Giusto un attimo per capire che quello di Taremi era più di un dolorino e poi è partita la chiamata intercontinentale: tranquilla Inter, torno in anticipo. Martedì, due giorni prima rispetto all’8 agosto segnato in rosso sul calendario come data di rientro ufficiale. Le vacanze da campione d’America di Lautaro Martinez si sono accorciate in contemporanea al guaio muscolare del collega iraniano: Mehdi avrebbe potuto prendere il suo posto alla prima di campionato col Genoa, ma dovrà pazientare un altro po’.
Al Toro non è arrivata un’esplicita richiesta dall’alto, ma è stato lo stesso argentino a muoversi: arrivare 48 ore prima alla Pinetina aumenta la possibilità di entrare in forma presto perché dal 17 a Marassi inizia la difesa del tricolore. Quel giorno Lautaro dovrà piantare la bandierina al solito posto, nel mezzo dell’attacco di Inzaghi: titolare come sempre, più di sempre. E pazienza se, almeno in teoria, l’atterraggio in nerazzurro sarebbe dovuto essere più morbido degli altri anni, visto che la Coppa America è stata sbaciucchiata appena il 15 luglio. Accanto a lui Marcus Thuram per ricomporre subito quella strana creatura chiamata ThuLa, decisiva per salire sulla seconda stella. Al netto della beffa muscolare giusto prima del via, la tentazione Taremi sarà comunque forte in stagione, ma quei due riescono pure a respingere il vento caldo che soffia da Oriente. In fondo, si torna sempre alle vecchie certezze di attacco.
La spintarella per fargli lasciare le Bahamas di fretta è arrivato solo con lo stop di Taremi, ma l’amichevole tra fratelli Inzaghi di venerdì a Pisa ha messo sul piatto altri problemi della casa: senza l’iraniano e dietro alla ThuLa, si spalanca un vuoto pneumatico. Se Correa è ormai una stella cometa, Arnautovic non pare poi tanto diverso da quello asciutto della scorsa stagione. Inutile pensare a loro come titolari credibili contro la squadra che (al momento) appartiene ancora al vichingo a lungo corteggiato: Albert Gudmundsson serviva per dare più profondità in avanti, ma la luce sull’islandese è calata anche per le sue vicende giudiziarie in patria (ora sembra a un passo dalla Fiorentina). Il problema della quarta punta esiste ancora ma, in attesa di prendere una via definitiva dopo un colloquio con Arna, la croce la porta sempre a Lautaro. Dopo Mondiale, un paio di Coppe America e un altro paio di scudetti uniti a trofei sparsi, nella vetrina del Toro ci sarebbe giusto un altro spazietto, quello per la solita Coppa: tornando in Italia, Lautaro pensava più alla Champions che al Genoa.
È la seconda volta in poche settimane che Lautaro fa un passo deciso verso l’Inter, simbolico ma pure reale, come è scritto nel manuale del buon capitano: è la rinuncia a un pezzetto di sé per abbracciare un bene più grande. Questo biglietto aereo anticipato è stato gradito dalla dirigenza e dallo staff tecnico, certo, ma non quanto la precedente decisione del Toro di non sparare più al rialzo nella battaglia per il rinnovo. L’accordo si era complicato nonostante l’ottimismo di facciata, poi è stato trovato d’incanto grazie alla buona volontà del Toro. Adesso torna a Milano col nuovo contratto fino al 2029, già firmato mentre era in ritiro con l’Argentina negli Usa. Il club ha mandato il segretario dall’altra parte del mondo per “raccogliere" l’autografo, proprio mentre il capitano stava pensando alla Coppa America, poi vinta da capocannoniere con 5 reti in 221 minuti, una decisiva nella finale con la Colombia.
Quella firma a distanza è un’orma sul presente e soprattutto sul futuro: l’Inter ha scelto di scommettere su Martinez e Martinez ha capito che il suo top club è solo nerazzurro, inutile nutrire l’immaginazione e pensarsi altrove. Chiedeva inizialmente la vertigine di 12 milioni più bonus, si è accontentato di 9, tanto ma comunque un terzo meno rispetto alla prima pretesa: lì l’estate sua e dell’Inter ha cambiato colore. Per l’ufficialità con squilli di fanfare, foto ufficiali e contenuti sui social il club aspettava il momento del ritorno dalle ferie.
Fonte: Gazzetta.it