Sarà il suo primo Milan-Juventus da dirigente e, comunque vada, la gara di domani a San Siro Zlatan Ibrahimovic non la dimenticherà facilmente. Perché i tre punti in palio avranno un grandissimo peso per i rossoneri che vogliono rilanciare le loro chance in chiave scudetto o almeno non perdere ulteriore terreno dalla zona Champions. L’entusiasmo generato dalle imprese contro l’Inter e il Real Madrid la formazione di Fonseca lo ha dilapidato con le successive prestazioni deludenti e ora è lontano dalla vetta della Serie A. Non è fuori dalla corsa scudetto, ma se vuole rientrarci e dimenticare il 3-3 pre sosta contro il Cagliari, da ora in poi non potrà più sbagliare. Zlatan lo sa bene e negli ultimi giorni è stato spesso a Milanello. Senza parlare alla squadra, ma facendo sentire ai giocatore e al tecnico la sua presenza in un momento che potrebbe essere quello chiave della stagione. Un successo sui bianconeri farebbe vedere le cose (e la classifica) da un’altra prospettiva. Non siamo al dentro o fuori, ma quelli in palio domani sera non saranno tre punti... come gli altri. Non solo per Ibra, che a Torino ha giocato e vinto, ma anche per il resto del mondo rossonero.
Nello scorso dicembre Ibrahimovic è stato nominato da Gerry Cardinale senior advisor di RedBird, il fondo che controlla il Milan. In un anno scarso di lavoro ha inciso abbastanza, ma non quanto avrebbe voluto. Anche perché lui ragiona in termini di risultati ottenuti e di quelli non può essere soddisfatto. Insieme all’ad Furlani e al dt Moncada, è Zlatan a prendere le decisioni più importanti, ma è chiaro che, essendo lo svedese l’uomo di fiducia della proprietà, oltre a un ex campione che ha una bacheca impressionante, la sua parola “pesi” un po’ di più. Soprattutto nelle decisioni relative alla composizione della squadra. È inoltre toccato a lui, per esempio dopo le sconfitte contro il Parma e il Liverpool, presentarsi a parlare al gruppo, fare una chiamata a Theo e Leao per chiudere definitivamente il caso del cooling break oppure spronare l’attaccante portoghese in difficoltà dopo le panchine in campionato. Avrebbe voluto far sentire la sua voce anche in altre occasioni, ma ha evitato per non esautorare il ruolo dell’allenatore, che stima e con il quale ha un dialogo costante. Zlatan pensa che la stagione sia ancora lunga e che possa essere ricca di soddisfazioni. "Credo nel progetto - ha detto qualche giorno fa al magazine della Uefa - e in un Milan competitivo.
Questa è la stessa visione della proprietà: vogliono fare cose fantastiche, scrivere pagine importanti della storia del club. Voglio vincere e non mollerò fin quando non ci riusciremo". Parole che non lasciano dubbi sull’obiettivo e la determinazione dello svedese. La stessa grinta spera di vederla domani pomeriggio negli occhi dei suoi giocatori. Ai quali certo non ha bisogno di spiegare quanto “pesi” il match contro la squadra di Thiago Motta. Per il presente e il futuro del Diavolo in questo 2024-25. La sfida di Ibrahimovic è quella di portare la sua mentalità vincente a Milanello. Gli altri dirigenti sono già allineati con lui come testimoniato dalle dichiarazioni di Geoffrey Moncada a Dazn e Milannews: "Nella top cinque europea ci sono City, Liverpool, Bayern... insomma, i top club e noi vogliamo almeno provare a essere lì vicini. Con Ibra il rapporto è molto diretto e vuole sapere le cose senza perdere tempo. I rinnovi di Theo e Maignan? Abbiamo cominciato da due mesi le discussioni e posso dire che siamo messi bene. Nessuno vuole andare via dal Milan". La fame di indossare la maglia rossonera diventerà ancora maggiore se, dopo essere tornata a giocare con continuità la Champions League, la squadra ricomincerà a vincere con un certo ritmo. Come nel 2021-22 quando ha conquistato l’ultimo trofeo, lo scudetto numero 19. Zlatan era ancora in campo, leader del gruppo anche se non protagonista assoluto di tanti successi. Ora ha cambiato ruolo, ma dietro una scrivania ha lo stesso desiderio di alzare trofei. Anzi, forse più di prima.
Fonte: Gazzetta.it