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Calcio

Finalmente i bomber: con Kean e Retegui l'Italia di Spalletti si gode l'abbondanza in attacco

Fabio Licari
Finalmente i bomber: con Kean e Retegui l'Italia di Spalletti si gode l'abbondanza in attaccoN/A
Mateo il migliore con 11 gol, poi Moise con 8: da anni l’attacco azzurro non era così prolifico

Dove vai se un centravanti non ce l’hai? Chissà cosa sarebbero state l’Inghilterra senza Kane, la Polonia con un 9 diverso da Lewandowski, il Portogallo privo di Ronaldo... Non dimentichiamo i problemi dell’Italia (con la parentesi abbagliante ma effimera di Balotelli) dopo l’epoca meravigliosa di Vieri, Inzaghi, Totti, Del Piero, Montella, Toni e Gilardino. Per non dire dei tempi di Rossi, Graziani, Bettega, Schillaci, Vialli e Casiraghi, o di quelli di Boninsegna, Anastasi e Riva, il cui record di 35 gol resiste da 51 anni. Soltanto Mancini sa il capolavoro tattico che s’è dovuto inventare nel 2021 avendo solo Immobile e Belotti. I centravanti erano come scomparsi. Anche per Spalletti la storia del 9 sembrava senza lieto fine: Scamacca bello da vedere però discontinuo, Retegui volenteroso ma grezzo, Kean tutto tranne che goleador, Raspadori più seconda che prima punta, Immobile verso il naturale declino, Lucca da capire e nient’altro all’orizzonte. Improvvisamente in testa alla classifica dei cannonieri di A troviamo Retegui e Kean, i prescelti da Spalletti. E non sono più quelli di prima. Abbiamo un centravanti. Anzi due. Ed è tutta un’altra storia. Nel calcio una spiegazione c’è sempre.

Retegui era un diamante da rifinire, serviva un orafo che lo lavorasse per esaltarne la purezza: era un po’ statico e prevedibile, ma potente e grintoso. Gasperini nell’Atalanta lo ha trasformato in un 9 di movimento che manovra, gioca di sponda, attacca in verticale, non disdegna gli assist e in area fa sfracelli. Retegui è a quota 11 in campionato e, dopo l’Europeo, in azzurro ne ha segnati 2. La grande bellezza del campionato sta regalando un altro 9 a Spalletti: è Kean, 8 centri nella Fiorentina. Moise era più anarchico, a volte distratto come Leao, inclassificabile tatticamente: prima punta, seconda, esterno dalla doppia fase alla Mandzukic, di sicuro non un ammazzasette d’area. Tutto è cambiato da quando Palladino lo ha messo al centro del suo 4-2-3-1 e l’ha fatto sentire importante: Kean si muove come il primo Morata della Juve, partendo spesso dalla trequarti sinistra per incrociare. Un gol anche per lui in questa Nations. Se ripensiamo ai primi allenamenti di Spalletti, quando Kean non sempre “leggeva” le indicazioni, sembra trascorso un secolo. Il ct lo esalta: "Kean segna in tutti i modi, ha qualità evidenti e qualche piccola criticità che però ora nasconde".

E Retegui? "Uno più da area di rigore, bravissimo a far gol, vede anche dove non guarda, segna quando è spalle alla porta". La suggestione è inevitabile: possono giocare assieme? Idealmente la risposta è sì, con Retegui al centro e Kean largo o incursore centrale che parte da lontano. "Kean è uno da scorribande, si lancia nello spazio, ha fisico: ora è completo. Ma noi continuiamo con il nostro sistema (3-5-1-1, ndr). Al momento può essere una soluzione a gara in corso, è importante avere alternative all’altezza". Non avrebbe senso un salto nel vuoto contro il Belgio: un pari e si va ai quarti. Dopo, si potrà sperimentare. Un paio di assenze obbligate condizioneranno già l’identità recente: non è facile replicare gli inserimenti di Calafiori e l’interpretazione del ruolo di play di Ricci tra protezione e costruzione veloce. Buongiorno andrà al centro della difesa, spostando Bastoni a sinistra. In mezzo, due opzioni: Barella pivot per schierare Raspadori o Maldini accanto al centravanti; oppure un regista nuovo (Rovella o Locatelli) avanzando Frattesi nella trequarti. Ma Spalletti sa sorprendere. Il 9 dovrebbe essere Retegui però stanco e anche diffidato: Kean è pronto, ma è probabile che il ct punti sull’atalantino per chiudere la qualificazione.

Un centravanti ti cambia la vita. S’è visto contro Francia e Belgio, per non dire Israele, rispetto al primo periodo di Spalletti quando il volume di (bel) gioco si esauriva una volta in area. Ora il 9 segna e apre spazi per le incursioni di una mediana dove la seconda punta, con movimento a elastico, crea sempre superiorità, un punto di riferimento per una manovra che ha finalmente trovato codici, sincronismi e continuità. L’interpretazione di Kean sarebbe diversa da quella di Retegui, più verticale e veloce, meno d’area e di lotta, di sicuro adattabile con una seconda punta d’inserimento. Nessun problema per una Nazionale trasformista che sa partire a tre, attaccare a quattro e difendere a cinque.

Fonte: gazzetta.it