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Calcio

Inter, ok il turnover è giusto: giocano meno, giocano tutti. Il nuovo Inzaghi ribalta la squadra

Davide Stoppini
Inter, ok il turnover è giusto: giocano meno, giocano tutti. Il nuovo Inzaghi ribalta la squadraN/A

Partiamo dalla fine. Dal futuro: a Roma, dopo la sosta, tra i convocati ci sarà per la prima volta in stagione anche Buchanan. E presto avrà minuti pure lui. Perché così funziona l’Inter di quest’anno. Così ha deciso Simone Inzaghi e i risultati gli stanno dando ragione, la serata con la Stella Rossa è lì a dimostrarlo. È l’unica via possibile, pensa l’allenatore. È il metodo anti-Napoli, potrebbe essere chiamato così: per rispondere ai ritmi di una squadra come quella di Conte che ha un solo impegno a settimana da gestire, è obbligatorio dosare le energie psico-fisiche alternando gli uomini a disposizione in maniera quasi scientifica. Il tutto, ovviamente, al netto degli infortuni. Il cambio di rotta rispetto all’Inter della scorsa stagione è confermato dai numeri. Inzaghi l’aveva promesso e lo sta mettendo in pratica. Prendendo a riferimento i dati delle prime otto partite stagionali 2024-25 (sei di campionato e due di Champions) con quelle del 2023-24, si capisce come Inzaghi stia gestendo il minutaggio di alcuni intoccabili della squadra della seconda stella. Nello specifico, Lautaro, Barella, Mkhitaryan, Calhanoglu, Dimarco e Bastoni: tutti hanno giocato di meno rispetto a un anno fa, tutti hanno saltato almeno una partita per motivi tecnici. La scelta va letta in prospettiva: Inzaghi è convinto che dal punto di vista fisico il turnover possa portare risultati in primavera, quando la Champions League e lo stesso campionato entreranno nella fase decisiva.

L’indirizzo di Inzaghi è possibile anche perché in rosa sono arrivati giocatori come Zielinski e Taremi: il salto in avanti rispetto a un anno fa, in questo senso, è più che evidente. Ma non c’è solo l’aspetto fisico a spiegare il ragionamento di Inzaghi. C’è un filo sottile che tiene in piedi uno spogliatoio formato da tanti campioni come quello dell’Inter. Ed è la sensazione che hanno tutti i calciatori di poter trovare spazio, senza preclusioni. Così si evitano malumori. Così si garantisce la crescita a gente come Bisseck o Asllani, il cui minutaggio - infatti - è decollato a distanza di 12 mesi. La scelta della coppia Taremi-Arnautovic contro la Stella Rossa è solo l’ultimo esempio. E ancora: Lautaro non ha giocato dal primo minuto nessuna delle due gare europee. L’Inter è cresciuta e sta dimostrando di essere capace di rinunciare a tutti. Certo, con gradazioni differenti: della centralità di Calhanoglu s’è già scritto, di quanto l’Inter cambi ritmo con lui in campo, è storia nota. Ma è proprio per avere Calha il più fresco possibile al bivio della stagione, che può capitare di rinunciare inizialmente anche a lui. La gestione di Inzaghi è totale e avviene anche dentro le stesse partite, non solo con le scelte iniziali ma pure con le sostituzioni. Ed è questo il passaggio più delicato, in cui il tecnico dovrà sbagliare il meno possibile. L’Inter si è evoluta, rispetto a un anno fa. È cresciuta, perché in fondo tutta la rosa è salita di livello, compresi quelli che già erano ad Appiano.

La strada è tracciata, non si torna indietro. Per intendersi: tra la formazione di due sere fa contro la Stella Rossa e quella che giocherà sabato contro il Torino, ci saranno almeno sei variazioni dal primo minuto. Tornerà la ThuLa e sembrerà strano, per una volta, non leggerlo (solo) come un sollievo. Perché senza di loro, Arnautovic ha segnato e Taremi si è preso la copertina. Grazie al gesto del capitano Lautaro, altro segnale di uno spogliatoio che va nella stessa direzione. Tra tutti, è questo probabilmente il grande merito di Inzaghi. L’Inter si sente attrezzata per gestire il doppio impegno senza paura. Inzaghi ha raccolto la sfida: vince la democrazia, si gioca meno ma si gioca tutti. Eppure la squadra resta riconoscibile, pur cambiando i protagonisti: mica male, come punto di partenza.

Fonte: gazzetta.it