Le famiglie di Remo Freuler e Ruben Vargas si palesano fiere e sorridenti all’ombra delle due torri dell’Olympiastadion di Berlino. Sbucano dalla scalinata in marmo bianco che porta alla tribuna vip e vengono applaudite dalla marea rossa appena uscita dall'impianto. Del resto, si riconoscono subito: indossano tutti le stesse magliette, con nome e numero in bella vista, l’8 e il 17. La “Vargas crew” - almeno cinque persone - ha una sola capobanda: Fabienne Della Giacoma, la madre di un ragazzo che aveva un conto aperto col destino.
Nel 2021, durante i quarti contro la Spagna, sparò alle stelle il rigore decisivo e poi scoppiò in lacrime, circondato dai compagni. Sua madre, vecchia promessa della ginnastica artistica dalle chiare origini italiane, ha raccontato di aver pianto insieme a lui. Oggi sarà stata più felice del figlio, protagonista con un gol da giù il cappello nel 2-0 che ci ha estromesso dai quarti: destro a giro sul palo lontano e Gigio battuto.
Se la Svizzera ha centrato i quarti lo deve anche alla strana coppia Freuler-Vargas, due ragazzi diversi uniti dallo stesso destino: costruire nuovi ricordi per le generazioni che verranno. Remo non è una sorpresa. È stato uno dei mattoni su cui Gasperini ha edificato la favola Atalanta, mentre quest’anno ha trascinato il Bologna in Champions League. Lo chiamano “gregario” perché il suo nome non finisce in prima pagina, ma gioca come vive da una vita: schietto, diretto, essenziale. Pure troppo. Prima di sfidare gli azzurri aveva lanciato un dardo, ricordando alla sua Italia che quel 3-0 subito all’Europeo fa ancora male, malissimo, ma che le porte del Mondiale sono rimaste chiuse. “In fondo, noi ci siamo andati...”.
Freuler si è scusato subito, ma sabato ha scagliato un’altra freccia dritta al cuore. Il sinistro con cui ha trafitto Donnarumma nasce nella seconda squadra del Winterthur, in sesta serie, prima del Grasshoppers, del Lucerna e anche dell’Atalanta. Quando è passato in zona mista ha sfoggiato un sorriso grande così: “Sapevamo che avremmo dovuto far correre la palla, siamo stati bravi ad andare in vantaggio prima della fine del primo tempo. Quando la squadra gira, c’è poco da fare”. Freuler ha fatto parte delle favole. Prima la Dea, poi il Bologna, ora la Svizzera.
Chissà come finirà. La storia di Vargas è un po’ diversa. Intanto inizia a Santo Domingo, sul mare, e non sulle montagne. Suo padre, un vecchio talento del baseball con uno swing niente male, è della Repubblica Dominicana. A trent’anni e passa ha conosciuto sua madre e poi si è trasferito in Svizzera. Ruben è nato e cresciuto ad Adligenswil, un paese da seimila abitanti famoso per due cose: una vecchia chiesa del 1300 e Stephan Lichtsteiner, il terzino a tutta fascia da 108 presenze con la Svizzera. Vargas è cresciuto con “una mazza da baseball accanto al letto per far contento il padre”, che sotto sotto ci credeva, ma nei pomeriggi di sole scendeva in strada col pallone. E lì restava.
"Se avessi continuato sarei dovuto andare a giocare negli Stati Uniti, ma nel calcio avevo più talento". Il bello è che Ruben se la cava anche come pittore. Prima di firmare il primo contratto da professionista si divertiva a dipingere, e non era male. Dopo ogni allenamento prendeva una tavolozza nuova e iniziava a comporre la tela. "Ho fatto anche diversi esami durante la scuola". Promosso, ma meglio il calcio. E dietro il gol all’Italia c’è anche un po’ di cabala: Vargas gioca in Germania dal 2019, ha siglato 22 gol tra le fila dell’Augsburg, ma non aveva mai segnato all’Olympiastadion. Anzi, in quattro sfide in trasferta contro l’Hertha aveva racimolato solo un pareggio. Stavolta è andata meglio. Destro a giro, pallone all’incrocio e ottavo gol in nazionale. Arrivederci baseball.
Fonte: gazzetta.it