Lassù, più in alto nella lista, spuntano un nome e un cognome: Nicolò Barella. L’agognato rinnovo porterà il centrocampista nerazzurro ad altezze che nessuno italiano ha in Serie A e dovrebbe arrivare prima degli altri compagni in trattativa in queste settimane: un po’ perché l’accordo per il nuovo contratto che a stagione toccherà quota 7 milioni, bonus (facili) compresi, è già cotto e mangiato da settimane, e un po’ per ciò che Barella rappresenta dentro al cuore dell’Inter. Il club, tornato dominante e intenzionato a comandare ancora a lungo in questi luoghi, si poggia su una sempre più marcata anima italiana: chi può incarnarla meglio di Nicolò, sardo ostinato che a Milano ha trovato un nido felice e (quasi) quattro figli a soli 27 anni?
Il fatto che Nicolò firmerà prima di Lautaro non è quindi solto una casualità temporale, ma una potente immagine simbolica. Un segno di identità (ner)azzurra. Da lì, dalla mezzala che accende entusiasmo ed energia nella squadra di Inzaghi (e pure di Spalletti...), si parte per allungare ancora questo ciclo vincente. E, a proposito di liste, Barella sale in cima anche in quella degli italiani più pagati nella nostra serie A. All’Inter si legherà addirittura fino al 2029 e partirà da uno stipendio di 6,5 milioni, che salirà facilmente con la parte variabile: il compagno Alessandro Bastoni, altro pilastro di questa Inter sempre più “nazionale”, lo guarda dal basso a quota 5,5. Federico Chiesa, juventino ma compagno da Spalletti, arriva sul podio a 5. Nel suo club Nicolò ha “solo” i galloni del vice-capitano perché in rosa c’è un altro campione arrivato prima di lui e per carattere più indicato per indossare la fascia: anche il capitano Lautaro è in trattativa serrata per rinnovare, ma il contratto dell’argentino ha bisogno di altre rifiniture e nuovi incontri. Per questo, Barella ha sorpassato e pare destinato al primo annuncio ufficiale che riguarda il futuro. Sul tempo dovrebbe battere pure il prossimo rinnovo di Inzaghi, l’architetto di questa Inter a misura di Nicolò.
A volerlo a Milano per primo era stato Antonio Conte: lo stesso ex tecnico aveva forgiato l’anima bellica di Barella in quel biennio interrotto dopo lo scudetto numero 19, ma con Inzaghi il rendimento del ragazzo lì in mezzo è perfino cresciuto. Il nerazzurro si trova a meraviglia in un calcio forse meno intenso, ma con una maggiore qualità tecnica e di palleggio. In fondo, il numero 23 sa fare tutto: assalta l’area alla baionetta, ma cuce sullo stretto come pochi altri. Di incontri con il suo agente, Alessandro Beltrami, non ne sono serviti poi tanti. Nella testa di Barella, in fondo, c’è sempre stata l’Inter e questo ha agevolato il lavoro dei dirigenti: a Madrid il 13 marzo, prima della tremenda delusione del Metropolitano, c’era stato tempo per un altro faccia a faccia che aveva, di fatto, risolto la partita. Oltre all’amore per il club, in questa decisione conta anche la bella famigliola messa su a Milano e per il momento non intenzionata a spostarsi: c’è infatti una novità in arrivo, un maschio dopo tre femmine. Insomma, Nick è immerso mani e piedi nel nerazzurro e, anche se per le strade del calcio le sorprese sono sempre dietro l’angolo, lui si immagina davvero qui fino al Mondiale americano del 2026 e oltre. Se quando avrà compiuto i 30 anni, nel 2027, prevarrà la voglia di nuovo e salirà il desiderio di un’altra avventura in un altro campionato top, allora magari l’idea sarà riconsiderata: presto però, per andare avanti con l’immaginazione. Al momento, conta solo il presente stellato: mentre il popolo dell’Inter abbracciava la squadra, Nicolò faceva la parte del capopolo sul pullman. E poi dalla terrazza 21 del Duomo, di fronte a quell’oceano di due colori, stoppava i cori offensivi anti-Theo: «Qua tifiamo solo Inter...». La leadership passa anche da parole e comportamenti, non banale per chi spesso in campo ha mostrato nervi a fior di pelle. Prima di passare alle cose formali, però, serve la mossa cinese, indipendente sia dallo staff di Nicolò e dagli stessi dirigenti nerazzurri in Italia. Solo nel prossimo weekend il mondo Inter si aspetta lo sblocco definitivo del rifinanziamento del prestito su cui il presidente Steve Zhang lavora ormai da mesi da Nanchino: 400 milioni con il fondo californiano Pimco, pronto a sostituirsi ai colleghi di Oaktree che hanno in pegno le azioni del club. Sarebbe l’atteso ossigeno per poi pensare alle altre operazioni: la prima si chiama Barella 2029.
Fonte: Gazzetta.it