Error code: %{errorCode}

Calcio

I pilastri di Oaktree: restare al top con equilibrio e il nuovo stadio. L’Inter è già nel futuro

Filippo Conticello
I pilastri di Oaktree: restare al top con equilibrio e il nuovo stadio. L’Inter è già nel futuroN/A

II futuro è adesso, diceva qualcuno. Proprio adesso che il ponte tra Cina e Stati Uniti è stato percorso fino all’ultimo miglio. All’Inter il domani, anzi l’oggi, è a stelle e strisce, ormai è noto: è già oculato e razionale, eppure ambizioso e immaginifico. Uguale al passato, ma diverso in molti aspetti. Mentre viene confermato il blocco di manager italiani che ha rimesso i nerazzurri in cima, i nuovi proprietari di Oaktree cercano una strada indipendente nella gestione del club: durerà qualche anno almeno, si faranno le valigie solo quando il club varrà più di ora e alla porta busserà un compratore credibile. Intanto, l’Inter americana ha iniziato la sua avventura in autonomia in attesa di avere un organo di governo che abbia proprio il fondo californiano come baricentro: per il nuovo Cda serviranno tre settimane circa. "Pazienza" è la parola che più si maneggia negli ultimi giorni in cui è cambiata la bandiera all’ultimo piano di viale della Liberazione. Quella di Oaktree sarà proprio una gestione... paziente, di medio-lungo periodo, senza richieste immediate di tagli dolorosi, ma con un orizzonte di risparmi già tracciato. Un’operazione certosina e in continuità con gli ultimi anni virtuosi: dalla perdita record di 246 milioni del 2020-21, la stagione del prestito che ha portato a questo scenario, si è passati a un miglioramento continuo con i 140 milioni persi nel 2021-22, gli 85 nel 2022-23 e le stime per l’esercizio al 30 giugno 2024 che indicano un’ulteriore riduzione del deficit a quota 40-50 milioni. Insomma, il pareggio di bilancio è dietro l’angolo e, senza angoscia, sarà raggiunto con la guida californiana.

La "stabilità operativa e finanziaria" citata nel comunicato con cui Oaktree si è presentata non è dunque un accessorio, ma la precondizione per presentare un club ancora più appetibile sul mercato. Ma anche in questo caso non c’è fretta: “pazienza”, si torna sempre lì. Non si può prescindere dalla performance del campo, soprattutto in una stagione che dà l’occasione di competere su cinque fronti: dallo scudetto e dalla Supercoppa italiana da difendere alla cara vecchia Coppa Italia, passando per il piatto ricco della nuova Champions League e del Mondiale per club. L’Inter tornata vincente dovrà restare tale, come da messaggio iniziale del fondo, con un principio di delega molto forte per chi continuerà a governare l’area sportiva. Insomma, il modello tracciato negli ultimi tre anni segnati da sessioni di mercato chiuse in attivo non cambierà. Anzi, se possibile, le deleghe per Beppe Marotta cresceranno: la ditta formata dall’a.d. e dal d.s. Piero Ausilio continuerà ad agire con gli stessi presupposti ed uguale creatività. Tradotto: niente nuovi capitali dall’alto ed equo rapporto tra entrate e uscite.

Restano strategici i tre rinnovi sul tavolo, da quelli ormai trovati per Nicolò Barella e Simone Inzaghi, a quello più complesso per Lautaro Martinez, almeno a vedere quanto il suo agente Alejandro Camano agiti le acque davanti a un microfono. L’orizzonte di spesa non è cambiato rispetto all’era Zhang: con uguale ottimismo si aspetta che Lautaro e il suo procuratore si avvicinino al club. L’ulteriore miglioramento dei conti nel prossimo bilancio arriverà grazie al boom commerciale e ai maggiori proventi del player trading. Ma Oaktree ha già visto potenzialità inesplorate del brand Inter: aumentare i ricavi è proprio il mantra chiarito nel primo incontro di mercoledì. Nel dettaglio, l’asse del club non pende più verso Oriente come nei primi anni Suning, visti i contratti con sponsor asiatici evaporati un po’ alla volta: dai 105 milioni del 2018-19 si è scesi a 53 l’anno dopo, poi 47, 16 fino ad azzerarsi.

E 62 milioni sono pure stati svalutati perché crediti inesigibili. Questo fondo è americano e come tale guarda primariamente alle potenzialità di crescita in Occidente: attraverso un sistema più sostenibile, l’obiettivo è ridurre il gap evidente di ricavi rispetto alle franchigie di NBA o NFL. Durante la gestione cinese lo stadio è stato a lungo l’elefante nella stanza: ingombrante e visibile, anche quando si preferiva non parlarne e i cugini del Milan caricavano a testa bassa. Il progetto di una nuova casa moderna era, comunque, decisivo anche in epoca Suning, ma le turbolenze dalla Cina non hanno di certo agevolato uno svolgimento lineare di questa partita. Nonostante i problemi di partenza, si erano fatti passi avanti sul progetto di un impianto di proprietà al confine tra i comuni di Rozzano ed Assago (l’opzione di esclusiva sui terreni è stata estesa fino al 31 gennaio), ma erano state nell’ultimo periodo drizzate le antenne sul possibile restyling di San Siro di concerto col Milan e col Comune (WeBuild entro giugno dovrà presentare uno studio di fattibilità dettagliato).

A prescindere dalle due strade possibili, il dossier stadio diventa ancora più strategico e urgente, da lì passa in larga parte la futura rivalutazione del club. E la differenza sarà anche nell’approccio: Oaktree siederà al tavolo direttamente. Da ora alle spalle dell’a.d. corporate Alessandro Antonello una presenza fisica. La squadra e Inzaghi ieri grigliavano felici ad Appiano, trasformato in un “asadero” argentino. La festa per la stella non finisce mai, ma sotto sotto c’è un po’ di stupore e apprensione: comprensibile, in fondo. Non ci sono stati ancora contatti diretti tra i manager di Oaktree e squadra e allenatore — arriveranno nei tempi opportuni —, ma a tranquillizzare la compagnia ci hanno pensato i dirigenti dell’area sportiva, impegnati pure a fare da cuscinetto. Inzaghi, da sempre legatissimo a Zhang, ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che il giocattolo vincente non verrà toccato: dopo Verona-Inter, in un vertice per disegnare il futuro, ci sarà modo di approfondire.

Fonte: gazzetta.it