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Calcio

Ibra striglia il Milan. Zlatan parla alla squadra: subito la svolta

Alessandra Gozzini
Ibra striglia il Milan. Zlatan parla alla squadra: subito la svoltaN/A
Toni calmi, ma dopo la sconfitta di Parma Zlatan ha chiesto ai suoi uomini di ritrovare le motivazioni. Leao e Theo devono dare la scossa

Zlatan Ibrahimovic, a Parma, era in veste di dirigente rossonero di riferimento: arrivato a poche ore dalla partita, aveva seguito il riscaldamento della squadra e si era dedicato alle interviste tv pre-gara, compreso il collegamento live con la Cbs americana, intervistato da Fabio Cannavaro. Più intenso ancora, e per Zlatan è stata una sorpresa, è stato il post-gara, quando al contrario pensava di rimettersi in macchina con il d.s. Moncada e tornare spensierato a Milano. La squadra aveva lasciato Parma in treno, con atmosfera inevitabilmente cupa. Ognuno, in auto o sul Frecciarossa, aveva i propri pensieri da elaborare.  Il confronto c’era già stato: Ibra e la squadra, nel silenzio dello spogliatoio, si erano già scambiati i rispettivi pensieri. O meglio, era stato Zlatan a dire la sua e i giocatori, molti dei quali ex compagni, ad ascoltare. Succede quasi sempre che Ibra – voce della proprietà per definizione dello stesso Cardinale – scenda nelle stanze riservate alla squadra e parli al gruppo. Stavolta però, dopo una sconfitta inattesa e una prestazione ancora più sorprendente, le parole hanno avuto un significato diverso. Parole, non urla. Decise ma senza alzare troppo i toni. Il discorso è stato comunque chiaro, e si può riassumere così: "La qualità c’è, la squadra è di fatto al completo, ora dovete essere motivati".

Per Ibra il gruppo è all’altezza e ha guadagnato in personalità, il mercato potrà aggiungere solo eventuali rifiniture. Concetti che aveva ribadito anche pubblicamente: "Abbiamo preso giocatori con carattere, che portano qualcosa in più anche dal punto di vista umano. Altri acquisti? Siamo al sesto giorno di sette...". Al di là di ulteriori eventuali innesti, è una questione di testa. Ed è il punto su cui Zlatan ha insistito di più. E’ il tema che è sembrato più urgente e su cui uno come Ibra non poteva non intervenire. Per i milanisti, e per Zlatan come e più di loro, giocare nel Milan deve essere un vanto e un orgoglio. Sbagliare atteggiamento è inaccettabile.  Ibra sa come ribaltare i tavoli dello spogliatoio: l’ultimo ricordo in tal senso è un ricordo felice, quando Zlatan rovesciò gli arredi dello stadio di Reggio Emilia dopo aver conquistato lo scudetto del maggio 2022. Non aver alzato i toni non significa essere stato comprensivo o aver giustificato la prestazione di Parma. Ibra è stato schietto come lo era stato Fonseca, che alla squadra aveva espresso le stesse identiche perplessità manifestate in pubblico: problemi di ordine tattico, di tenuta difensiva e soprattutto di atteggiamento, di spirito, di volontà di giocare e battersi insieme.  Messa così, il problema è ancora più serio. Non è questione di capacità, né di uomini: la squadra non fa fronte comune perché non è pronta al sacrificio. Troppi singoli non hanno avuto la voglia di correre in soccorso del compagno. Leao aveva avviato il raddoppio gialloblù con un’apertura sbilenca, Theo sembrava frenato nei recuperi.

Dopo l’errore Rafa si era sdraiato a terra confortato da Fofana e Calabria, Hernandez – dopo il definitivo 2 a 1 – si era limitato ad allargare le braccia. Sono loro, i due giocatori di maggior talento, da cui il Milan vuole farsi trascinare. E che invece due giorni fa sono stati il freno principale. Rafa e Theo potevano essere coinvolti in trattative estive di mercato ma per entrambi non sono arrivate offerte all’altezza. Il club avrebbe valutato solo proposte da capogiro, che però non sembrano esserci state. Rafa non ha mai parlato in pubblico del proprio futuro, ma la società ha più volte assicurato sulla volontà del portoghese di rimanere a Milano. Theo, dal ritiro della Francia in pieno Europeo, era stato più criptico: da allora però nessun segnale di irrequietezza. Al contrario ha posato sorridente come testimonial della nuova terza maglia rossonera. Ibra sembra non essersi rivolto a nessuno in particolare, ma Theo e Leao sono inevitabilmente i principali destinatari del suo appello motivazionale. Il talento non è tutto, anzi, non è niente senza applicazione. Ibra più di tutti lo sa. E lo ha ricordato alla squadra.

Fonte: gazzetta.it