"Giulio, Giulio, Giulio", se si chiudono gli occhi per un momento è facile immaginare questo coro che si sprigiona dalla curva Ferrovia e risuona in tutto lo stadio Picco.
È un coro particolare, diverso dagli altri, perché è composto da un solo nome, quello del capitano dello Spezia: Giulio Maggiore. Nessun soprannome, nessun inno elaborato, solo un nome, quello del ragazzo solare, ma riservato che ha conquistato i cuori del pubblico spezzino fin dal suo debutto.
Da tifoso a capitano
Per i sostenitori dello Spezia, Maggiore non è solamente la guida della squadra, ma è prima di tutto un ragazzo della città, un amico, un punto di riferimento, l’incarnazione di un ideale, quello di fedeltà e amore per la maglia che da sempre rappresenta per la tifoseria spezzina un valore assoluto. E questo Maggiore lo sa bene, è una cosa che gli si legge sul viso non solo quando scende in campo, ma anche quando passeggia per il centro città, perché per lui indossare quella fascia rappresenta un impegno a cui non venire mai meno.
"La fascia pesa senza dubbio perché fare il capitano nella squadra della città è una bella responsabilità - ci racconta a "Piedi X Terra" - ma quando entri al Picco con la fascia è una grande emozione".
Un predestinato, con lo Spezia nel destino
Un destino già scritto quello di Maggiore fin dai primi calci al pallone con gli amici al campetto di Montepertico, nel quartiere del Favaro alla Spezia, dove il papà Luca, guardandolo giocare, aveva già capito che nel suo futuro ci sarebbe stata la divisa da calciatore. Un predestinato che, tra rinunce e scelte spesso difficili per un ragazzo così giovane, ha saputo sempre trovare la strada giusta per fare emergere il proprio talento. Nel passato del ventitreenne spezzino, infatti, sono diversi gli episodi che lo hanno visto dire di "no" a occasioni importanti, con una consapevolezza e una maturità inaspettate.
La prima volta a 14 anni quando, dopo essere stato selezionato dal Milan, sente di non essere a suo agio lontano da casa scegliendo così di tornare alla Spezia e di proseguire la carriera calcistica in maglia bianca. Mentre la seconda, forse ancora più impressionante, quando nel 2017 davanti a una convocazione ai Mondiali under 20 preferisce rinunciare alla partenza per la Corea del Sud per poter sostenere l'esame di maturità.
Scelte nette e ponderate, che lo hanno visto spesso oggetto di critiche, ma che, allo stesso tempo, non gli precluderanno la possibilità di arrivare in Serie A TIM, col debutto il 20 agosto 2020, e di vestire la divisa della Nazionale con il ct Paolo Nicolato, che farà di lui uno dei suoi uomini chiave nel centrocampo nell'under 21.
"Nessuna scelta alla fine mi ha penalizzato e sono riuscito a togliermi le soddisfazioni lo stesso". Un commento lucido e razionale che ti porta a chiederti se al posto di Maggiore avresti avuto la stessa maturità di capire quali sarebbero state le scelte più opportune per te.
Una personalità, concreta e decisa, che traspare anche solo parlando pochi minuti con Maggiore e che ti fa capire come non solo il pubblico, ma anche i suoi compagni di squadra abbiano deciso di affidarsi a lui.
L'esempio più calzante forse lo dà l'amico e collega Luca Vignali, quest'anno in prestito al Como, che a Giulio è legato dalle giovanili tanto da diventare quasi una sorta di fratello più grande. Il difensore, in un audio messaggio, gli ricorda il primo gol segnato in Serie A TIM arrivato lo scorso febbraio proprio contro al Milan e con al braccio quella fascia che pochi mesi dopo Claudio Terzi gli avrebbe lasciato definitivamente in eredità.
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Talento e una carriera in ascesa che però non gli fanno montare la testa perché Giulio è da sempre uno che preferisce restare con i #piediXterra e nella promessa che fa a se stesso, e che noi costudiremo senza fare spoiler, c'è l'essenza di un capitano che continua a guardare il calcio con gli occhi di quel bambino che giocava spensierato nel campetto di periferia.