Error code: %{errorCode}

Calcio

Inter, stipendi troppo alti: ecco il nuovo piano di Oaktree per il mercato

Marco Fallisi
Inter, stipendi troppo alti: ecco il nuovo piano di Oaktree per il mercatoN/A
La spesa nerazzurra è di 143 milioni lordi per gli ingaggi (86,5 al netto): la proprietà chiede ai dirigenti di risparmiare e di operare in maniera sostenibile

Per chi volesse dare un volto al nuovo corso dell’Inter, si prega di dare un’occhiata alla foto di Yann Bisseck. E non è solo per quel sorrisone con cui il centrale con le treccine posa soddisfatto davanti ai trofei dell’Inter, poco dopo aver firmato il rinnovo fino al 2029. Il fatto, semmai, è che Bisseck è un modello anche sotto un altro, duplice, punto di vista: è in fondo alla "hit parade" dei più pagati nella rosa dell’Inter, ma intanto scala le gerarchie di Inzaghi sul campo e acquista valore -parecchio valore- fuori. La formula funziona, ed è per questo che il club nerazzurro in prospettiva la applicherà sempre più spesso. Perché la nuova mission del club targata Oaktree non può prescindere da questo passaggio: il monte ingaggi dei campioni d’Italia – oggi di 143 milioni di euro al lordo, 86,5 al netto – andrà progressivamente ma sensibilmente abbassato, come da indicazione della proprietà recepita dall’area Sport di viale della Liberazione. Eccola qui, la nuova scommessa da vincere, già a partire dalla stagione che verrà.

Da quando si è messo al comando dell’Inter, il fondo statunitense ha scelto di percorrere una strada lineare, logica, anche se non così scontata: Oaktree si è accomodato nella stanza dei bottoni senza rivoluzionare la struttura di un club che in questi anni è cresciuto a dismisura, vincendo molto e tornando ai vertici del calcio italiano ed europeo. Proprio in quest’ottica, la fiducia nel management ne è uscita rafforzata: Beppe Marotta, amministratore delegato dei due scudetti di Zhang, oggi guida da presidente, mentre il suo braccio destro Piero Ausilio, direttore sportivo nerazzurro, continua a muoversi con la stessa libertà di manovra del passato. L’Inter ha chiuso l’ultimo mercato senza i grandi sacrifici delle stagioni precedenti, mentre i suoi dirigenti perfezionavano i rinnovi dei big vicini alla scadenza, da Lautaro e Barella fino allo stesso Inzaghi in panchina. Il perimetro economico delle trattative non è stato modificato -l’azzurro è l’italiano più pagato della Serie A, Simone comanda tra gli allenatori, Lautaro è secondo solo a Vlahovic- ma da adesso in poi qualcosa dovrà cambiare: la sostenibilità alla quale guarda Oaktree passerà anche da una nuova politica salariale. Anche perché il divario tra l’Inter e il resto della Serie A è piuttosto marcato: considerando i nuovi contratti con relativi adeguamenti, il totale degli ingaggi dei nerazzurri ammonta 143,2 milioni lordi. Più di Napoli (83 milioni), Juventus (108,4) e Milan (104,2), per restare alle big (in rigoroso ordine di classifica).

In che modo allora i dirigenti potranno fissare i nuovi confini del monte stipendi previsti dalla proprietà? Una strada passa dai profili sui quali l’Inter deciderà di investire in futuro. E le mosse dell’ultimo mercato hanno già tracciato la rotta: ad Appiano in estate sono sbarcati un portiere 26enne, Josep Martinez, e un difensore 21enne, Tomas Palacios, per una spesa totale di 20 milioni (bonus esclusi). Costi contenuti e ingaggi impattanti al minimo. La strada non è nuova, perché Marotta e Ausilio l’avevano imboccata già negli ultimi tempi, vedi gli acquisti di Buchanan e dello stesso Bisseck. A questo va aggiunto che alcuni dei pilastri dello scudetto della stella sono arrivati senza costi di cartellino, da Calhanoglu e Mkhitaryan fino a Thuram (nell’ultimo mercato si sono aggiunti Zielinski e Taremi): il filo dell’equilibrio tra costi di stipendio e costi di ammortamento è sottile e l’area sportiva nerazzurra in questi anni si è mossa con grande prudenza.  Di soli inserimenti dei giovani di talento, però, la nuova politica salariale non potrà vivere. E allora, per abbattere il monte ingaggi, occorrerà anche attrezzarsi di parametri alternativi nell’individuare i rinforzi di domani: il lavoro di Ausilio e dei suoi collaboratori dovrà orientarsi magari su profili già affermati, di esperienza, che abbiano richieste di stipendio compatibili con la politica del club, o ancora svincolati alla portata delle casse (la mancata proroga del Decreto Crescita non aiuta). Certo, per asciugare i conti ci sarebbe anche un’altra via, quella che porta alla cessione di un big dall’ingaggio pesante (scenario che genererebbe peraltro una plusvalenza importante). Il player trading, però, non è al momento un punto all’ordine del giorno, né dell’Inter né di Oaktree. Servirà una sintesi, perché la virtù sta in mezzo. Come sempre.

Fonte: Gazzetta.ot