Appunti sparsi dalla Gazzetta di domenica 12 novembre 2023: ventiquattro infortuni in meno di quattro mesi, gol presi con azioni quasi in fotocopia, cali nei secondi tempi con relative rimonte subite, calcio frenetico e isterico, Pioli che dice "abbiamo avuto una frenesia che non ci contraddistingue, una squadra esperta come la nostra deve gestire meglio certe situazioni, non siamo contenti della classifica che abbiamo".
Appunti sparsi dal giornale di domenica 7 aprile 2024: il nuovo Milan può permettersi un tridente di attaccanti puri, l'educazione dei nuovi arrivati è definitivamente terminata, questa squadra è un'auto rifatta a nuovo, una squadra connessa che costruisce con tutti e corre sempre in avanti con e senza palla, Pioli che dice "siamo forti perché i nuovi hanno alzato il livello di qualità, io spero possa diventare il mio Milan più forte, più ci criticavano e più lavoravamo". Lo scorso 11 novembre si era giocata Lecce-Milan - dal 2-0 rossonero al 2-2 con 3-2 giallorosso annullato dal Var -, stavolta è andato in scena Milan-Lecce: in cinque mesi il mondo rossonero è cambiato radicalmente. E quella panchina che all'epoca stava iniziando a cigolare ora è di nuovo ben attaccata al prato di Milanello. Che cosa serve adesso per avere la certezza che il matrimonio prosegua?
Le semifinali di Europa League e impedire lo scudetto nerazzurro proprio nel derby, diciamo che gioverebbero. Per il resto occorrerà comunione di intenti in vista della prossima stagione. Intanto, evitando magari di far iniziare all'allenatore un'annata con il contratto in scadenza, cosa che non sarebbe il massimo. E poi concertando i rinforzi sulla base di quanto ha illustrato qualche giorno fa l'a.d. Furlani ("L’anno scorso abbiamo dovuto rivoluzionare la rosa, quest’anno no, dovremo perfezionarla"). Sotto questo aspetto peraltro non si dovrebbero profilare difficoltà all'orizzonte: Pioli è un tecnico aziendalista - nel senso buono del termine - e comunque in passato è sempre stato consultato in sede di mercato. Un finale di stagione lineare, senza scossoni, magari con uno squillo importante in Europa, depennerà definitivamente l'argomento-allenatore per il Milan 2024-25 e cederà il passo soltanto agli scenari di mercato.
La dirigenza rossonera ha protetto l'allenatore anche quando le vittorie non si clonavano come adesso. Ma ora il club sta assistendo con molto interesse all'evoluzione complessiva del Milan pioliano. Ovvero all'ambito in cui questi successi sono maturati. È immaginabile che se con Roma e Inter finisse male, lo scenario si complicherebbe di nuovo. Ma in realtà occorre partire da un altro concetto: non ci sono i presupposti perché ciò accada. Il Milan in questo momento ha la freccia del bioritmo che punta a fondo scala sotto tutti gli aspetti. Gioco: Pioli negli ultimi due mesi sta maneggiando la squadra a seconda delle esigenze indovinando mosse e soluzioni, dal 4-1-4-1 a Pulisic trequartista. Gambe: i rossoneri corrono parecchio e corrono bene, come se il ritorno degli impegni europei infrasettimanali non fosse mai avvenuto.
Testa: come dice Pioli, se i muscoli rispondono buona parte dipende dalla serenità mentale e dalla convinzione nella propria forza. Il Milan visto con il Lecce ha giocato leggero, si è divertito. Gruppo: l'evoluzione di Adli e Chukwueze è l'esempio migliore di quanto il lavoro dell'allenatore abbia inciso anche a livello individuale, rendendo protagonisti giocatori che per svariati motivi non lo erano. Questo Milan, e il suo allenatore, adesso si portano dietro numeri gonfi di significato: sette vittorie di fila, cinque in campionato come non succedeva dall'anno dello scudetto. E, a proposito di quella stagione: il Diavolo adesso, dopo 31 giornate, ha persino un punto in più. Ma non solo: i 68 punti attuali dopo trentuno partite raccontano anche che soltanto un'altra volta - bottino da 70, nel 2005-06 - i rossoneri avevano conquistato più punti da quando il campionato è a venti squadre ('04-05).
Era il Milan di Ancelotti, così come Ancelotti è l'unico allenatore rossonero a vantare una percentuale di vittorie maggiore (56,67%) rispetto a Pioli (55,84%) fra i sei tecnici con più panchine alla guida del Diavolo (Carlo secondo con 420, Stefano sesto con 231). Poi, certo, occorrono puntualizzazioni doverose. Questo è un Milan che corre come mai aveva fatto con Pioli, ma ha dovuto dare addio allo scudetto troppo presto, e quello scudetto verrà cucito sulla maglia più sgradita di tutte. Non regge ovviamente anche il paragone con Ancelotti, che a Milanello ha alzato titoli come tazzine di caffè. Sono però numeri che comunque certificano la bontà del lavoro di Pioli e una situazione personale che ormai si va consolidando partita dopo partita.
Fonte: Gazzetta.it