In vigilia aveva fatto il filosofo: "Non è importante solo il volo, ma anche l'atterraggio". Ebbene, Gian Piero Gasperini è stato un pilota perfetto: atterraggio morbidissimo, di quelli che strappano l'applauso. Gasp entra nella storia come l'allenatore che ha portato la Dea per la prima volta a una finale europea, ma la festa vera, eventualmente, è quella di Dublino.
"Sapevamo che c'era una città intera intorno a noi, un'attesa spasmodica. E quando sono in ballo queste energie i giocatori le sentono. Era una partita decisiva, speciale e l'abbiamo interpretata nel modo migliore. Quando l'arbitro ha fischiato la fine, il pensiero è andato subito alla finale. Un appuntamento storico, giocheremo una finale dove avremo l'attenzione di tutti. Lo vedo come un buon auspicio per squadre non di prima fascia. L'esempio dell'Atalanta può dare speranze a tante altre squadre, il calcio è bello per la meritocrazia più che per diritti acquisiti geneticamente. Spero anche che prima o poi lo stadio venga finito e di poter rigiocare una partita simile con lo stadio pieno".
Anche i Percassi - padre e figlio insieme davanti alle telecamere - sono il ritratto della felicità: "È un sogno che si è realizzato, stiamo crescendo. Ora ci prepariamo al futuro che diventa davvero interessante. Uno scenario che non mi sarei mai immaginato, non siamo abituato a questo ma ora ce lo godiamo. Gasperini è stato determinante perché in questi anni siamo andati in crescita. Certo, lui a volte è un po' particolare se le cose non vanno per il verso giusto... Se abbiamo paura che qualcuno ce lo porti via? C'è ancora un anno quindi impossibile che vengano a prendercelo. Poi, se sarà lui a presentarsi, con dispiacere, ne parleremo".
Fonte: Gazzetta.it