Gli effetti a lungo termine li scopriremo più avanti, i primi sintomi però già ci dicono che gestire il doppio impegno campionato-Champions, almeno ad altissimo livello, può essere un problema. Soprattutto ora che la massima competizione europea ha allargato i suoi confini agonistici affollando ancora di più il calendario. La prima influenza stagionale ha messo a letto l’Inter nel derby: la squadra di Inzaghi è sembrata svuotata, incapace di applicare quelle sue caratteristiche da "fluido non newtoniano" - solidissima quando aggredita con violenza, avvolgente quando può attaccare - che la rendono una candidata seria al trono d’Europa. Il pensiero è andato subito alla spesa psico-fisica lasciata alle casse dell’Etihad Stadium: il prezioso pareggio in casa del Manchester City è costato energie mentali per contrastare il gioco ipnotico di Guardiola e atletiche per tenere a bada i mostri di Pep. È difficilissimo, se non impossibile, preparare un’altra sfida capitale da giocare tre giorni dopo, come capitato all’Inter, in termini di concentrazione, applicazione, freschezza fisica. Poi i problemi di Inzaghi probabilmente in questo momento vanno oltre il semplice doppio impegno appena cominciato - il Lautaro opaco, la difesa non più ermetica, la regia meno limpida - ma di certo il calendario non aiuta. Come non ha aiutato lo stesso City e l’Arsenal (che aveva pareggiato in casa dell’Atalanta), impegnate nel partitone di giornata di Premier. E anche qui, qualche sintomo è emerso. L’espulsione di Trossard per aver buttato via il pallone (seconda ammonizione) è uno starnuto, ma anche un piccolo segnale di "abbandono" del focus mentale. Peggio è andata a Rodri: stagione finita per la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro. E sembra quasi una beffa del destino: lo spagnolo, forse Pallone d’oro in pectore, giusto alla vigilia della partita con l’Inter aveva denunciato una volta di più dei ritmi troppi intensi cui sono sottoposti i calciatori d’elite minacciando lo sciopero della categoria. E sottolineando, peraltro, i rischi sulla salute mentale dei giocatori, più che su quella fisica. Rodri aveva persino giocato poco, finora: con l’Inter la sua prima partita intera, 66 minuti totali in Premier. Guardiola ha provato a preservarlo, dopo l’ultimo Europeo vinto da protagonista con la Spagna, come sta ancora facendo per esempio con Foden o Stones: non è bastato. Il tema non è nuovo: Carlo Ancelotti in estate ha ricordato la necessità di riposo e ipotizzato di dare dei giorni di riposo "non previsti" ai giocatori durante la stagione. Anche lui, come Inzaghi, deve ancora risolvere qualche problema: il primo è che il Barcellona ha sempre vinto finora in Liga (ma ha appena perso il portiere Ter Stegen), il secondo è quello di riuscire a trovare una collocazione a tutti i suoi talenti e far convivere forse i due migliori giocatori del mondo (che però incidentalmente occuperebbero la stessa casella tattica). Così il Real Madrid, pur non avendo ancora perso, è già lontano 4 punti dalla vetta: più di quanto l’Inter disti dal Torino capolista in Serie A. Persino il Psg, di solito cannibale in Francia, ha lasciato punti per strada, anche perché Luis Enrique a Reims ha risparmiato gran parte dei titolari, ma si ritrova in compagnia di Monaco e Marsiglia in testa. Altri non hanno sentito il peso del doppio impegno (Bayern, Liverpool, Leverkusen, lo stesso Milan...) ma la strada è lunga. Anzi, lunghissima: la super Champions costringerà a concentrarsi su ogni singola partita, e sono otto nel girone, perché c’è l’avversario di giornata e ci sono quelli di classifica, per la quale conterà (e forse pure parecchio) la differenza reti. Chi gioca in Coppa è di norma chiamato a correre anche per vincere il campionato. Per staff tecnici e giocatori la vera sfida sarà saper dosare le energie senza perdere efficacia. Altrimenti i sintomi diventeranno epidemia.
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Inter, City, Real, Psg... come è difficile dominare in campionato e in Europa
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