Europa League e accarezzarla abbia un valore anche per lui, perché cancella i sussurri che avevano cominciato ad accompagnarlo soprattutto dopo la finale di Coppa Italia persa contro la Juve: ma questo Gasperini non vince mai? Vince, eccome se vince. E non da adesso, non da Dublino.  Qual è la cosa più bella e grande di questa finale irlandese? È forse il modo in cui l’Atalanta ha giocato la prima mezz’ora, dominando tatticamente un avversario che prima d’ora aveva incantato la Germania e l’Europa? È il coraggio con cui Gasperini se l’è giocata scegliendo una formazione splendidamente sbilanciata in avanti, con tre attaccanti e una coppia di centrocampo formata da elementi con propensione offensiva come Ederson e Koopmeiners?  È la performance di Lookman, l’uomo che ha deciso la sfida con tre gol uno più bello dell’altro? Oppure è la solidità con cui la banda del Gasp ha resistito al tentativo di rimonta dei tedeschi, che tante volte in questa stagione avevano recuperato partite che sembravano perse? Tutto è bello, tutto è grande nella notte dell’Atalanta. Lo è soprattutto il volto rigato di lacrime di Antonio Percassi, che di questa società è stato buon calciatore e ora è fenomenale presidente. Una storia unica, fatta di amore per il club e capacità imprenditoriali. È così che ha regalato a Bergamo e all’Italia una notte mai vista.