C'è una frase un po' inquietante fra quelle che ha detto Ibra due settimane fa a Milanello, parlando del suo nuovo ruolo dirigenziale: "Io sono ancora bianco o nero. Arrivo dalla vecchia scuola con Mino Raiola o Galliani, che è dritta. Se sbagliano, con me è bianco o nero. Furlani e Moncada sono grigi, hanno più pazienza". Zlatan parlava dei procuratori, ma è un'autoanalisi caratteriale decisamente interessante. In pratica lo svedese riconosce di doversi ancora smussare in certi aspetti del carattere, ora che indossa un nuovo abito. E allora la domanda piomba come un meteorite: se davvero a Milanello dovesse arrivare Lukaku, come sarebbe Ibrahimovic? Bianco o nero?
L'ultima volta che Ibra ha parlato di Lukaku è stato a ottobre, all'ultimo Festival dello Sport: "Non mi aspettavo quell'atteggiamento, lo conosco da Manchester - ha detto in riferimento alla rissa nel derby -. In Italia ti fanno diventare qualcosa che non sei, colpa vostra, dei giornalisti. Lo avete fatto sentire qualcosa che non è, allora forse lui si sente re di Milano e del campionato. Non l'ho capito, è uno che fa le cose per la sua squadra, ma non era da lui. Non è un ragazzo cattivo, ma è successa questa cosa. Poi ho detto: 'Se giochiamo un'altra partita vediamo che succede'. Non è personale. Mi ha sorpreso, quello che ha fatto non è da lui. Quello che ho fatto io, sì. Se mi dispiace che con lui non ci sia stato un altro incontro? Mi dispiace, molto".
Presto Zlatan potrebbe essere accontentato. Di certo, però, dovranno trovare un modo per ristabilire i rapporti, perché al momento stanno a zero. Dopo il rissone nel derby di Coppa Italia del gennaio 2021, i due non si sono più incrociati. O meglio, si sono incrociate Milan e Roma, però non risultano agli atti situazioni particolari tra l'Ibra dirigente rossonero e il Lukaku giocatore giallorosso. Resta quindi la storia pregressa, che raggiunse appunto l'apice in quella stracittadina del gennaio di tre anni fa. Uno spettacolo indecoroso dove tirarono fuori il peggio di loro stessi tra citazioni di mamme, riti voodoo, asini e un mai del tutto chiarito "ti sparo". Situazione che aveva tirato in ballo anche accuse di razzismo. Scintille che covavano sotto la cenere di ripetute provocazioni via social. Della serie “C’è un nuovo re in città...”, scritto dal belga dopo un derby e “Milano non ha mai avuto un re, ha un dio” come risposta dallo svedese.
Si conoscono dai tempi di Manchester, sponda United (2017) e là le cose erano iniziate nel migliore dei modi, con Lukaku che aveva chiamato Z per chiedergli se avrebbe potuto prendere la numero 9, ricevendo un graditissimo sì. Poi anche in Inghilterra si erano punzecchiati - celebre la scommessa delle "50 sterline per ogni stop giusto" proposta da Ibra, che Romelu peraltro non accettò -, ma senza degenerare mai. Così, a sentimento, forse sarebbe consigliabile una bella tonalità di grigio perché in effetti quando si abbandona il campo per andare dietro una scrivania, occorre diplomazia. Sapersi mordere la lingua. Essere concavi e convessi, come Berlusconi insegnava a Galliani. Di certo un modo per convivere andrà trovato perché è impensabile - se davvero Romelu sbarcherà in rossonero - che i due cambino strada quando si incrociano. D'altra parte fra le varie incombenze del super consulente Ibrahimovic si legge anche: "Il suo mandato includerà lo sviluppo dei giocatori e la formazione per alte prestazioni". E poi Zlatan Milanello lungo la settimana lo frequenta. Impensabile per entrambi vivere il Milan da separati in casa.
Fonte: gazzetta.it