Nel giorno dell'addio a Gigi Riva, che ci ha lasciato il 22 gennaio all'età di 79 anni, ricordiamo l'ultima intervista concessa a DAZN.
Il calcio italiano perde un punto di riferimento prezioso, un simbolo enorme del proprio passato. E un uomo profondo. Di talento. Di grande umanità.
L'ultima intervista di Gigi Riva a DAZN
Si avvicina l’ultimo atto del campionato di serie B e quest’anno i protagonisti saranno Cagliari e Bari, pronti a contendersi l’ultimo posto in serie A. Dopo una stagione iniziata in salita, il Cagliari è rinato sotto la guida di Claudio Ranieri, scalando rapidamente la classifica e aggiudicandosi la possibilità di affrontare la squadra di Michele Mignani, che ha chiuso il campionato al terzo posto lottando per la promozione diretta.
Uno spirito coraggioso e battagliero, quello portato in campo dai rossoblù, che ha riacceso gli animi della tifoseria e che non è passato inosservato a chi la maglia del Cagliari l’ha cucita addosso come una seconda pelle, Gigi Riva. Per chi ha vissuto le sue gesta in prima persona o per chi ne ha sentito anche solo parlare, Rombo di Tuono, come lo chiamava Gianni Brera, è e resterà per sempre l’essenza del Cagliari. Per questo motivo, in occasione di un appuntamento così importante, ha deciso di raccontarci non solo le sue impressioni sulla stagione della squadra, ma soprattutto quel legame indissolubile che lo legherà per sempre ai colori rossoblu.
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Che emozioni sta provando nel vedere il suo Cagliari che lotta per la serie A?
Vedere il Cagliari che lotta per la serie A visto come era messo a fine girone di andata è un risultato straordinario, che forse in pochi potevano immaginare. Arrivare alla finale attraverso il preliminare dei play off è un grande risultato e penso che la Sardegna meriti una squadra ai vertici, che anche se non milita costantemente in serie A sia sempre pronta a lottare per arrivarci.
Cosa ne pensa di Ranieri, quanto sta dando secondo lei a questa strada e quanto è importante una figura come la sua?
Ranieri è stato la svolta di questa stagione del Cagliari, è un allenatore che ha tanta passione ed è riuscito a trasmetterla a tutti quanti. È lui il primo ad avere la passione per i sardi e per il Cagliari e questo suo sentimento lo ha trasferito ai giocatori e ai tifosi. È stato bravo anche il presidente Giulini a individuare e a fare un sforzo in più per avere l’allenatore che potesse invertire il trend negativo delle ultime stagioni, perché serviva passionalità e amore per riconquistare la piazza e ritrovare quell’entusiasmo che si stava perdendo.
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Lei è la leggenda del Cagliari, cosa si sente di dire alla squadra per incoraggiarla a raggiungere questo obiettivo?
Non parlo mai prima di una partita. Ai ragazzi dico solo di continuare a crederci fino alla fine, di lottare per questi colori e poi vada come vada l’importante è averci messo tutto, specialmente il cuore. È questa l’unica cosa che conta: lottare fino alla fine e dare tutto in campo.
Per i tifosi rossoblu è determinante vedere i giocatori che lottano per un popolo e non solo per una partita di calcio. Noi abbiamo vinto lo scudetto con questi principi, se non fossimo stati così uniti, se non avessimo giocato sentendoci addosso un popolo intero non avremmo mai raggiunto quei risultati incredibili. Questo è lo spirito che dobbiamo tramandare a coloro che giocano e che giocheranno per il Cagliari.