Il derby d’Italia è diventato un po’ anche il derby degli assenti (o degli infortuni, fate voi): mancano tanti giocatori, e importanti, sia all’Inter che alla Juve. Se cerchiamo i motivi di tutti questi problemi fisici, entriamo in una questione grande come il calcio e sulla quale non esistono certezze. Di sicuro si gioca molto, troppo, decisamente di più rispetto al passato, e ne pagano le conseguenze soprattutto le squadre che partecipano alle coppe. Come bianconeri e nerazzurri, appunto. C’è chi attribuisce responsabilità anche all’intensità crescente delle partite, ma su questo è legittimo avere dubbi: come spiega qui Sebastiano Vernazza, la Serie A viaggia a ritmo ridotto rispetto agli altri grandi campionati europei; da noi ci sono meno aggressività, meno pressing, meno duelli. Se pensiamo che la colpa di tutti questi guai fisici sia la frenesia del calcio moderno, insomma, rischiamo di andare sulla strada sbagliata, almeno in Italia. Qui però, più che delle cause degli infortuni, vogliamo discutere dei loro effetti: quanto peseranno le assenze su Inter-Juve?
E, soprattutto, chi ne soffrirà di più? Fino a qualche giorno fa, Motta sembrava dover affrontare difficoltà molto superiori rispetto a Inzaghi. Ai bianconeri mancano un giocatore fondamentale, un pilastro, l’anima difensiva della squadra, Bremer; uno che un pilastro lo stava diventando, non a caso era ormai intoccabile, Koopmeiners; un uomo di talento e fantasia, quello che poteva inventare la giocata decisiva in ogni momento, Nico Gonzalez. Domenica a San Siro sarebbero stati tutti titolari, questo è sicuro (o quasi sicuro: Thiago ama sorprendere, magari lo avrebbe fatto anche stavolta, chissà). La Juve non avrà nemmeno Douglas Luiz, ma sostenere che questa sia un’assenza rilevante è fuori luogo: nelle prime dieci partite stagionali, prima dell’infortunio che lo ha escluso dalla gara con lo Stoccarda e lo terrà fuori dalla sfida contro l’Inter, il brasiliano aveva giocato dall’inizio appena due volte, e complessivamente era rimasto in campo 312 minuti su 900. Nella prima parte di stagione, insomma, è stato una riserva a tutti gli effetti, e quando è stato utilizzato ha avuto un rendimento deludente. Pur continuando a pensare che sia un calciatore di grande qualità, e che prima o poi le sue doti debbano emergere anche a Torino, al momento l’assenza di Douglas Luiz non può essere considerata grave come le precedenti che abbiamo citato. Da questo punto di vista, fino a qualche giorno fa l’Inter sembrava vivere in un mondo a parte: un mondo felice. Qualche acciacco l’aveva sofferto anche la squadra di Inzaghi, ma l’anima del gruppo era rimasta intatta. Poi, nella trasferta di Roma, l’uno-due che ha cambiato tutto: in un quarto d’ora sono finiti fuori prima Calhanoglu e poi Acerbi. E a Berna si è fermato anche Carlos Augusto ("sapevamo che il campo sintetico avrebbe presentato dei rischi", ha detto Inzaghi, ma domenica all’Olimpico c’era l’erba e gli infortuni sono stati due).
Complessivamente si può dire che le assenze condizionino più la Juve dell’Inter. È una questione numerica, ma non solo: se a una squadra ancora in cerca d’identità, con un allenatore nuovo, si tolgono i punti fermi, le conseguenze non possono non essere pesantissime. E Bremer e Koopmeiners - assieme a Kalulu, Cambiaso e Vlahovic - erano l’asse portante della nuova Juve. Particolarmente grave l’infortunio del brasiliano, anche per la sua gravità: perdere uno come Bremer per tutta la stagione rischia di condizionare il cammino della squadra di Motta, né si può pensare di rimpiazzare uno così sul mercato di gennaio. Nell’economia della partita di domenica, però, c’è un’assenza che pesa più di ogni altra: quella di Calhanoglu. E il motivo è semplice: benché l’Inter abbia un organico completo e ricco in ogni reparto - più volte abbiamo sostenuto che ha due formazioni comunque fortissime - il turco per Inzaghi è l’unico uomo davvero insostituibile. Perciò l’allenatore nerazzurro sta continuando a studiare chi schierare là in mezzo nella gara contro la Juve. Nell’immediato Simone ha puntato su Barella, che ha occupato la posizione con applicazione sia a Roma che a Berna. Ma è una scelta che penalizza l’Inter per due motivi: uno, Nicolò non ha le caratteristiche per far girare la squadra; due, se gioca in quel ruolo l’Inter perde il dinamismo e la ferocia agonistica che l’ex cagliaritano esprime quando viene utilizzato da interno, da mezzala. Contro la Juve, Inzaghi impiegherà Asllani (è il sostituto naturale del turco, ma nemmeno lui sta bene) oppure Zielinski (quasi un novizio in quella posizione). Chiunque giochi, non sarà paragonabile a Calhanoglu: lui è insostituibile.
Fonte: Gazzetta.it