Le esultanze dei calciatori sono diventate una parte intrinseca della cultura del calcio, aggiungendo un tocco di personalità e stile alle celebrazioni dei gol. Ogni giocatore ha la propria esultanza caratteristica, che spesso diventa iconica e viene ricordata dagli appassionati di tutto il mondo.
In questo articolo, esploreremo alcune delle esultanze più famose dei calciatori, analizzando il loro significato e l'impatto che hanno avuto sui tifosi.
Il “Siuuu” di Cristiano Ronaldo
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Probabilmente l’esultanza più iconica del mondo del calcio, conosciuta a ogni latitudine, diventata base meme su ogni social. Stiamo parlando del “Siuuu” di Cristiano Ronaldo. La celebre esultanza del portoghese consiste in una breve corsa, un salto con rotazione di 180° incorporata, atterraggio con le gambe divaricate e braccia rivolte verso il basso all’urlo di un lungo “Siuuu”, accompagnato dai tifosi.
Un’esultanza nata per caso nell’agosto del 2013, come lo stesso Ronaldo ha raccontato: "Il mio ‘Siuuu’ è nato in maniera naturale. Eravamo negli Stati Uniti, giocavamo contro il Chelsea, ho segnato, ho fatto un salto e ho urlato quel ‘Siuuu’”.
Nel corso degli anni quell’esultanza è diventata una delle più replicate, anche in altri sport, come nel football americano e nel tennis.
Lionel Messi e gli indici verso il cielo
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Altra esultanza famosa in tutta il mondo è quella di Leo Messi. A dirla tutta, si tratta di un’esultanza utilizzata da tantissimi sportivi, ma che è legata indissolubilmente alla figura dell’argentino.
Ogni volta che segna (e non solo), Messi ha un solo gesto e un solo sguardo: gli indici puntati in alto e gli occhi puntati al cielo, in segno di ringraziamento. Eterno, a chi gli ha cambiato per sempre la vita e che lui non ha mai più dimenticato.
Dietro questo rituale c'è una persona: Celia, la nonna materna, morta quando la Pulga aveva appena dieci anni, ma che ha avuto il tempo di lasciare un segno indelebile nella memoria del piccolo Leo. Fu sua nonna a credere prima di chiunque altro in quel giovane e minuto ragazzino che aveva una gran voglia di giocare a calcio, ma che per tutti era troppo esile per quello sport. Nel 1992, infatti, fu nonna Celia a convincere il primo allenatore di Leo a puntare proprio sul nipotino, allora sconosciuto a tutti.
Le braccia incrociate di Kylian Mbappé
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Anche l'esultanza di Kylian Mbappé ha fatto il giro del mondo: un'esultanza "rubata" al fratello minore Ethan, che la utilizzava quando i due giocavano alla PlayStation.
L'esultanza consiste nell'incrociare le braccia, mettendo il palmo della mano sotto l'ascella opposta. Il gesto è stato ripreso da molti giocatori, tra cui Alexander-Arnold, Zinchenko e Martinelli.
L'esultanza è diventata così iconica che il francese ha deciso di farla diventare un marchio, depositato all'Ufficio per la proprietà intellettuale dell'Unione Europea, insieme ad alcune sue frasi celebri.
I baci di Luis Suárez
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Sono molti i giocatori che durante l’esultanza omaggiano la propria famiglia, come Luis Suárez. L’uruguaiano dopo ogni gol fa sempre lo stesso gesto, che rappresenta l’amore per la sua famiglia: si bacia prima il polso dove ha un tatuaggio per la figlia Delfina, e poi tre dita della mano destra (pollice, indice e medio) che vanno diretti alla compagna Sofia Balbi e agli altri due figli, Benjamin e Lautaro.
L’esultanza silenziosa di Romelu Lukaku
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Anche se non di lunga data, l’esultanza di Romelu Lukaku è già diventata conosciutissima in tutto il mondo, complice anche polemiche e fraintendimenti sul significato.
L’esultanza consiste nel portare la mano destra verso la fronte, come nel saluto militare, e la sinistra sotto il naso, come per mimare il gesto del silenzio. Si tratta di un’esultanza molto utilizzata dai giocatori dell’Academy dell’Anderlecht, squadra in cui è cresciuto Big Rom, mantenendo così vive le tradizioni delle giovanili.
