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Calcio

Fonseca e la "regola delle tre T": così il Milan ha superato il complesso Inter

Luca Bianchin
Fonseca e la "regola delle tre T": così il Milan ha superato il complesso InterN/A

Youssouf Fofana si toglie la maglietta e la mette sopra l’asta del calcio d’angolo, a coprire la bandiera dell’Inter. È il simbolo: il Milan vince il derby in trasferta, pianta la sua bandiera su San Siro e cancella due anni di incubi e cattivi pensieri. Il Milan con Pioli aveva perso sei derby di fila, aveva preso 14 gol e ne aveva segnati 2, tristi e inutili. Il complesso di inferiorità così era cresciuto e  ormai occupava tutta la città. In Duomo, ai Navigli, a Porta Romana, i milanisti camminavano silenziosi, pensando che il derby non avrebbe avuto storia. “Miracolo a Milano” era un vecchio film, non una speranza. E invece… E invece il Milan di Fonseca ha vinto e ha vinto con merito. Ha avuto più occasioni, è stato più lucido, più presente, più in forma per tutto il secondo tempo. Non l’avrebbe detto nessuno. Sì, ma come ha fatto? Con coraggio: il coraggio di cambiare e di attaccare. Il primo merito va a Fonseca e alle sue tre T: testa, tattica, tenuta fisica. Testa.

Il tecnico dice di aver parlato un’ora con la squadra, mercoledì mattina. Il Milan è ripartito lì, evidentemente ha capito di avere ancora molto da dare e lo ha fatto. Non per caso, Fonseca sabato, in conferenza, aveva parlato con entusiasmo degli ultimi tre giorni di lavoro. Matteo Gabbia sul tema ha detto una frase non banale: “Fino all'ultimo giorno che avremo, seguiremo Fonseca fino alla morte”. La tattica segue. Fonseca ovviamente ha ragione quando dice di non aver cambiato sistema di gioco – già in estate Loftus-Cheek giocava da trequartista-punta, come Morata nel derby – ma la sterzata è stata netta. Tutti suggerivano di difendersi, lui ha scelto i quattro attaccanti. Nel momento più nero, Pioli contro Inzaghi si era messo a tre dietro: 3-5-2 e tutti dietro. Fonseca è andato dall’altra parte del campo di regata, ha puntato sui giocatori offensivi e l’ha portata a casa nel secondo tempo. Strano effetto: l’Inter ha fatto subito tre cambi ma è sembrata sempre più stanca, più in difficoltà.  La risposta comincia a vedersi. Come ha fatto Fonseca a vincere il derby? Con il coraggio, con una squadra unita, con una formazione diversa, con la brillantezza fisica. Poi c’è da parlare dei singoli. Morata e Abraham non hanno vissuto i sei derby persi: immuni al complesso di inferiorità, hanno giocato liberi.

Tijjani Reijnders, 20 metri più dietro, è sembrato un altro: nel suo primo anno al Milan aveva giocato mediamente male le partite importanti, questa volta è stato tra i migliori. Poi Emerson Royal, che ha sbagliato sul gol di Dimarco ma ha giocato un ottimo secondo tempo, e Mike Maignan, che su Thuram ha fatto una parata degna dei giorni belli. Il 22 settembre allora per il Milan è il giorno della liberazione. Questa squadra è lontana dall’essere perfetta, ha alti e bassi, concede troppo, ha un leader d’attacco (Leao) che calcia male in porta, però ha battuto l’Inter e in classifica la guarda in faccia a 8 punti. Alla pari, senza complessi d’inferiorità. I bambini milanisti, a scuola, oggi possono parlare di derby. Non succedeva da due anni.

Fonte: gazzetta.it