A bordocampo c’è un uomo in tuta con la mano destra sulla fronte, a mo’ di visiera. Ha appena visto la sua nuova punta segnare l'ennesimo gol in partitella ed è felice. Il sole di metà luglio picchia forte, la luce pizzica le pupille e per poco non le chiude, ma lui resta fermo lì, immobile, immaginando l'anno che verrà: "Questo ragazzo segna sempre...", pensa, abbozzando un sorriso. Il ragazzo è Taremi. L’uomo in tuta, invece, è Simone Inzaghi, rimasto colpito dalla scaltrezza sottoporta del centravanti di Bushehr, città di case bianche sul Golfo Persico. L’attrazione principale di questi primi giorni di raduno ad Appiano Gentile. I due gol realizzati nella prima uscita contro il Lugano sono solo la punta dell’iceberg. Lì sotto, dove in pochi si avventurano, c’è un ragazzo umile, disponibile, sveglio, affamato, capace di farsi apprezzare dal gruppo ma soprattutto da Inzaghi e dal suo staff. Tutti entusiasti. Chi l’ha visto da vicino in questi giorni racconta di una punta che non sbaglia un colpo, vicina per caratteristiche a Miro Klose – allenato da Inzaghi nel 2016, a fine carriera – e a Edin Dzeko, la punta dei primi due anni interisti di Simone. Mondi diversi avvicinati da una qualità comune: l’etica del lavoro. L’attitudine a chiedere, a migliorare, a imparare subito l’italiano. Mkhitaryan, il poliglotta della rosa, gli fa da traduttore e lo aiuta con le lingue, mentre l’allenatore nerazzurro ne guida i movimenti con una mano sulla spalla cercando di fargli capire gli schemi. In attesa dei rientri di Arnautovic (26 luglio), Marcus Thuram (3 agosto) e Lautaro Martinez (7 o 8), sarà lui a guidare l’attacco nelle prossime amichevoli contro Pergolettese, Las Palmas e Pisa. Un’occasione per segnare ancora e far vedere l’iceberg. Del resto, le referenze sono ottime. Sergio Conceiçao, l'allenatore che più di tutti l’ha valorizzato, lo definì un giocatore «raffinato», capace di mettere in porta i compagni, giocare di sponda, creare spazi e fare gol. Negli ultimi cinque anni ne ha segnati più di cento tra Rio Ave e Porto. È la pietruzza di un mosaico a cui mancano un paio di tessere. Una in difesa – il braccetto sinistro – e l’altra in avanti, se Arnautovic dovesse dire auf wiedersehen. Inzaghi è pronto ad allenare la sua Inter migliore da quando veste nerazzurro. Quella che lotterà per vincere il secondo scudetto di fila, tornare in finale di Champions e far bene anche al Mondiale per club, in programma a metà giugno.
Gli arrivi di Martinez, Zielinski e Taremi hanno aggiunto qualità differenti a una rosa già forte, dove non è stato ceduto nessuno dei big: il portiere spagnolo colpisce per la personalità. Guida la difesa con sicurezza e la familiarità di chi vive Appiano da almeno tre anni. Costruisce dal basso, parla molto, si fa notare. L’Inter l’ha preso per dare continuità al dopo Sommer, 36 anni a dicembre, ritrovandosi tra le mani un portiere già proiettato al futuro. Quest’anno giocherà poco, ma da appassionato di surf conosce bene come si sta su una tavola. A volte cavalchi il tubo fino alla fine, altre cadi in acqua e riparti. Martinez avrà modo di imparare a orientarsi. Zielinski, invece, si giocherà il posto con Mkhitaryan come mezzala sinistra, ma qui vale la pena spendere un numero: 858. Il numero di partite giocate dai due negli ultimi dieci anni con le squadre di club, senza contare le nazionali. Nessuno dei due è abituato a stare in panchina, e per l’Inter è solo un bene. L’obiettivo di entrambi è quello di mettere in difficoltà l’allenatore ogni fine settimana, ma ciò che conta è avere due mezzali simili in una stagione da 69 partite potenziali (se l’Inter dovesse arrivare in fondo in tutte le competizioni). La garanzia è la qualità.
Anche perché il reparto migliore è proprio il centrocampo, completato da Barella, Frattesi, Calhanoglu e Asllani. Un reparto simile, in Italia, non ce l’ha nessuno. La tessera mancante è in basso a sinistra. L’Inter sta cercando un braccetto difensivo per completare il reparto e sta valutando diversi giovani. Uno di questi è Giovanni Leoni, centrale della Sampdoria nato nel 2006. Il secondo debuttante più giovane della Serie B. Al momento la società non ha fretta di affondare il colpo. Il pezzo mancante arriverà con calma. Così come il resto della rosa: gli azzurri impegnati all'Europeo torneranno il 24, poi sarà la volta di Arnautovic, di Sommer, di Calhanoglu, dei francesi, degli olandesi e infine degli argentini. Inzaghi, intanto, si gode ogni giorno il sole che tramonta ad Appiano. Da quando è iniziato il ritiro dorme lì, insieme a Mkhitaryan. Taremi e Zielinski hanno seguito il suo esempio nei giorni scorsi. Lui e il suo staff, comunque, rimangono a organizzare l'allenamento del giorno dopo fino alle 11 di sera. Perseveranza. Simone sognava un’Inter ancora più forte, completa, in grado di lottare adi nuovo per tutte le competizioni. Alla fine, l’ha ottenuta. E da un pugno di giorni si aggira ancora più carico tra i viali di Appiano. Merito del ragazzo "che segna sempre".
Fonte: Gazzetta.it