Il derby del maniman, termine tutto genovese che racchiude in sé paura, dubbio, inquietudine, incertezza sul futuro: così l’hanno già battezzata sotto la Lanterna, questa stracittadina Genoa-Sampdoria numero 108, che mancava da 879 giorni ma della quale, di questi tempi, nessuno sentiva davvero la mancanza: una specie di palla avvelenata. La parola al campo, dunque, sperando che sugli spalti ci sia un tifo da applausi. Per evitare vendette dopo l’ultimo scontro di inizio maggio, la città sarà blindata sin dal mattino. Un elicottero della Polizia di Firenze sorveglierà la zona di Marassi e il filtraggio agli ingressi dello stadio si annuncia capillare: non saranno tollerate "condotte illecite", nonostante i ripetuti tentativi di contatto avvenuti nelle ultime settimane fra le frange più calde delle due tifoserie. In ballo ci sono, ha ricordato la Questura, (anche) le prossime trasferte di campionato dei sostenitori di Genoa e Samp. Chiaro, il messaggio? Una bella cornice di pubblico, certo, superiore alle venticinquemila unità, ma il pienone non ci sarà. E, già questo, è un dato che si commenta da sé: l’aria colma fatalmente di cattivi pensieri, perché neppure quell’idea del primato cittadino da legittimare serve a scaldare i cuori.
Pochi sfottò fra una sponda e l’altra del tifo cittadino, in tutt’altre faccende occupato di questi tempi. Più preoccupato, stasera (per chi ha scelto di esserci), di non trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, con i cattivi segnali che una minoranza violenta ha dato nelle ultime settimane. Una vigilia di buone intenzioni, e non sarebbe potuto accadere altrimenti. In casa Genoa, Gilardino da una parte ha l’occasione per metabolizzare subito quella che lui ha definito come "la lezione di Venezia", giornata nerissima ben oltre il risultato, con l’infortunio di Malinovskyi. A cui si collega, appunto, la sfida di stasera: derby da onorare («l’errore che possiamo commettere è pensare di essere più bravi di loro»), ma con uno sguardo all’impegno in programma meno di settantadue ore dopo sempre a Marassi, contro la Juventus. E la classifica di campionato (un punto nelle ultime tre partite) impone già di evitare nuovi passi falsi. Vogliacco è in ballottaggio per una maglia con De Winter. In mezzo al campo lo stop dell’ucraino rende la coperta ancora più corta, e non basta al tecnico sapere di avere finalmente stasera un Miretti pronto al debutto, anche se part-time. Per non dire dell’attacco: con Ekuban di nuovo fermo, gli unici due titolari sono Pinamonti e Vitinha, a parte i giovani Ekhator e Ankeye.
Anche qui, scelte (quasi) obbligate. Thorsby dovrebbe partire titolare a centrocampo: proprio il norvegese due anni fa vinse l’ultimo derby genovese con la maglia della Sampdoria, che di fatto spinse il Grifone verso la retrocessione. All’apparenza, la Samp pare avere la testa più libera, rinfrancata dalla vittoria scacciacrisi di sabato scorso e dalla promessa di Sottil, debuttante del derby genovese di non guardare alla prossima trasferta di Modena: "Questa non è una partita, ma è “La” partita, ed abbiamo l’obbligo di farci trovare all’altezza della situazione, anche per centrare l’obiettivo di passare il turno. Perciò schiererò la migliore formazione possibile". Sottil ha fra l’altro il vantaggio di avere maggiore abbondanza di uomini fra i quali scegliere. "Abbiamo studiato il Genoa, ma soprattutto sarà importante il nostro atteggiamento", chiosa il tecnico. L’ex Coda (ieri Gilardino ha speso belle parole su di lui) è destinato a guidare l’attacco blucerchiato.
Fonte. Gazzetta.it