Ieri mattina alle 11 l’aereo di Dan Friedkin si è alzato in volo da New York, dove invece stava albeggiando, verso le 6. E in molti hanno pensato che la direzione fosse proprio Roma, per mettere fine alla storia di Juric e cambiare ancora una volta in corsa le carte in tavola. Del resto, anche nei due loro precedenti esoneri - quello di José Mourinho prima e quello di Daniele De Rossi poi - il modus operandi era stato sostanzialmente questo, con la decisione arrivata due giorni dopo il patatrac (la sconfitta con il Milan per il portoghese, quella con il Genoa per DDR). Ed invece il Gulfstream G650, il jet privato del proprietario giallorosso, non ha preso la rotta verso est ma è andato dalla parte opposta, ad ovest, destinazione la California ed in particolare Los Angeles. E lì sono stati fino a ieri sera tardi, probabilmente più presi dagli interessi personali che dalle questioni giallorosse. O forse proprio per interessi romanisti...
Del resto, i Friedkin una delle cose a cui hanno sempre tenuto molto è l’immagine e la considerazione della gente. E sapere di avere contro un’intera tifoseria (che domani continuerà nella sua contestazione) non gli va proprio a genio. Ma non è certo Juric il colpevole di questa situazione, piuttosto l’assenza continua dei due proprietari. Le cui sortite nella Capitale sono sempre più rare e da dove mancano oramai dal 18 settembre, giorno dell’esonero di De Rossi, dopo il quale hanno deciso di ripartire senza neanche assistere a Roma-Udinese per timore di essere contestati. Ma che qualcosa con Roma si sia rotto lo si era capito anche prima. Dalle presenze che si contano sulle dita di un mano (esonero di Mou, Roma-Sassuolo e Roma-Feyenoord) all’affitto disdetto della casa dei Parioli. Se prima Roma era l’ombelico (soprattutto di Ryan, che era praticamente fisso nella Capitale) adesso sembra essere solo un dolce fastidio...
Domani, infatti, sulla panchina giallorossa continuerà ad esserci Ivan Juric, per la sua nona partita alla guida della Roma (finora il suo ruolino di marcia recita tre vittorie, due pareggi e tre sconfitte). L’allenatore croato parlerà in conferenza stampa questa mattina, alle ore 12, e finirà inevitabilmente per toccare ancora anche l’argomento-esonero. Nell’entourage di Juric c’è la consapevolezza di un momento di grande precarietà, ma si avverte anche la sensazione di una fiducia a termine. A prescindere anche dal risultato di domani sera, contro i granata di Vanoli. Insomma, anche dovesse portare a casa una vittoria, per Juric quella di domani potrebbe essere l’ultima partita alla guida dei giallorossi. Insomma, silenzio assoluto. Come quasi sempre, del resto. Dan e Ryan non amano infatti apparire, ma neanche comunicare. Forse anche per timore di sbagliare, considerando che quando lo hanno fatto (l’ultima volta il comunicato del 23 settembre scorso) hanno fatto evidenti danni. Hanno comunque deciso di non intervenire, probabilmente anche per mancanza di alternative. Almeno per ora, perché in realtà a Los Angeles ha sede la Retexo, la società di Charles Gould, l’uomo degli algoritmi, quello che ha suggerito a Dan prima l’arrivo di Tiago Pinto e poi di Florent Ghisolfi, i due ultimi direttori sportivi giallorossi (anche se il portoghese aveva il ruolo di general manager e il francese quello di responsabile dell’area tecnica). Scelti sulla base dei numeri, dei dati e delle statistiche. Ed allora Dan e Ryan potrebbero essere lì proprio per studiare la situazione e trovare insieme al loro uomo di fiducia una soluzione nuova, esterna, un allenatore che non sia nessuno dei candidati attuali: non De Rossi (a cui i Friedkin dovrebbero chiedere sostanzialmente scusa, fattispecie che non rientra nel loro modo di fare o pensare), ma neanche Ranieri, Mancini, Terzic o Sarri. Un vero e proprio mister X che potrebbe saltare fuori presto, magari già venerdì prossimo, subito dopo Roma-Torino.
Fonte: Gazzetta.it