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Calcio

I cori dello stadio, i giocatori che lo portano in trionfo: la giornata da sogno di Inzaghi

Andrea Ramazzotti
I cori dello stadio, i giocatori che lo portano in trionfo: la giornata da sogno di InzaghiN/A

Simone Inzaghi aveva già festeggiato il primo scudetto della sua carriera lunedì sera, dopo la vittoria nel derby contro il Milan, ma sei giorni fa la cornice non era quella di un San Siro colorato di nerazzurro come oggi. Non c'era da fare un giro di campo per riscuotere l'ovazione di un popolo che lo ama incondizionatamente. Nell'estate 2021, quando ha lasciato dopo 22 anni la Capitale, sperava che la sua carriera gli avrebbe riservato altre soddisfazioni, quel salto di qualità professionale che solo una big come l'Inter può garantirti. Aveva fiducia in se stesso e nella squadra, ma sapeva anche della situazione economica del club, delle cessioni "obbligatorie" e delle... salite che avrebbe affrontato. Le ha superate tutte e, dopo tre Supercoppe Italiane e due Coppe Italia, ha conquistato anche lo scudetto della seconda stella che gli era sfuggito nella volata con il Milan del 2021-22.

Adesso è entrato nei cuori di tutti gli interisti e tutti gli riconoscono i suoi meriti. Anche i giocatori che non smettono di evidenziare la sua bravura nelle interviste e che oggi in mezzo al campo, lo hanno lanciato in area. Facendolo sorridere e tornare bambino, con i pugni chiusi e le braccia tese mentre era in... volo. Da campione d'Italia. Quando Conte è arrivato all'Inter, si è portato dietro il suo passato bianconero.

La gente lo ha seguito perché ha vinto, ma non si è mai innamorata (o se preferite, non si è immedesimata) fino in fondo del suo generale che, pur avendo indubbi e innegabili meriti per il trionfo del 2020-21, non infiammava gente. Inzaghi, invece, è stato amato fin dal primo momento: c'entra il gemellaggio tra la tifoseria dell'Inter e quello della Lazio? Forse... Più probabilmente però è il carattere del tecnico emiliano che lo ha fatto entrare nel cuore della gente. Mai sopra le righe, sempre un passo indietro la squadra. Come un attore non protagonista, lui che invece è il direttore di un'orchestra che suona, in campo, una musica di altissimo livello quanto a calcio espresso. Inzaghi non cerca la luce dei riflettori, gli elogi a tutti i costi, non perde la calma di fronte alla critiche. Che ci sono state, soprattutto nelle prime due stagioni, quando la sua panchina ha anche traballato. Lui ha risposto... non rispondendo e ha lavorato ancora di più. E oggi nel giorno della festa, quando avrebbe fatto il pieno di complimenti da tutti, ha mandato davanti a telecamere e taccuini il suo vice Massimiliano Farris. Per dare un premio al suo staff che ha un ruolo fondamentale nei suoi trionfi. E a propostito di staff, ieri in un certo senso ne ha fatto parte anche... Alexis Sanchez, inquadrato dalle telecamere dopo il rigore del 2-0 di Calhanoglu a mimare il gesto delle sostituzioni verso la panchina: il Nino aveva voglia di entrare e non lo ha nascosto... In questo momento Inzaghi è molto interista. Anzi, è l'emblema dell'interismo.

Si è identificato nei valori del club, ha capito quello che vuole la gente nerazzurra e soprattutto ha vinto. Due titoli a stagione per un totale di sei in tre anni. Niente male. Oggi, quando la Curva Nord gli ha cantato "Salta con noi Simone Inzaghi", non si è tirato indietro: Dimarco e Arnautovic dalla panchina gli hanno dato l'incitamento decisivo e lui ha saltato facendo impazzire lo stadio che ha cantato per lui durante i novanta minuti, a fine incontro e durante la parata. A breve arriverà il rinnovo e, se come ha detto l'ad Marotta, "il ciclo di Inzaghi non è ancora a metà", il popolo nerazzurro sogna di rivivere presto altre giornate come questa.

Fonte: Gazzetta.it