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Calcio

Il ritorno di Ibrahimovic a Milanello: consigli e carezze per Leao

Marco Guidi
Il ritorno di Ibrahimovic a Milanello: consigli e carezze per LeaoN/A
Lo svedese, all’allenamento con Moncada, “confessa” il suo Milan: colloqui singoli coi giocatori, Rafa in testa, e complimenti allo staff tecnico

E all’improvviso arriva Ibra. Non è un film, sebbene tutta la vita dello svedese, anche quest’ultimo capitolo dietro la scrivania da senior advisor di RedBird, sia degna di una pellicola. Merito del personaggio, attore protagonista pure oggi che in campo non regala più prodezze. Zlatan Ibrahimovic ieri è tornato a Milanello, ha assistito all’allenamento mattutino insieme al direttore tecnico Geoffrey Moncada, quindi si è intrattenuto con i giocatori. Colloqui individuali, ma sempre informali. D’altronde Ibra, fino a un anno e mezzo fa, per molti era un compagno di squadra. Anche e soprattutto per Rafael Leao, che ancora giovanissimo era stato preso sotto l’ala protettiva dello svedese, tornato al Milan nel 2020. Rafa era sbarcato a Milano solo qualche mese prima con le stigmate della bella promessa, ma al primo impatto con la Serie A faticava a imporsi. Normale a 20 anni, anche per un talento fuori dal comune. Ibrahimovic ne aveva intuito le grandi potenzialità e la vicinanza del campione ha fatto poi crescere Leao mese dopo mese, sino a trasformarlo nel miglior giocatore della Serie A 2021-22. L’annata dello scudetto rossonero, quando Rafa pareva destinato a diventare un top a livello mondiale. Innegabile che da allora qualcosa non sia andato per il verso giusto, anche se non si era mai arrivato ai "bassi" odierni, con il portoghese che addirittura non è nemmeno più sicuro del posto da titolare. Domani con il Bologna, se come pare si giocherà, Leao dovrebbe partire dalla panchina, con Okafor dal 1’.

Come contro l’Udinese. Chiaro che la scelta non possa piacere a Rafa, sostituito dopo un’ora anche in Champions League con il Bruges. Ibra l’ha rassicurato, cercando di fargli capire come la maturazione di un calciatore passi pure attraverso momenti come questo. A 25 anni Leao deve reagire da campione: da una parte accettando le scelte dell’allenatore, con cui i rapporti si sono logicamente fatti più freddini (da qui anche l’intervento pacificatore della società, prima con l’ad Giorgio Furlani e ora con Zlatan), e dall’altra portando rabbia positiva in campo. Un po’ come era successo con la Lazio, quando Rafa entrò a partita in corso e realizzò la rete del pareggio. L’unica, fin qui, nel suo 2024-25 sottotono. "Anche io calciavo male, fino a quando non ho trovato Fabio Capello – ha detto Ibrahimovic a Sky prima della gara col Bruges -. Poi ho iniziato a calciare bene. Leao prova a migliorare e ha sempre persone che lo aiutano". A cominciare proprio da Zlatan. Quella di Ibrahimovic a Milanello, però, in generale è stata una visita molto diversa dall’ultima, risalente a più di un mese fa. Allora il Milan si preparava al derby con l’Inter dopo il rovinoso ko in Champions contro il Liverpool. La tensione si toccava con mano e le voci sulla panchina traballante di Fonseca si moltiplicavano. Zlatan, anche dall’alto della sua esperienza di campione, volle stare vicino alla squadra, tranquillizzarla e al contempo motivarla in vista di una partita così delicata. E a giudicare dal risultato, la missione fu compiuta egregiamente. Il Diavolo vinse la stracittadina, anche se poi la doppia sconfitta con Leverkusen e Fiorentina prima della sosta fece ripiombare presto i rossoneri nell’occhio del ciclone. Al ritorno dalla pausa per le nazionali, Ibra ha poi voluto lasciare campo libero a Fonseca, per legittimarlo ulteriormente agli occhi della squadra. Niente visita a Milanello e, invece, lo sfogo del tecnico nella conferenza stampa della vigilia della sfida con l’Udinese. Strategia azzeccata, dato che il Milan ha battuto in serie i friulani e poi il Bruges in Coppa. Ieri, dunque, Zlatan è tornato all’allenamento per complimentarsi con tutto il gruppo, a cominciare dallo staff tecnico per finire con i giocatori, dal primo all’ultimo. Un caloroso incitamento a continuare così, da raccogliere già domani contro il Bologna, come fosse il gol dell’1-0. Firmato Ibrahimovic, naturalmente. Non più bomber in campo, ma voglioso di essere provvidenziale anche fuori.

Fonte: Gazzetta.it