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Calcio

Da De Vecchi a Giroud: quando vincere un derby svolta la stagione al Diavolo

Germano Bovolenta
Da De Vecchi a Giroud: quando vincere un derby svolta la stagione al DiavoloN/A
Rocco e Greaves, i gol di Lodetti e Buriani fino alla metamorfosi di Massaro e all’exploit di Fonseca & Co.: battere l'Inter può far svoltare

Il derby di San Siro è pieno di tante storie e anche di vite cambiate. O modificate. O trasformate. Ha cambiato uomini, tecnici, giocatori, momenti e anche appetiti e futuri ricchi menù e dessert. Compresi i prodotti tipici portoghesi. Paulo Fonseca dice che non ha cambiato niente. Ok, allora mettiamola così: è stato il derby che ha cambiato lui, Leao, Theo Hernandez, Gabbia. E la classifica. Una doppietta la segna anche Gianni Comandini, nel derby del 6-0, maggio 2001. Una cosa provvisoria, la sua vita calcistica non avrà grandi impennate. Ma quando si parla di quello zerosei, lui è lì, fissato nella storia. Come Ibra. Nel senso che di Ibra si sta parlando da sempre. Il rigore alla "sua" Inter nello scudetto di Allegri, l'esultanza sotto la curva nerazzurra, il feroce duello con Materazzi, cambierà definitivamente i rapporti fra i due (che non si sono più salutati, né in campo, né fuori) e la stagione rossonera. Dirà Ibra: "Matrix come calciatore era cattivo. Ci sta, ma ci sono due modi per giocare da cattivo, uno è per farti male.

Anche Paolo Maldini, per dire, giocava da cattivo, ma con un altro obiettivo". Infine roba fresca, pre-Fonseca, il famoso "si è girato Giroud". Cinque febbraio 2022, giornata numero 24. Derby in trasferta, andata 1-1. Primo tempo 1-0, Perisic, poi i tre minuti di Olivier Giroud. Tre. Meno dei tre dell'altra sera contro il Lecce. Giroud sorprende due volte Handanovic, incendia il campionato e fa partire i cori per Pioli. Si cambia. Il Milan quest'anno ha cambiato Giroud con Morata. Corsi e ricorsi? Poi la metamorfosi di Daniele Massaro. Lo prende Adriano Galliani dalla Fiorentina, innamorato di lui dai tempi del Monza. Gioca con Sacchi. Non si capiscono (diciamo così), Daniele va alla Roma. Torna con Capello e, nell'aprile 1992, anticipa Zenga su cross di Fuser, decide il derby a un minuto dalla fine e si porta vicino allo scudetto, il primo degli Invincibili. Massaro non ha più cambiato (maglia): è ancora al Milan.  Un altro mediano, Walter De Vecchi, dà una svolta alla sua vita il 18 marzo 1979. L'Inter sta vincendo 2-0 con Oriali e Altobelli, poi ecco Walterino, studente in Legge, che, con due gol in nove minuti, annuncia la stella. Ancora Beppe Viola, stavolta a Novantesimo minuto: "De Vecchi, avvocato del Diavolo, ha fatto meglio di Perry Mason e vinto una causa persa". È il derby di ritorno dei fratelli Baresi, il secondo, poi si sfideranno altre 18 volte. L'avvocato Peppino Prisco, anima ironica dell'Inter, farà i complimenti a De Vecchi: "Caro collega, una doppia arringa...".

Come Ruben Buriani, di Portomaggiore, Ferrara. Novembre 1977. Inter-Milan 1-3, il biondissimo Ruben, detto Pannocchione, vince il derby da solo, due gol. Uno in apertura, l'altro in chiusura. Due prodezze che fanno dimenticare i colpi di Rivera. La sera, alla Domenica Sportiva, il magico Beppe Viola lo dipinge così: "Si chiama Ruben, ha una collezione di fratelli e sorelle e una zazzera fosforescente". Non è più il Pannocchione, illumina il gioco e San Siro. Il presidente del Milan è il contestato Albino Buticchi e qualcuno scriverà: "Finalmente un albino vero, altro che Buticchi".  Due anni dopo, Milan-Inter 3-0. È l'anno del "Coniglio" Altafini (copyright Gipo Viani) che scappa in Brasile e della clamorosa rimonta (sette punti) dell'Inter. Cambiano molte cose, allenatore, giocatori e, soprattutto, lo status di Giovanni Lodetti, il polmone ambulante di Rivera. Nel derby "El Giuan", che doveva marcare Luis Suarez, segna invece due gol. Dirà, gonfiando uno dei suoi tanti polmoni: "Mi sento un altro, veramente cambiato. Adesso non diranno più che so solo correre". Lodetti, il dolce Basletta, entra in quel momento nella leggenda, amatissimo dal popolo rossonero.

È successo in passato, molte volte in periodi stralunati e un po' tormentati. È successo anche al grande, poderoso Nereo Rocco. Stagione 1961-62. Il Paron arriva da Padova, parla solo il dialetto "triestin", ricco di battute, sarcasmo, ironia e saggezza. Non tutti lo capiscono. I piccoli ritratti si sprecano: Rocco inveisce, brontola, è uomo del popolo, furbo ma sincero, giusto e umano. Sa insultare con eleganza. Ma al Milan conta il risultato, dice il presidente Andrea Rizzoli. Anche Gipo Viani, il suo amico (mah…) Sceriffo trevigiano, il direttore tecnico che lo ha preso dal Padova, non sembra del tutto convinto. Avvio buono, poi un pareggio e due sconfitte. Ahi. Arriva il derby. Il Milan lo prepara a Cervinia, in montagna. L'inglese Jimmy Greaves è pieno di freddo e non ha nessuna voglia di giocare in Italia, a Milano, nella nebbia. L'attaccante agli allenamenti preferisce i pub. Beve come una spugna. Whisky. E Rocco dice disperato: "El xe un imbriagon, siamo rovinati". Ma il primo ottobre il Milan vince 3-1 in casa dell'Inter e Greaves, il migliore in campo, segna un gol e cambia umori e diverse prospettive. Cambia la vita a Rocco e poi cambia radicalmente anche lui: parte per Londra e non torna più. Il Milan prende un vecchio e pelato brasiliano con i baffi, Dino Sani, e vince lo scudetto. 

Fonte: Gazzetta.it