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Calcio

Gabbia fa rinascere il Milan dopo sei sconfitte nel derby. L'Inter delude, Fonseca è salvo

Francesco Pietrella
Gabbia fa rinascere il Milan dopo sei sconfitte nel derby. L'Inter delude, Fonseca è salvoN/A
Pulisic e Dimarco segnano nel primo tempo, poi il più milanista dei milanisti salta sopra a Frattesi e decide. Vittoria meritata: il tecnico portoghese si rilancia
Tra la Pennsylvania e Busto Arsizio, i punti del mondo di Pulisic e Gabbia, ci sono un Oceano, il Mediterraneo, svariate isole e due modi di essere distanti come i due poli del globo, ma il derby ha unito i puntini e azzerato le distanze. Quando si vince si è tutti uguali e sorridenti.Il Milan torna a vincere il derby dopo sei sconfitte di fila grazie a Christian e Matteo, capaci di infilare i campioni d’Italia e spezzare la maledizione: 2-1 alla squadra di Inzaghi, tutt’altro che arrembante come nelle uscite precedenti. Fonseca se la ride e respira: ha raggiunto i cugini in classifica. Il derby era l’ultima spiaggia, ma l’impressione è che continuerà a passeggiare sul bagnasciuga ancora per un po’. Fin qui è stata la sua gara migliore. Ha sorpreso l'Inter con un approccio aggressivo tagliando in modo netto il filo col passato, quei gol nei primi 21 minuti che avevano affossato Pioli in più di un'occasione. L’undici iper offensivo di Fonseca prende il largo dopo un paio di minuti. Il tandem Abraham-Morata davanti non è altro che la punta di diamante di un 4-2-4 con due ali larghe, Fofana in mezzo a mo’ di diga e un Reijnders double face, un po’ regista e un po’ incursore. Una delle chiavi del match. L’Inter, sorpresa dall’assetto avversario, inizia a incassare i primi affondi col passare dei minuti: un doppio dribbling dell’olandese al 4’, un’uscita pulita di Theo in mezzo a due avversari al 5’ e un sinistro di Morata deviato in angolo da Sommer (6’). Il tutto mentre Inzaghi, senza giacca già dopo due minuti, si sbraccia a bordocampo cercando di trovare la quadra con gli esterni. Nel primo quarto d’ora non hanno vita facile. Fonseca costruisce due gabbie laterali lungo le corsie dell’Inter per limitarne le fonti di gioco. Theo, Leao e Reijnders a sinistra. Emerson, Pulisic e Fofana a destra. Barella e Mkhitaryan, infatti, sono costretti ad abbassarsi lasciando a Lautaro il compito di avviare l’azione con tocchi di prima e sponde. I due squilli del primo tempo sono lo specchio di filosofie diverse. Il gol del Milan, arrivato al 10’, è un elogio al gesto tecnico del singolo, mentre il pareggio nerazzurro è il trionfo del collettivo. I frontmen sono Christian Pulisic e Federico Dimarco. Il primo soffia la sfera dai piedi di Mkhitaryan, si invola a testa bassa in mezzo ad Acerbi e Pavard e poi punge Sommer con un tocco di destro facile facile. Pulisic sigla il terzo gol in campionato ed esulta a modo suo, come se volesse dire “visto, sì?”. Il giorno del primo derby milanese tra due proprietà statunitensi non poteva che segnare un ragazzo della Pennsylvania. A riportare la sfida alle origini ci ha pensato Dimarco, al secondo gol in un derby dopo quello in Supercoppa. Il primo a San Siro. Al 27’ raccoglie un bell’assist di Lautaro e punge Maignan con un sinistro rasoterra (male Emerson, esce dalla marcatura e lascia libero il terzino). Un’azione iniziata con Sommer, continuata con Dumfries e Barella e poi finalizzata dal ragazzo di Porta Romana. Sei passaggi, un’apertura da fascia a fascia e una stilettata mancina all’angolino. Le squadre si sfilacciano col passare dei minuti a beneficio dello spettacolo, ma la costruzione resta mirata. L’Inter si affida al sinistro di Dimarco per creare gioco, e infatti al 50’ va quasi in porta con quattro passaggi di prima (decisivo Gabbia in scivolata). Il Milan, invece, è un arrembaggio continuo in contropiede. Meglio i rossoneri: al 66’ Leao entra in area e appoggia la sfera a Reijnders, che impegna Sommer dal limite. Un paio di minuti dopo Mariani assegna un rigore al Milan, ma il Var ci mette una pezza: il tocco di Lautaro è con la spalla. L’ultimo quarto d’ora l’Inter lo gioca con il centrocampo 2.0 - Zielinski, Asllani, Frattesi -, ma in mezzo non c’è filtro e i nerazzurri si sgretolano. Le chance più clamorose capitano sui piedi di Leao e Abraham. Il primo calcia addosso a Sommer, il secondo a fil di palo. Il Milan si fa sotto più e più volte, alza la testa e sfrutta le fasce. L’Inter soffre fisicamente e arretra sempre di più. L’esito è scontato: all’89’, su una punizione di Reijnders, Gabbia sbuca all’improvviso sopra a Frattesi e segna il gol della liberazione. Il destino ha voluto che il primo derby “made in USA” della storia di Milano lo decidesse un ragazzo nato e cresciuto a casa Milan. A fine partita la squadra canta sotto la sud. Nessuno fischia, nessuno contesta. Fonseca predicava serenità. L’ha ottenuta e meritata.