Il concetto è chiaro, del resto quel "voglio una squadra ancora più feroce" di Simone Inzaghi il giorno prima del raduno vale più di un manifesto programmatico. L’Inter vuole andare oltre se stessa. E per farlo deve cambiare, deve aumentare i giri del motore, modificare un qualcosa che pure ha funzionato benissimo. Perché l’obiettivo, oltre alla logica ricerca del bis scudetto in Italia, è l’Europa. Non significare vincere, ma certo neppure mettere la Champions League in secondo piano. Non è un mistero dire che la nuova proprietà, Oaktree, abbia un’attenzione particolare alla visibilità che le competizioni internazionali possono offrire. Non è solo un fatto legato agli incassi, ma è figlio di una logica che vuole in prima fila lo sviluppo del marchio e di tutte le attività commerciali possibili. E nulla come la Champions – o come il Mondiale per il club della prossima estate – può garantire questo trampolino. Il concetto è stato recepito da tutti, ad Appiano. E quindi dai dirigenti e da Inzaghi stesso. Anche seguendo questo ragionamento sta nascendo un’Inter che non è mai stata così lunga. Ci sono almeno tre ruoli, rispetto alla scorsa stagione, in cui i titolari designati hanno ora alle spalle un’alternativa più che valida, in grado anche di prendersi il posto al sole: Martinez con Sommer, Zielinski con Mkhitaryan, Taremi con Thuram. E a questo terzetto va aggiunto almeno un quarto giocatore, Frattesi, l’anno scorso marginale nelle rotazioni in campionato. Perché un anno fa in testa c’era la “fissa” della seconda stella, obiettivo praticamente dichiarato da tutti fin dal primo giorno. E questo ha inevitabilmente portato il tecnico a compiere delle scelte a favore della Serie A, anche a costo di completare un girone di Champions schierando spesso le alternative, fino a veder sfumare il primo posto in classifica. Ecco: questo aspetto cambierà. Lo dicono la logica, il processo di crescita, la costruzione della squadra. Cambierà e Inzaghi se ne è fatto garante. Si vedrà un’Inter diversa. Nel torneo scorso ci sono stati 10 giocatori che hanno superato i duemila minuti solo in campionato. Gli stessi della Juve, che non aveva le coppe da disputare e quindi non aveva motivo di “ruotare”. E più del Milan, che ha avuto un solo giocatore sopra i 2800 minuti contro i tre di Inzaghi. L’Inter non può permettersi un’andatura simile, la prossima stagione. Per due motivi. Il primo è di natura fisica: per gestire una prima fase Champions più lunga, per arrivare freschi ai turni a eliminazione diretta e a maggior ragione in ottica Mondiale per club, servirà gestire il minutaggio. E dunque “utilizzando” in questo senso anche il campionato. Gli acquisti di Taremi e Zielisnki soprattutto garantiscono un livello di affidabilità che un anno fa Sanchez (e neppure Arnautovic) in attacco, e Klaassen/Sensi a centrocampo hanno saputo offrire. Il secondo motivo - e qui arriva il compito di Inzaghi - è anche quello di tener conto degli equilibri di spogliatoio. Per intendersi: sarebbe impossibile spiegare a Frattesi un’altra stagione come la scorsa. E sarebbe difficile farlo anche con Bisseck o con Asllani, cresciuti dietro ai titolari e vogliosi di vetrina. E allora lunga vita al turnover, una scelta e allo stesso tempo un’esigenza. Per rivincere Inzaghi avrà bisogno di tutti. Per farsi largo in Europa, ancor di più. È la missione della prossima stagione: un’Inter più feroce, appunto.
Fonte: Gazzetta.it