Guardando le "heatmap" a confronto - ovvero le zone di campo più calpestate -, Federico Dimarco e Nuno Tavares potrebbero sembrare lo stesso giocatore. La corsia mancina è roba loro: imperversano di continuo, entrano, creano, giocano. Da lì fanno partire cross pericolosi che puntualmente regalano grosse occasioni ai compagni. E fin qui sono stati i migliori esterni mancini del campionato. Su questo non ci sono dubbi anche guardando la concorrenza: inseguono Cambiaso della Juve e Olivera del Napoli, sembrano lontani (o lontanissimi, chi più chi meno) i vari Gosens, Theo Hernandez, Ruggeri, Angelino. Se Dimarco non è certamente una sorpresa, un po' stupisce l'avvio roboante di Tavares. Perché il terzino biancoceleste - addirittura 8 assist in appena 10 giornate in Serie A -, prima di approdare a Roma pareva l'eterna promessa incompiuta.
Enfant prodige al Benfica, poi l'acquisto da parte dell'Arsenal e un giro di prestiti: prima al Marsiglia, poi al Nottingham Forrest. Stabilmente tra i titolari di Arteta non è mai entrato, la Lazio lo ha sempre monitorato, ed ecco che a luglio si è concretizzato sottotraccia il grande colpo. Solo 5 milioni più una percentuale sulla rivendita, che a giudicare dalle prestazioni mantenute fin qui dal portoghese non sarà certo bassa. Tavares è stato frenato solo da un infortunio che lo ha tenuto fermo tra novembre e dicembre. Ma quando c'è, rientra stabilmente tra i migliori della Lazio: 1,58 passaggi chiave a partita, 1,75 tocchi in area avversaria (in teoria, da difensore...), più di 5 palloni recuperati a partita. Numeri che si traducono in enorme spinta, un'elevata aggressività e tanta qualità. Ed è primo per duelli vinti a partita, a quota 6,25. Praticamente una forza della natura, che in campo si fa vedere. Specialmente in questa stagione, l'esterno nerazzurro è apparso l'uomo in più dell'Inter. Quando il pallone arriva tra i suoi piedi San Siro sussulta fino a ribollire, consapevole che in qualsiasi momento potrebbe nascere un'azione pericolosa. Fin qui 2 gol, 3 assist ma un apporto che sarebbe riduttivo quantificare in numeri. Perché Dimarco quest'anno appare a tutti gli effetti come un attaccante aggiunto.
Tra i 37 esterni sinistri del campionato italiano, Dimarco è 1° per passaggi chiave a partita (2,23), 1° per tocchi in area avversaria (addirittura 3,12), 1° per tiri tentati e, soprattutto, 1° per grandi occasioni create: "Dimash" ha già raggiunto quota 12 in 14 partite giocate dall'Inter in Serie A. Con lui in campo, praticamente la squadra di Inzaghi parte da 1-0. La certezza, quindi, è che Dimarco e Tavares siano i migliori esterni mancini del campionato. Ma con caratteristiche diverse, come mostra la grafica, perché nonostante entrambi siano molto offensivi l'esterno nerazzurro spinge più del portoghese. Questione di modulo e dettami dei rispettivi tecnici: Tavares sale molto spesso in zone offensive ma il 4-2-3-1 di Baroni gli impone quantomeno di partire dalla linea dei difensori. Dimarco ormai potrebbe anche non considerarsi più un terzino nel vero senso del termine, considerando che ne 3-5-2 di Inzaghi ha ampio spazio lungo tutta la corsia mancina. L'interista è leggermente più offensivo: calcia più del collega Tavares, serve più passaggi chiave, è (leggermente) più preciso e crossa di più. Numeri che il portoghese compensa con la fisicità: più duelli vinti, palloni recuperati e contrasti. Le valutazioni più o meno si equivalgono, ma Lazio-Inter parlerà: chi sarà il migliore tra i migliori?
Fonte: Gazzetta.it