La Dybala Mask
Una delle esultanze più replicate dai giovani è quella di Paulo Dybala. Quel pollice e indice a coprire la bocca destarono subito curiosità, quando l'attaccante argentino festeggiò così per la prima volta nella sua carriera. Era l'11 gennaio 2017 e durante un Juventus-Atalanta, ottavo di finale di Coppa Italia, Dybala battè Berisha e poi corse verso la bandierina mimando l'ormai famoso gesto.
In quel momento nacque la cosiddetta “Dybala Mask”, che da esultanza si trasformò in breve tempo in un vero e proprio brand, utilizzato anche su merchandising. L'interrogativo su cosa rappresentasse quel gesto ebbe una risposta dallo stesso argentino dopo un contest lanciato sul web: "È la maschera di un gladiatore".
Ma dietro tutta la vicenda c'è una delusione sportiva, raccontata dallo stesso argentino: "Sono molto appassionato del film ‘Il Gladiatore' e di tutto quello che ci ha a che fare. Con la Juve giocammo una finale a Doha contro il Milan. Arrivammo ai rigori e io sbagliai il rigore decisivo e perdemmo. Poi avevamo 4 giorni di vacanza e li passammo insieme: fu la peggiore vacanza della mia vita, perché pensavo sempre a quel rigore sbagliato. I gladiatori andavano in battaglia sempre con una maschera ed anch'io volevo farlo per riscattarmi dal rigore sbagliato. Allora al primo gol che feci, contro l'Atalanta, volli festeggiare mimando la maschera".
La mitraglia di Gabriel Batistuta
La famosa esultanza della mitraglia di Batistuta fu ideata nel 1998 dall’attaccante argentino e Luciano Dati, massaggiatore della Fiorentina che seguì Batigol in Francia per i Mondiali.
Per non turbare gli equilibri di giocatori e staff dell'Albiceleste, Dati cercò di essere il più discreto possibile, con movimenti degni del miglior agente segreto, da lì il soprannome di 007. "Quando fai gol mi spari", il suggerimento del massaggiatore a Batistuta, che non se lo fece ripetere due volte: seconda giornata di Serie A a Vicenza, corner di Luís Oliveira dalla destra, colpo di testa e pallone in rete dopo appena un minuto di gioco. I compagni che corrono verso di lui, l'argentino si volta verso la panchina e inizia a smitragliare, con Dati che intanto si butta a terra, come se fosse stato colpito. Un gesto divenuto iconico e replicato in tutto il mondo.
Luca Toni e la mano all’orecchio
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A volte le esultanze nascono così, da gesti normalissimi, anonimi. È il caso di quella di Luca Toni, che si portava la mano all’orecchio e la faceva roteare muovendo la testa. Ed è stato lo stesso Toni a raccontare com’è nata questa esultanza: “Ero a Palermo, a cena con Zamparini e altre persone e un ragazzo fece quel gesto per farmi notare una bella cosa che aveva appena detto. Io dissi che avrei fatto quel gesto la domenica se avessi segnato. Poi è diventata una scaramanzia e me lo sono portato dietro”.
Il violino di Alberto Gilardino
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Una delle esultanze più famose del campionato italiano è stata quella di Alberto Gilardino. Ad ogni gol l’attaccante di Biella piegava un ginocchio a terra e con le braccia simulava il gesto che si compie quando si suona il violino.
Lo stesso Gilardino ha spiegato il significato di questa particolare esultanza: “La mia esultanza è nata a Parma con Marchionni. Eravamo a cena, io suonavo il violino e lui si inchinava davanti a me. La partita dopo segnai e ripetemmo quella scena”.
Il ciuccio di Francesco Totti
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Altra esultanza ricorrente di un giocatore italiano, che fatto il giro del mondo, è quella di Francesco Totti. Il Pupone era solito omaggiare l’ormai ex moglie Ilary Blasi dopo ogni gol, portandosi il pollice in bocca. Il motivo? Era un gesto che Ilary faceva ogni volta che si concentrava.