Ibra si palesa sotto il tendone bianco allestito a Milanello con il completo scuro, i capelli raccolti nel suo solito codino e il fazzoletto bianco nel taschino. Prima di prendere la parola di fronte a settanta giornalisti agguerriti col microfono si sistema la giacca e sorseggia un po’ d’acqua, lamentatosi del caldo. All'inizio, sembra un po’ più agitato del solito. Non è il solito Ibra - spavaldo e fiero -, ma più riflessivo, di chi si è slacciato gli scarpini e ha indossato l’abito. Stavolta pesa le risposte, ma al tempo stesso dà notizie. La prima riguarda l’allenatore: “Prima di tutto ci tengo a ringraziare Stefano Pioli per il lavoro svolto in questi anni. Il prossimo tecnico del Milan sarà Paulo Fonseca. Lo abbiamo scelto per la sua identità offensiva. Dopo cinque anni, volevamo dare ai giocatori qualcosa di nuovo. Abbiamo studiato come allena e come prepara le gare. E vogliamo qualcosa di diverso anche a San Siro. Fonseca è l’uomo giusto”. Ibra ha toccato vari temi: la punta, il mercato, la permanenza di Theo, Maignan e Leao, l’Under 23 che sta nascendo, il suo percorso come superconsulente, il rapporto con Cardinale. Il tutto sotto gli occhi attenti di Moncada e Furlani, seduti in prima fila e citati spesso. “Dopo sei mesi, ho già i capelli grigi - ha scherzato all’inizio, prima di una ventina di domande dei giornalisti -, io e Gerry parliamo la stessa lingua e siamo due vincenti. Vogliamo creare un progetto simile. Quando abbiamo parlato, gli ho detto che sono l’uomo perfetto. Sono operative partner di RedBird. La mia responsabilità è il Milan. Non sono un one man show. Dal 2011 al 2023 c’è stato un periodo in cui il Milan non è stato il Milan, ora è tornato al top e puntiamo ai trofei. Dobbiamo giocare ogni anno per vincere. Noi facciamo la storia. Chi non ha questi obiettivi, allora non avrà spazio. Nessuno ha detto che noi siamo soddisfatti, vogliamo sempre di più. Non abbiamo limiti”. Capitolo punta. Ibra ha parlato così di Joshua Zirkzee: “Sarà un mercato di dettagli, di ruoli, e uno di questi è il numero 9. Zirkzee è forte, ha fatto una grande annata, poi c’è differenza tra la voce che gira e la realtà. La scuola olandese, che poi è quella che ho fatto io, è buona, ma non amo fare paragoni. Io ero Ibra, lui è Zirkzee. C’è una lista. Non ne puntiamo solo uno, dobbiamo capire cos’è meglio per il club. Se sa giocare sotto pressione. A San Siro ci sono settantamila persone. Ci sono tante persone”. La parola chiave è storia. “Il Milan gioca per questo. Nella mia mentalità non esiste l’obiettivo di entrare solo tra i primi quattro. Ogni cosa che facciamo è per puntare alla vetta e vincere trofei. Il ventesimo scudetto con l’Inter non mi ha fatto soffrire, io non so soffro mai. Semmai mi carica e mi dà la voglia di fare ancora di più. Un perdente guarda altri club, mai in casa sua. Non siamo così. Ricordatevi sempre che parlate con un vincente. Vogliamo anche far bene con il progetto dell’Under 23, che sarà molto importante. Vogliamo collegare i giovani con la prima squadra". Un appunto su Francesco Camarda: "Era più talentuoso di me alla sua età. È il futuro del Milan, ma è chiaro che non deve avere la responsabilità di tutto. Dobbiamo farlo crescere. Ha fame e voglia di migliorare. Quando parlo di lui voglio parlare di 'step by step', passo dopo passo. Il suo esempio dimostra che dobbiamo rinforzare l'accademia ancora di più. Il nostro lavoro sarà quello di portarlo in prima squadra, anche perché ad oggi il salto tra Primavera e Serie A è ancora troppo grande. Il ruolo di Fonseca è importante. Lui dà possibilità ai giovani". Due parole in più anche su Antonio Conte: "In base ai nostri criteri il suo nome non è mai uscito, anche perché non volevamo cambiare. Volevamo un tecnico che andasse bene per la squadra che abbiamo. E sulla nostra lista di ‘mercato’ ci sono anche giocatori italiani. Gabbia meritava la Nazionale, ad esempio è cresciuto molto. Il prossimo anno giochiamo per vincere quattro trofei. Siamo così”. Ibra ha parlato anche degli altri: “C’erano diversi nomi sul tavolo. Abbiamo parlato, discusso e alla fine abbiamo scelto Fonseca al posto di Lopetegui. Fonseca mi ha convinto perché è un ambizioso, ma non abbiamo mai parlato di Conte. E lo dico con tutto il rispetto per lui ovviamente. Non quello che cercavamo, semplice”. Ibra ha messo da parte il suo ‘ego’, come ribadito più volte: “Moncada dice sempre che mi sveglio arrabbiato e vado a dormire allo stesso modo. Diversi ex giocatori, quando arrivano, dicono sempre che sanno tutto. Io faccio il contrario. Inizio da zero e imparo. Non mi metto a fare l’allenatore. Io faccio il mio. Fino a oggi non ho mai parlato perché non avevo nulla da dire. Se vi do il mio numero? Non penso. Non mi serve qualcuno che mi protegge, faccio palestra tutti i giorni...". E se la ride. Zlatan ha blindato Theo, Maignan e Leao. “Tutto può succedere, ma posso dire che restano. Non abbiamo bisogno di vendere, anzi, noi vogliamo portare altri giocatori forti. Un anno fa la società ha acquistato 12 giocatori e ha messo una base importante. Ho scelto di non parlare con gli agenti, sono sempre bianco o nero. Invece Moncada e Furlani hanno anche il grigio. Buon per loro. Io arrivo da una scuola diversa, quella di Galliani e Raiola, ho meno pazienza di loro. Tutto ciò che facciamo, comunque, è investito nella prima squadra. E sono scelte condivise. Io, Moncada e Furlani lavoriamo insieme”. L’ultima battuta riguarda i post criptici sui social: “Ogni tanto lancio dei messaggi indiretti, ma dovrete fare come l’ispettore Clouseau e capire quello che voglio dire. Ogni tanto gioco anche io, ma rispetto a voi raggiungo cento milioni di persone…”. L'ultima frase la dice in inglese: "Finché sarò qui posso dire che "the future is bright'. Non so come si dice in italiano, ma avete capito cosa intendo dire". Il futuro è brillante. Parola di Zlatan. E giù il sipario.
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Ibra annuncia Fonseca: "È l'uomo giusto. Camarda meglio di me alla sua età. Zirkzee forte, ma..."
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