Atterrare a Helsinki a -17° non è un trauma di per sé. Lo è 5 o 10 minuti dopo, quando le ciglia si appesantiscono e l’acqua attorno agli occhi inizia a ghiacciarsi.
Il freddo è un concetto di cui in Italia sappiamo spaventosamente poco, e per capirne di più almeno una volta nella vita è necessario spingersi un po’ più in là, a nord, dove per più di metà dell’anno si vive all’interno delle case o dei lunghi sottopassaggi delle città.
Helsinki, prima l'hockey poi il calcio
Là dove la vita all’aria aperta è tutt’altro che scontata, non sorprende che il calcio non sia il primo sport nazionale. I finlandesi impazziscono per l’hockey, e l’arrivo in treno alla (splendida) stazione centrale di Helsinki lo racconta benissimo: sui poster della città non c’è traccia del pallone, ma sono moltissime le insegne di atleti ricoperti da divise ingombranti, con bastoni da gioco, pattini e parastinchi in bella vista.
Così ti potresti ritrovare davanti ai quattro Kivimiehet, le statue-lampioni all'ingresso della stazione fonti di inesauribili meme per gli abitanti locali, e accorgerti che tutto parla di hockey, e che non c’è spazio per altro.
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La Bolt Arena
Helsinki non è una città che vive per il calcio: la Bolt Arena, dove gioca l’HJK, ospita poco più di 10mila posti all’aperto. È un impianto moderno, con erba artificiale. Ma non è il cuore pulsante della vita sportiva della città: è fortissimo il contrasto con la Helsinki Ice Hall, enorme arena con 8mila posti tutti al coperto, piena di entusiasmi, musica e caos in tutti i mesi dell’anno.
Räikkönen cresciuto a Helsinki
La vita di Helsinki ruota attorno al dischetto dell’hockey, che ha preso momenti d’infanzia e adolescenza anche a uno dei finlandesi più celebri, l’ex pilota di Formula 1 Kimi Räikkönen, cresciuto a Espoo, sobborgo tech della città (ma comune a parte), non a caso spesso avvistato anche in Italia in svariati palazzetti. In una terra di laghi, dove tutto ghiaccia velocissimo, non sorprende che il mix tra pattinaggio, forza, velocità ed esecuzione che offre l’ice-hockey (se al chiuso, meglio!) vada per la maggiore.
Eppure, una città così affascinante, da sempre la porta del mondo per la Finlandia, non poteva vivere solo di una passione. E la Veikkausliiga, uno dei campionati dalla più alta difficoltà logistica in Europa – fino al 2020 l’HJK si spingeva in trasferta fino a Rovaniemi, dove affrontava il Rovaniemi Palloseura al Keskuskenttä, stadio che d’inverno si trasforma in pista da sci – ha pian piano raccolto interesse.
HJK, la leggenda Jari Litmanen
Finché non è arrivata una forza talmente devastante da travolgere tutto: Jari Litmanen, un talento totale, che da un altro impianto iconico del Paese – a Lahti, in uno stadio accanto ai leggendari trampolini da sci, visibili da km di distanza – ha travolto la Finlandia intera e l’ha messa sulla mappa del calcio europeo.
C’è un prima e un dopo, nello sport del Paese, e “Il Re” ha rappresentato esattamente lo spartiacque dello sport in Finlandia. Un popolo intero, sintonizzato sulle partite dell’Ajax, ha iniziato a scoprire uno sport nuovo, con la stessa magia che aveva prima travolto il resto dell’Europa. Il calcio era arrivato anche lì, finalmente.
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Il sogno europeo
L’HJK, che può vantare di aver avuto Litmanen nella rosa in due stagioni diverse, a due decenni di distanza, ha portato la Finlandia, periferia d’Europa calcistica, a giocare anche in Champions League.
Nessun altro club in patria c’è riuscito. Quest’anno sarà la seconda volta anche in Europa League, dopo aver “inaugurato” la Conference la scorsa stagione. Questo HJK non ha dei fuoriclasse alla Litmanen, tantomeno giocatori di fantasia: ha raccolto un solo punto raccolto finora nel girone contro il Ludogorets.
DAZN
E ora rimane solo un’occasione per evitare di salutare del tutto l’Europa: fare un risultato clamoroso, un’impresa, contro la Roma di José Mourinho. Sembra impossibile, forse lo è, ma è necessario per l’HJK – per non chiudere in anticipo la stagione, prima di un altro freddo inverno senza pallone.
Si ringrazia Federico Casotti