D ue sere fa è stato Noah a fare Leao, e Rafa a fare Okafor: quando il dieci rossonero stava sfilando, sostituito, verso la panchina, ecco il colpo di classe dell’ex attaccante del Salisburgo. Okafor veste la maglia 17 in onore di Leao, che la indossava prima di lui: e Rafa lo ha definito più volte un “fratellino” in onore alla loro grande amicizia.
L’amarezza resta: Rafa vorrebbe comunque riuscire a essere più incisivo, al di là della sorte e degli eventi che coinvolgono la squadra. È dispiaciuto. Un mal di Milan in cui c’entra la condizione fisica: la forma non è delle migliori. Qui il conforto arriva dal paragone con alcune delle sue stagioni precedenti. Succede spesso che Leao viva una buona estate, abbia un calo nella prima fase di stagione e poi riesca a essere decisivo più avanti, quando il gioco si fa duro. Un conforto anche per il club, che aspetta Rafa senza mettergli ulteriori pressioni. Anzi. Cerca di alleggerirle: ieri l’ad Furlani ne ha parlato con l’entourage del giocatore e la sintesi del confronto è che Leao è giù di corda ma non aspetta altro che un’occasione per ritirarsi su. Non ci sono problemi particolari con l’allenatore, certo è che per la prima volta esiste un Milan vincente anche senza Rafa. Un Milan che, tutto sommato, può permettersi di farne a meno: non a caso nella prossima trasferta contro il Bologna è già aperta la sfida. Leao e Okafor si giocano una maglia a sinistra senza che al momento ci siano veri favoriti. Ballottaggio apertissimo. Dall’altra parte il club ritiene che Rafa sia il più bravo giocatore della squadra e che a lungo andare non possa esistere un Milan grande senza di lui: dunque Leao andrà recuperato al meglio, coinvolto, reso sempre più partecipe. Compito che ovviamente spetta a Fonseca: la società farà il possibile perché allenatore e giocatore ritrovino un feeling vincente. Senza però intervenire nelle scelte tecniche: per il club non esiste un “caso Leao”. Al contrario cerca di fargli scudo coinvolgendo anche il tecnico. Certo Rafa dovrà metterci del suo: i buoni spunti contro il Bruges non hanno portato a niente di effettivo. Serve di più: più precisione, maggiore concentrazione, certamente un’applicazione e uno spirito diversi. Una grande giocata non basta se non è accompagnata da una partita di sacrificio. Oggi Leao è deluso anche con se stesso per non riuscire a essere incisivo: ha perso il sorriso ma vuol fare di tutto per ritrovarlo. Sui social è criptico: "Dio solo sa quanto è puro il mio cuore" ha scritto ieri. Si è invece lasciato andare sotto l’ultimo post di Camarda: "Sei un milanista vero piccolo mio" con due cuori rossoneri. Il momento negativo di Rafa è - fortuna per il Milan, sfortuna sua - coinciso con una fase positiva delle altre frecce rossonere. Fonseca si aspetta che Leao metta in pratica il proposito di riprendersi il Milan già dai prossimi allenamenti a Milanello. Il nodo però resta e solo nei prossimi giorni verrà sciolto: Rafa deluso ma determinato, o Okafor leggero e decisivo? Si vedrà. In ogni caso il futuro non va oltre la prossima partita. Per la società non ci sono altri orizzonti temporali. Non pensa a cosa sarà di Leao a gennaio o in estate. Semmai è l’agente che potrà guardarsi intorno: l’estate scorsa qualche segnale era arrivato da Barcellona, che però resta in crisi finanziaria. Se risolverà i propri guai economici, tornerà a farsi sentire? È un’ipotesi come ce ne sono altre. Oggi però c’è una sola opzione sul tavolo: il Milan.
Quando Noah ha risolto la partita con il Bruges, con l’assist a Reijnders, Leao si è limitato ad alzare le braccia per poi sedersi in panchina. Per il gol (poi annullato) a Camarda tanto valeva rialzarsi e partecipare alla festa, che Rafa ha poi lasciato per primo. Subito negli spogliatoi mentre la squadra festeggiava sul campo e via da San Siro quando la partita era finita da meno di un quarto d’ora. Leao è uscito dallo stadio a testa bassa, zaino in spalla, in mano il beauty case, una maglietta del Bruges e ai piedi degli improbabili ciabattoni neri. Neri come l’umore: Rafa si rende conto di essere in un momento difficile, anche sfortunato. Il caso ha voluto che il Milan svoltasse in Champions un attimo dopo che era stato tirato fuori dal campo. E sì che fino a quel momento non aveva fatto mancare il proprio contributo offensivo. Con gli avversari stanchi però servivano forze fresche: il ragionamento di Fonseca sta tutto qui. Così come quattro giorni prima contro l’Udinese Rafa era rimasto novanta minuti seduto per via dello strano andamento della partita: con il Milan in dieci dalla mezzora c’era bisogno di piedi più allenati alla battaglia. Leao, per indole e per caratteristiche, è più portato per altro.
Fonte: Gazzetta.it