Per entrambi non sarà una partita come le altre e, se anche arriverà l'atteso scudetto della seconda stella, lo festeggeranno senza esagerare. O quanto meno senza cadere in provocazioni nei confronti dei "cugini". Perché sia Matteo Darmian sia Francesco Acerbi la maglia rossonera l'hanno indossata e non rinnegano il loro passato. Attenzione, questo non vuol dire che come i compagni non daranno più del 100% per chiudere la pratica tricolore nel derby, vincere la sesta stracittadina di fila e regalare una gioia indimenticabile ai tifosi nerazzurri. Il passato, però, non si cancella e merita rispetto.
Nato a Legnano il 2 dicembre 1989, Darmian ha iniziato a giocare nell'oratorio di Rescaldina, ma neppure a undici anni, nel 2000, era già nelle giovanili rossonere. Lo aveva notato Beniamino Abate, padre di Ignazio, attuale allenatore della Primavera del Milan e lo ha portato al Vismara. Lì ha fatto tutto il percorso con le formazioni del vivaio fino a debuttare in prima squadra quando non aveva ancora compiuto diciassette anni ovvero il 28 novembre 2006 nella partita di Coppa Italia Brescia-Milan 1-2 (all'intervallo sostituì Kaladze). Nel corso di quella stagione anche la "prima" in Serie A, il 19 maggio 2007, in Milan-Udinese 2-3 (a metà ripresa subentrò a Favalli). E' rimasto anche nel 2007-08, dove si è imposto come uno dei migliori giocatori della Primavera, e nel 2008-09 quando ha fatto altre tre presenze in Serie A, poi è stato mandato a giocare a Padova e al Palermo, che lo ha preso in comproprietà. Il salto di qualità al Torino, che lo ha acquistato, valorizzato (151 presenze) e poi venduto per 18 milioni (più 2 di bonus) al Manchester United. In Italia lo ha riportato il Parma, dove è rimasto solo una stagione, prima di coronare il sogno del Darmian-bambino ovvero quello di indossare la maglia dell'Inter. Sì, avete capito bene: Darmian fin da piccolo era tifoso nerazzurro. Anche quando frequentava i campi del Vismara e di Milanello. Prima di trasformarsi in cursore di fascia, faceva il centrocampista e il suo idolo, come raccontato in un'intervista a Dazn, era Seedorf, dal 2000 al 2002 all'Inter.
La storia di Acerbi è più nota rispetto a quella di Darmian perché il difensore centrale ex Sassuolo la sua fede per il Diavolo l'ha raccontata nell'autobiografia scritta qualche anno fa e in diverse interviste. "Da ragazzino ero uno da Fossa dei Leoni (ex gruppo della Curva Sud, ndr) e andavo a San Siro a vedere il Milan con i miei amici partendo da Melegnano. C'ero anche per la semifinale di Champions del 2007 contro il Manchester United vinta per 3-0". Da bambino il suo idolo era Weah e sognava di indossare anche lui la maglia rossonera. Nel 2012 il suo desiderio si realizzò: acquistato dal Chievo, rimase a Milanello solo sei mesi (10 presenze tra Serie A, Champions e Coppa Italia) e a gennaio 2013 tornò a Verona. "Il 95% della colpa fu mia. Mi sentivo arrivato, facevo troppe serate e avevo 4-5 chili in più. Pensavo di restare al Milan per 10 anni e invece, nonostante i consigli di Allegri e Galliani, restai solo sei mesi". Da allora ha comunque fatto una carriera importante, con lo stesso numero di presenze (173) sia nel Sassuolo sia nella Lazio. Ha vinto l'Europeo 2021 con l'Italia e due trofei in biancoceleste (Coppa Italia e Supercoppa Italiana). E' all'Inter dall'estate 2022: a volerlo fortemente è stato Inzaghi e Francesco ha affrontato l'iniziale scetticismo dei tifosi che invece adesso lo considerano un idolo per l'impegno che mette in campo. In tutte le partite, soprattutto nei derby quando ha spesso annullato Giroud. Lunedì sera da grande professionista qual è, "Ace" sarà... il più interista degli interisti perché lo scudetto non l'ha mai vinto e ha tanta voglia di festeggiare. Anche contro la sua squadra del cuore.
Fonte: Gazzetta.it