Il nostro american dream. Il sogno americano che ritorna nell’immaginario, un secolo dopo i viaggi oltreoceano dei nostri antenati. Ma qui è il calcio, è l’Italia che manca al Mondiale da dieci anni e saranno dodici nel 2026: un’enormità, un’eresia per la squadra che ha vinto quattro finali come la Germania, è stata finalista altre due volte, e s’è presa l’Europeo 2021. Non possiamo permetterci la terza fase finale consecutiva out. Parte l’assalto a Canada-Usa-Messico. Il 13 dicembre, a Zurigo, sorteggio dei gruppi di qualificazione. Il problema è che anche da teste di serie non sarà per niente facile. Abbiamo raggiunto l’obiettivo minimo — la prima fascia — grazie alla qualificazione ai quarti di Nations. Le insidie nelle altre fasce sono però numerose e il sistema spietato, anche perché l’Europa ha soltanto 16 slot su 48. Le 54 nazionali europee saranno divise in 12 gruppi (6 da 4 squadre, 6 da 5 squadre). Volo diretto per l’America garantito alle 12 vincenti. Per le 12 seconde la strada si complica: devono affrontare un doppio playoff al quale parteciperanno anche le 4 migliori vincenti dei gruppi di Nations (non qualificate). Mai, come in uno scenario del genere, servirebbe una mano dal sorteggio, di recente non proprio amichevole per noi.
La Gazzetta può anticipare la composizione delle cinque fasce del sorteggio. L’Italia è quindi testa di serie con Spagna, Germania, Francia, Portogallo, Olanda, Croazia, Danimarca (tutte via Nations), più Inghilterra, Belgio, Svizzera e Austria (grazie al ranking Fifa): il peggio è, teoricamente, evitato. Già in seconda i pericoli sono diffusi: la Turchia di Yildiz e la Norvegia di Haaland sono brutti clienti, ma anche la Slovacchia di Lobotka, la Serbia di Vlahovic e la Svezia di Gyokeres non scherzano, per non dire della Grecia che ha fatto tremare l’Inghilterra. Il meglio sembra la decadente Polonia. Tanto per non farsi mancare niente, una cosa è prendere dalla terza fascia la Bosnia, Israele che conosciamo, la stessa Albania ingigantita all’Europeo, e un’altra incrociare la Scozia di McTominay, la Georgia di Kvara, la Slovenia di Sesko. Anche qui forbice ampia di rischi. Non dovrebbe essere un problema: di sicuro Bulgaria, Armenia e Kosovo valgono più di Lituania e Azerbaigian, ma temere una di queste piccole sarebbe da psicanalisi. Qui troviamo le micro nazionali tipo San Marino, Gibilterra, Andorra, e non è neanche detto che le affronteremo. Se vinciamo il quarto di finale di Nations (sorteggio venerdì), finiamo necessariamente in un gruppo da 4 squadre perché a giugno saremo in final four. Se perdiamo, possiamo andare in un girone da 4 o da 5, dipenderà dal sorteggio. C’è un paradosso incombente in questo incrocio tra Nations e Mondiale. Visto che le sfidanti dei quarti sono inserite in due gruppi “sospesi” — uno per la vincente, l’altro per la perdente — può succedere che vincere il quarto di finale spinga verso un gruppo più difficile (o viceversa). Bel dilemma, in caso.
Un gruppo ideale? Polonia, Bosnia, Lituania. Uno terribile? Turchia, Scozia, Armenia. Uno medio? Ungheria, Georgia, Bulgaria. Più una quinta eventuale. Purtroppo l’1-3 con la Francia ha compromesso il ricorso al salvagente estremo, nel caso drammatico l’Italia non fosse prima o seconda del gruppo: i 4 posti via-Nations dei playoff sono oggi per Spagna, Germania, Portogallo e Francia, poi a scendere le vincenti delle altre serie. Russia e Qatar sono un’apocalisse della memoria, uno psicodramma che ha cambiato la nostra percezione delle qualificazioni: fino al 2018 non era un’angoscia raggiungere le fasi finali, l’ultima delusione risaliva al 1958. Ora non c’è gruppo che non cominci con retropensieri. Se poi siamo reduci da un Europeo come quello di giugno, figurarsi. La Nations ci ha restituito una squadra, l’orgoglio e la prima fascia al sorteggio: un inizio di american dream. Importante non svegliarsi di colpo.
Fonte: Gazzetta.it