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Calcio

Il Liverpool vuole Thuram, ma lui vede solo l'Inter: "San Siro è casa mia"

Filippo Conticello
Il Liverpool vuole Thuram, ma lui vede solo l'Inter: "San Siro è casa mia"N/A

Marcus Thuram è un ragazzo di mondo, curioso e viaggiatore come papà Lilian. Francese ma pure un po' italiano. Parmigiano di nascita, catalano di formazione. Prima gioventù a Torino, primi gol in Borgogna e Bretagna, nuova fioritura milanese dentro all'amatissimo San Siro. Il centravanti è fatto così, un'ape che vola di fiore in fiore, in passato ha trovato il sole perfino in un grigio Land della Renania. Ha iniziato a cambiare città seguendo il padre-campione, ma anche da quando bada a se stesso non ha mai messo profonde radici. In questo vagabondare palla al piede, però, pare ora aver trovato in San Siro un posto "definitivo".

Lo abita da un anno e mezzo in nerazzurro e, con fare stranito, ci è tornato domenica sera da "straniero": per Thuram junior il Meazza è diventato davvero un luogo dell'anima. Fa battere il cuore perfino più dello Stade de France, che è uno inno al patriottismo e alla grandeur, proprio lì a Parigi dove Marcus conserva ancora la prima residenza. Certe sensazioni non sono cambiate nonostante per una volta non giocasse da interista, ma con addosso la maglia Bleus della nazionale di Deschamps. Così, dopo aver battuto l'Italia e complicato la Nations ad alcuni "fratelli", Barella-Bastoni-Frattesi-Dimarco, Thuram ha ribadito in zona mista questa passione: "Io amo questo stadio, io amo San Siro", ha detto con un sorriso largo così.  La dichiarazione pesa ancora di più se calata dentro alla stagione dell'Inter, ancora distante dalle vette della seconda stella, e al suo momento personale: Marcus non la mette dentro in casa da un mese e mezzo, un'eternità pensando all'inizio di campionato folgorante da 7 centri in 7 partite. Dopo il tris contro il Torino del 5 ottobre, si sono fermate le esultanze in casa. Reti a parte, però, gran parte della produzione offensiva di Inzaghi passa da lui, soprattutto in questi mesi di Lautaro calante e ThuLa azzoppata.

Da Marcus arrivano rigori, sterzate e progressioni come domenica nel cuore della difesa di Spalletti, assist come quei due dispensati contro la Juve. Insomma, la crescita è evidente, globale e senza apparenti limiti: a inizio 2023-24 il francese era solo un'occasione da cogliere a parametro zero, adesso si è trasformato in una delle migliori punte in vetrina nel Continente. Lo guardano ovunque, soprattutto in Premier, soprattutto a Liverpool: già ai tempi di Klopp pensavano a lui e lo staff di Thuram sa bene che il vecchio apprezzamento resiste, anzi è pure cresciuto in stagione. Tra l’altro, l'amichetto d'infanzia Chiesa si è trasferito proprio sulle rive del Mersey, con poca fortuna a dirla tutta: assieme al coetaneo Federico, il piccolo Marcus giocava a bordo campo al Tardini.  Sulla testa del centravanti interista c'è pur sempre la vecchia maxi-clausola da 85 milioni aggiunta al contratto con scadenza 2028, ma è proprio l'amore per i nerazzurri (e per San Siro) che lo rende sordo a eventuali corteggiamenti. Al momento Thuram vede solo l'Inter e si è dato una missione precisa: trascinare la compagnia più dell'anno passato, guadagnare maggiore centralità nell'attacco dopo una stagione da cavalier servente di re Lautaro.

Così facendo, punta a superare il record personale di reti. Sono le 16 dell'ultimo anno al Borussia, adesso siamo già a 8. Un piccolo infortunio alla caviglia con il Torino ha rallentato la corsa iniziale da top, l'ultimo centro è invece quello di oro massiccio del 23 ottobre sul sintetico di Berna. Sabato si riprende la A a Verona, ma Marcus è già felice alla semplice idea di tornare ad allenarsi da oggi: "Quella contro l'Italia era una partita speciale per me: giocavo contro i miei fratelli, è stata una cosa stranissima. Ma voglio bene a tutti loro e li ritrovo con piacere". A Khephren, che fratello lo è di sangue, saranno fischiate le orecchie 150 chilometri più a est, nella Torino cara a babbo Lilian. Il resto delle sue parole, poi, si è concentrata sulla bagarre scudetto, visto che in nazionale lo ha rimarcato (meno bene) quella roccia di Buongiorno: "Avevo una nuova battaglia da combattere contro di lui, mi ha tenuto benissimo qua una settimana fa in campionato in Inter-Napoli. Spero che l'infortunio di Calha non sia molto grave e che possiamo recuperarlo velocemente". Prima della sfida di domenica aveva confidato ai suoi un po' di umana preoccupazione: temeva qualche fischio italiano, sarebbe stato un colpo al cuore. Alla fine, uscendo con tutona griffata di pelle da circa 10mila euro, ammiccava anche per lo scampato pericolo: San Siro è proprio "casa" e non lo ha tradito.

Fonte: gazzetta.it