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UEFA Women's Champions League

Grande tra le grandi: la Roma Femminile e l'ebbrezza della prima volta

Aurora Cuna
Grande tra le grandi: la Roma Femminile e l'ebbrezza della prima voltaGetty Images

Entusiasmo, tensione, adrenalina, paura. Ogni prima volta porta con sé un carico di emozioni contrastanti, talvolta debilitanti: la vera sfida sta nel saperle domare. La Roma femminile si candida alla vittoria del suo primo scudetto, nell’anno del primo campionato giocato da squadre femminili professionistiche. Partecipa alla sua prima Champions League e martedì varcherà la soglia dell’Olimpico per la prima volta. Sebbene sia solo l’inizio, la verità è che la Roma si è fatta grande tra le grandi in un lasso di tempo così breve da non poterne non riconoscere la valenza eroica. 

Roma FemminileGetty Images

L’ORIGINE DEL MITO

È il 2018 e il calcio femminile italiano sta per essere rivoluzionato dalla neonata Juventus, divisione femminile del club torinese, destinata ad aprire un ciclo di vittorie e dominio lungo sei anni. Intanto nelle retrovie, lontano dal palcoscenico della Serie A, la Res Roma cede il suo titolo sportivo all’AS Roma: i club professionistici maschili iniziano ad acquisire società dilettantistiche femminili e il movimento si espande. In soli tre anni la squadra giallorossa cresce sotto la guida tecnica di Elisabetta Bavagnoli, si piazza sempre tra le prime cinque del campionato e vince il suo primo trofeo alzando al cielo la Coppa Italia nel 2021. Nello stesso anno il subentro della nuova proprietà americana, il gruppo Friedkin, conferma ed esalta le ambizioni della divisione: sulla panchina arriva Alessandro Spugna, già allenatore dell’Empoli, e la Bavagnoli avanza a responsabile del settore femminile. La Roma inizia a volare sempre più in alto.

È il 2022 e alla sua prima stagione in giallorosso Spugna conduce la squadra al secondo posto in campionato con 17 vittorie in 22 partite, a soli cinque punti dalla Juventus, e conquista la prima storica qualificazione alla Champions League. Da lì a poco la Roma impugna il suo secondo trofeo, la Supercoppa italiana, conquistata ai rigori proprio contro la regina del reame: scacco matto. Ma lo scudetto? Direte. 

È il 2023 e la Roma chiude la regular season al primo posto con 8 punti di vantaggio sulla Juve, pronta a giocarsi il tutto per tutto nella poule scudetto che vede le prime cinque darsi battaglia per il tricolore e la qualificazione europea. Giocherà la sua terza finale consecutiva di Coppa Italia e al suo debutto sul palcoscenico internazionale ha conquistato i quarti di finale chiudendo il girone dietro alle veterane del Wolfsburg e lasciandosi alle spalle St. Polten e Slavia Praga. 

LA  FORZA DELLA SQUADRA

La Roma è grande tra le grandi, nonostante abbia solo cinque anni. Merito di quel mix estasiante di esperienza, talento e ambizione che caratterizza la sua rosa. Da Elisa Bartoli, storica capitana, a Giada Greggi, giovanissima romana, il dna giallorosso scorre nelle vene di chi a Roma ci è nata o ci è rinata. Come Valentina Giacinti, ex Milan e presenza fissa in Nazionale che al Tre Fontane dell’Eur ha ritrovato la versione migliore di sé, oggi miglior marcatrice giallorossa in Champions. O ancora, le italiane Manuela Giugliano e Elena Linari, le internazionali Carina Wenninger, Andressa Alves e Victoria Losada, le giovani Benedetta Gilonna, Annamaria Serturini e Moeka Minami. Tutte chiamate oggi a saper domare quella giostra di emozioni chiamata prima storica volta. 

Perchè la Roma è l’unica squadra italiana qualificata ai quarti di finale. Ma il battesimo, quello vero, andrà in scena oggi ore 21:00 nella cornice d’eccezione dello stadio Olimpico di Roma, accompagnato dalla voce della romana e romanista Noemi. Proprio come i grandi, perchè grande lo è anche lei. E se c’è chi grande lo diventa con il tempo e, soprattutto, su un terreno fertile e ben predisposto, l’impresa della Roma sta tanto nei risultati sportivi quanto nella fiducia e tenacia di chi ha investito nella realtà giallorossa e ha creduto di poter fare, davvero, la differenza. In un panorama, quello del calcio femminile italiano, che ancora fatica. 

Valentina Giacinti, RomaLA SFIDA AL POTEREGetty Images

Le catalane hanno già vinto la Women’s Champions League, ne sono state finaliste lo scorso anno, hanno un record di imbattibilità in campionato a livello mondiale e nella sola fase a gironi dell’edizione corrente hanno segnato 29 gol. Per non parlare della rosa altamente competitiva, basti pensare ad Alexia Putellas, Pallone d’Oro 2021 e 2022, attualmente in recupero dalla rottura del crociato. Ma la sfida con il Barcellona, di per sé storica, assume un valore ancora più potente se, una volta analizzato il campo, si sposta lo sguardo al di fuori del terreno di gioco. 

Sebbene tanto in Italia quanto in Spagna il calcio femminile sia stato vittima di un certo ritardo storico rispetto alla controparte maschile e del pullulare di pregiudizi e stereotipi, a ovest del Mediterraneo l’idea stessa del calcio femminile si è fatta strada nel tessuto sociale con molta più facilità. Merito dell’ultimo decennio, palcoscenico di movimenti sociali a favore della parità di genere con annessi risultati in ambito politico, economico e sportivo. Ma soprattutto, merito di istituzioni e federazioni che hanno dato, ben prima di noi, forma e struttura al calcio femminile. 

È così che Roma-Barcellona sembra essere la concretizzazione del nuovo che sfida l’artistocrazia dominante. Un Davide contro Golia che non può, e non deve, impedirci di sognare. Perchè l’impresa sta già nell’essere arrivate fin qui.