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Calcio

I cinque dell'Inter per cui la stella nel derby vale il doppio

Luca Taidelli
I cinque dell'Inter per cui la stella nel derby vale il doppioN/A

L’indifferenza può fare più male di tanti proclami. A un passo dal toccare le stelle, ogni giocatore dell’Inter dribbla la domanda sul sapore che avrebbe la festa in casa del Milan. Eppure ci sono almeno cinque elementi che avrebbero una voglia matta di “farlo strano” proprio nel derby del 22 aprile. E non solo perché sarebbe il primo slot utile per chiudere la pratica. Il difensore non c’era ai tempi di Conte e a 36anni vincerebbe da protagonista il primo scudetto in carriera dopo essere stato scartato dalla Lazio.

Nel suo passato ci sono anche sei mesi da milanista vissuti male, complice anche la perdita del padre, "la persona per la quale giocavo a calcio, visto che a me non fregava nulla, nemmeno che mi avessero dato la 13 di Nesta per responsabilizzarmi". Nel 2012 Ace non aveva ancora chiaro cosa fare da grande, fu mandato da Galliani e Braida a vivere a Gallarate, lontano dalle tentazioni di Milano ("Tanto ci andavo lo stesso...") ma non lasciò certo il segno. Un’occasione sprecata, ammetterà lui, personaggio ruvido capace di battere un tumore ai testicoli e ora finito sotto ai riflettori per il caso Juan Jesus, ma nel mirino degli interisti quando in quel Lazio-Milan del 24 aprile 2022 scivolò (con sorrisino male interpretato) sul gol nel recupero di Tonali che segnò la corsa scudetto. Trionfare tra undici giorni, a due anni da quella serata, sarebbe davvero il massimo.  Hakan per i milanisti è “il nemico”.

Quel cambio di maglia dell’estate 2021 non glielo hanno perdonato. E dopo aver vinto lo scudetto 2022 i cori erano quasi più contro il turco “traditore” che per i propri giocatori. Lui ha continuato a lavorare duro, diventando un regista a 5 stelle, non tremando quando ha dovuto calciare un rigore contro il suo passato e trascinando il popolo nerazzurro, che lo adora. Dopo la vittoria di Udine, Calha non è caduto nel trabocchetto pur lanciando una stilettata tra le righe: «Se vincere lo scudetto nel derby avrebbe un sapore speciale? Storia chiusa. Auguro tutto il meglio al Milan, ho un bel rapporto con Maldini e Massara (scaricati dal nuovo corso..., ndr.).

Vincere nel derby o dopo non cambia niente, sono solo contento perché vinco il primo scudetto e perché vogliamo una seconda stella storica per l’Inter». Eppure... Per Federico chiudere i conti in casa del Milan avrebbe un sapore speciale semplicemente perché lui da neonato è caduto nel pentolone dell’interismo. Un ultra che sfreccia in fascia e non sa nascondere le proprie emozioni. Un duro e puro che di gavetta ne ha fatta parecchia dopo aver vinto lo scudetto Primavera con l’Inter nel 2015 e avere girovagato tra Ascoli, Sion, Empoli e Parma con l’etichetta di «leggerino, pur avendo un bel sinistro». Nel mezzo una parentesi proprio nell’Inter che avrebbe vinto il tricolore con Conte: 3 presenze e il prestito al Verona di Juric che gli avrebbe cambiato la vita. Questo dunque è il “suo” scudetto e vincerlo in casa del Milan (dopo il gran gol nella finale di Supercoppa del 2023, poi terminata 3-0) sarebbe la ciliegina sulla torta. Di recente Dimash, sempre per tornare all’indifferenza camuffata, ha spiegato: «Non ci interessa vincere lo scudetto nel derby ma farlo il prima possibile». Più in fretta del 22 aprile non si riesce...

Il capitano al Milan ha segnato più volte (anche nella semifinale di Champions della scorsa stagione, come ricordato a Costacurta che lo accusava di non incidere in Europa) ma da bandiera sa bene che gioia extra darebbe ai tifosi vincendo proprio in casa del nemico. Anche perché Lautaro non si è certo dimenticato di quel 7 novembre 2021 in cui si fece parare da Tatarusanu il rigore che avrebbe riportato i nerazzurri a -4 dai cugini. Ora il Toro sa di avere tante altre armi per fare male al Milan.  Se l’Inter ha vinto (e dominato) cinque derby su 5 nel 2023 è merito anche di Tikus, entrato nella storia della stracittadina col tatto di un elefante in cristalleria con quello scaldabagno nel sette a glassare Maignan e a far innamorare il popolo nerazzurro. Lui che in estate pareva a un passo dal Milan, per cui tifava da bambino «per fare dispetto a papà Lilian, che giocava nella Juve». Una scelta, quella nerazzurra, di cui Thuram non si è certo pentito.

Fonte: gazzetta.it