Mondiale, scudetto, Copa America. Con il gol decisivo al 6' dei supplementari nella finale contro la Colombia, Lautaro Martinez completa il suo anno e mezzo di grazia: un tris da sogno che lo ha portato a vincere con la nazionale argentina i due trofei più importanti e alzare al cielo da capitano la coppa del tricolore con l'Inter. Diciotto mesi che sono stati anche quasi un romanzo di formazione per il Toro, passato attraverso momenti difficili che ne hanno forgiato il carattere fino a trasformarlo in un bomber spietato, oltre che in un gran leader. Ed è a quelli che ripensa nella pancia dell'Hard Rock Stadium di Miami, qualche minuto dopo il fischio finale dell'ultimo atto della Copa America. "Quando è finito il Mondiale in Qatar e ho ricevuto la medaglia d'oro ero molto felice di quello che avevamo ottenuto, ma personalmente sapevo di essere in debito, perché la caviglia non mi permetteva di fare quello che volevo - svela Lautaro -. Certo, la Coppa America non è la stessa cosa di un Mondiale, ma posso dire che mi sono preparato al meglio per affrontare questa competizione e togliermi questa spina". La rivincita è servita. Il capitano dell'Inter chiude pure da capocannoniere, con 5 gol (di cui 3 decisivi), appena in 225 minuti, considerato che solo due volte ha iniziato da titolare. In media, fa una rete per tempo. E Scaloni, che ne ha esaltato le doti di giocatore capace di incidere anche a gara in corso, lo esalta: "I cambi erano pensati per far sì che la squadra potesse migliorare - spiega il c.t. dell'Albiceleste -. Pensavamo che Lautaro, se avesse avuto un'occasione, avrebbe segnato: ce lo dicevamo in panchina". E lui non ha tradito le attese.
Fonte: Gazzetta.it