Ci sono infiniti modi per celebrare un gol. Poche cose, però, diventano iconiche, indimenticabili. Scott McTominay ha scelto la via più complicata, perché è andato dritto al cuore dei suoi nuovi tifosi. Urlo liberatorio e poi bacio allo stemma. Più che un’esultanza, è stata una vera e propria dichiarazione d’amore. Una cosa spontanea, naturale. Ma dall’impatto potentissimo. Scott è già un idolo di Napoli, ma da giovedì sera è diventato il simbolo dell’orgoglio partenopeo. Perché McTominay è un top player che ha scelto Napoli dopo una vita al Manchester United. Lo ha fatto con convinzione, lo ha fatto perché ha provato qualcosa di speciale quando ha scoperto della trattativa tra i due club. "Quando ho saputo dell’interesse del Napoli ho sentito il fuoco dentro — ha ammesso pochi giorni fa sui canali della società —.
Il fatto che Conte mi abbia voluto mi riempie d’orgoglio, è esigente e questa è una cosa molto positiva". Segnare al primo pallone toccato allo stadio Maradona ("un sogno") sembra qualcosa di più di un segno del destino. E gioire in quel modo per un quinto gol in Coppa, per una rete arrivata a gara ampiamente archiviata, dà la misura di quanto il centrocampista scozzese aspettasse quel momento. McTominay ha trasformato il Napoli e la sua carica agonistica sembra uscita direttamente dal ritratto del centrocampista ideale disegnato da Antonio Conte. Scott ha l’educazione dei lord e la carica dei guerrieri, non ha paura di prendersi responsabilità ed è pronto a diventare uno dei leader della nuova era azzurra. Ed è una cosa che lo lega profondamente a un altro centrocampista che in passato è stato un simbolo del calcio contiano. Alla Juve, infatti, Arturo Vidal ebbe un percorso simile, nel senso che per sfruttare al meglio le sue caratteristiche, Conte fu costretto a rivedere il sistema di gioco e a virare sul 3-5-2, che fu poi la base di tre anni di successi. E come il cileno, Scott può garantire ad Antonio e al Napoli diversi gol. Sfruttando la fisicità nel gioco aereo, la capacità di inserirsi da dietro e anche il tiro potente dalla distanza. Per info, chiedere a Di Gregorio, provvidenziale una settimana fa allo Stadium.
Ma la notte di Coppa sarà ricordata anche per la prima rete in azzurro di David Neres, altro profilo espressamente richiesto da Conte che ha i numeri per far impazzire il Maradona. Il brasiliano ha sfruttato bene la chance da titolare, sbloccandosi a livello realizzativo e aggiornando ancora il conto degli assist, arrivati a 4 in cinque presenze. Ma è il rapporto con i minuti giocati a far spavento: Neres ha messo a referto questi numeri giocando appena 125 minuti. Ciò significa che l’ex Benfica segna o fa segnare ogni 25’. Ecco, tra poco al Maradona si useranno le note di una hit dell’estate per inneggiare Neres, pronto a trascinare i suoi con “gol e samba”. Il Napoli scopre la bellezza dell’imprevedibilità, e la capacità di mandare in gol tanti giocatori diversi sarà un nuovo punto di forza dell’era Conte. Fin qui, in sette partite ufficiali sono arrivati 14 gol da dieci giocatori diversi. Una media di due reti a partita, nonostante due risorse preziosissime come Politano e Raspadori siano ancora a caccia della prima gioia personale e senza aver ancora calciato un rigore. Il Napoli di Conte segna in tanti modi diversi e ora anche i difensori sono tornati a essere una minaccia nell’area avversaria. La rete di Juan Jesus al Palermo è la seconda dopo quella di Buongiorno (altro nuovo acquisto) a Cagliari arrivata da azione d’angolo. Il Napoli negli anni si è esaltato per la qualità dei singoli, oggi scopre la bellezza della fisicità. E Conte ha un mix esplosivo tra le mani: talento e forza d’urto, per un Napoli da grandi ambizioni.
Fonte: Gazzetta.it