Un tempo la Stella Rossa lanciava nel grande calcio profili che poi fecero la storia: Dzajic, Stojkovic, Savicevic, Stankovic, Pancev, Mihajlovic. Quella di Belgrado era la miglior scuola per spiccare il volo dalla Jugoslavia alle big del calcio italiano ed europeo. Inter, Milan, Roma, Lazio, Marsiglia. Oggi la filosofia è cambiata, ma – almeno in patria – il risultato è rimasto lo stesso. La Stella Rossa di Vladan Milojevic, tecnico dei biancorossi nato ad Aranđelovac – ex Jugoslavia -, nella Super Liga serba sta letteralmente volando: 9 partite, 8 vittorie, 1 pari. Tra cui uno storico 0-4 al Partizan a domicilio in uno dei derby più sentiti in tutto il mondo. La bellezza di 27 gol fatti e solo 5 subiti. Una macchina quasi perfetta che stasera se la vedrà in Champions League contro l’Inter a San Siro dopo l’esordio europeo con il Benfica (2-1 per i portoghesi). Il segreto della squadra? Un’eterogeneità davvero singolare. Perché se prima la Stella Rossa ci aveva abituato a puntare sul solito, solido gruppo di jugoslavi, oggi il mondo è capovolto. Nella squadra serba, guardando alla rosa completa, si contano ben 16 nazionalità diverse su 31 giocatori. I serbi “puri” sono 15, meno della metà. E per quanto riguarda gli altri, la varietà è davvero clamorosa.
Non c’è un vero e proprio blocco nazionale. Il che si traduce anche in un problema per… la nazionale. Perché prima i protagonisti che dalla Stella Rossa raggiungevano il salto internazionale con quella che all’epoca era la Jugoslavia erano decine, oggi solo due. Tra l’altro nemmeno protagonisti: il portiere Ilic, 12° della squadra, e il gioiellino Andrija Maksimovic. Oggi il baby trequartista – classe 2007 - chiaramente in nazionale non è ancora una colonna, ma in patria giurano che lo diventerà molto presto. Disegnando la formazione della Stella Rossa basandosi sul modulo più utilizzato dal tecnico Milojevic e sulle diverse nazionalità dei giocatori a disposizione, verrebbe fuori un 4-2-3-1 davvero esotico: Israele tra i pali, Corea del Sud a destra, Burkina Faso e Australia in mezzo, Serbia a sinistra. Poi Gabon e Guinea Bissau in mezzo al campo. In attacco Congo a destra, Montenegro o Russia sulla trequarti e Angola (o Nigeria) a sinistra. Punta centrale uno tra Brasile e Senegal. Insomma, dentro un campo c’è davvero un mondo intero. Che comporta caratteristiche tecniche diverse, a cui Simone Inzaghi dovrà fare attenzione.
Fonte: Gazzetta.it