San Siro, con la sua voce vissuta dopo 98 anni di vita, ha qualcosa da dire: il “Meazza” può diventare a sorpresa uno dei protagonisti di settembre. A metà mese, probabilmente venerdì 13, Milan e Inter incontreranno Beppe Sala, sindaco di Milano, per parlare dello stadio. "Stiamo mettendo insieme la mia agenda e quelle dei club - dice il sindaco di Milano -. Anche noi abbiamo necessità di capire cosa vogliono e possono fare. La nostra proposta a questo punto è solida. Il prezzo? Non lo stabiliamo noi ma l’agenzia delle entrate che ha un incarico formale. Non sto parlando dello stadio, ma anche dell’area attorno dove l’ipotesi non è una sola, quindi ha il suo bel da fare". Il momento, se non decisivo, è molto importante. I due club valutano tutte le opzioni sul tavolo e la sorpresa è soprattutto in casa Milan. Dopo (molti) mesi in cui la costruzione di un nuovo stadio a San Donato è stata l’unica ipotesi considerata, molto più avanzata di quella dell’Inter a Rozzano, ora la ristrutturazione di San Siro sembra pronta a tornare d’attualità.
Milan e Inter il 9 agosto hanno inviato una lettera co-firmata a Sala. Nella lettera hanno confermato di valutare due ipotesi, oltre alla costruzione dei loro impianti privati: la realizzazione di un nuovo stadio sull’area di San Siro, con conseguente rifunzionalizzazione del Meazza (è l’antica idea di costruire un impianto di fianco all’attuale San Siro) e la riqualificazione dello stadio attuale. Una riqualificazione che molto probabilmente si baserebbe sul progetto presentato a giugno da WeBuild, giudicato “straordinario” da Sala. Prevede tre anni di lavori, con riduzione della capacità dello stadio e la creazione di 10.000 posti premium nella zona del primo anello. Non solo: installazione di una struttura all’esterno, collegata allo stadio, per museo e ristorante; messa in sicurezza del terzo anello; costruzione, sempre al terzo anello, di bagni e ascensori. Questo piano alternativo in estate ha preso forza per i vantaggi che darebbe ai club. Quali sono? I costi, stimati tra 300 e 400 milioni, contro il miliardo dell’eventuale stadio del Milan a San Donato.
La possibilità di dividere la spesa tra due club. I 10.000 posti hospitality, con conseguenti introiti XL. La durata limitata dei lavori - tre anni – e il fatto che i club acquisirebbero la proprietà dello stadio. I lavori procederebbero a tappe, senza chiudere lo stadio, che ospiterebbe la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Milano-Cortina. Milano, invece, dovrebbe rinunciare alla finale di Champions 2027: l’Uefa non ha ricevuto comunicazioni ma è pronta al piano B. Allo stesso tempo San Siro perderebbe i concerti estivi – l’estate sarebbe il clou dei lavori – con conseguente perdita di guadagni. E allora, chi deciderà se dare il via a questo piano alternativo? Milan e Inter dovranno ovviamente decidere insieme: andare per la propria strada – il Milan a San Donato con il suo moderno stadio di proprietà, l’Inter a San Siro o costruendo a Rozzano – oppure affrontare insieme la ristrutturazione. Lo faranno a breve, probabilmente non il 13 settembre ma a breve. Negli ultimi mesi l’Inter ha vissuto una silenziosa rivoluzione societaria: da Suning a Oaktree, dalla Cina agli Stati Uniti, da un presidente collegato al telefono a un pool di manager del fondo californiano che si alternano quasi giornalmente nella sede di viale della Liberazione per approfondire fino al minimo dettaglio della gestione quotidiana.
Un club calcistico è un mondo nuovo per Oaktree che, nonostante le ampie deleghe ai dirigenti, a partire da quelle al presidente Beppe Marotta, vuole tenere ben salde le mani sul volante. Insomma, è cambiato il modello e, di conseguenza, il dossier stadio è diventato ancora più centrale: dalla possibilità di dotarsi di un impianto più moderno rispetto all’attuale San Siro dipende, in parte, la rivalutazione del valore della società, obiettivo dichiarato di Oaktree. Per questo, i nuovi proprietari nerazzurri non vogliono rinunciare all’idea di uno stadio di proprietà da costruire giusto al confine tra Rozzano e Assago (l’Inter ha ottenuto una proroga per il diritto di esclusiva dell’area di proprietà della famiglia Cabassi fino al 31 gennaio 2025), senza però escludere la possibilità di un San Siro-bis, come esplicitamente scritto nella lettera al sindaco. Proprio a Sala i dirigenti di Oaktree, assieme all’a.d. corporate Alessandro Antonello, ribadiranno la posizione del club campione di Italia: la riqualificazione del vecchio San Siro è da considerarsi solo una delle possibili strade da imboccare, non certo l’unica. Il Milan, come l'Inter, è in fase di valutazione. Lo stadio è sempre stato una priorità per Elliott e poi RedBird, la chiave per un futuro più ambizioso.
Il Milan ha studiato tanti impianti all'estero - su tutti, il Tottenham Stadium - e ha investito sul dossier stadio. Ha stretto un accordo con CAA Icon, società di consulenza nel management dello sport, leader mondiale, e per il progetto di San Donato ha scelto Manica, grande studio specializzato internazionale. Ha speso 40 milioni per l'acquisto dei terreni e preso decisioni su struttura e forma dello stadio, aree hospitality, ristoranti, spazi per i tifosi. Per questo, la riapertura all'ipotesi San Siro, mai cancellata nelle dichiarazioni ufficiali ma superata nei fatti, ora colpisce. E ora, che succederà? La vecchia ipotesi della realizzazione di un nuovo stadio sull’area di San Siro è di retroguardia - è stata giudicata non percorribile in passato e poco è cambiato da allora - ma la ristrutturazione del Meazza ora è decisamente sul tavolo. Tra 10 giorni, la prima risposta.
Fonte: Gazzetta.it