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Calcio

Inzaghi, c'è feeling con Oaktree: previsti il rinnovo e 3 rinforzi per l'Inter

Luca Taidelli
Inzaghi, c'è feeling con Oaktree: previsti il rinnovo e 3 rinforzi per l'InterN/A
L'allenatore al centro del progetto. Adesso Simone ha il potere di chiedere innesti, ponendo il veto sulla cessione dei big. Tutto nel rispetto dei bilanci

Simone Inzaghi ci mette la firma ed è sempre più al centro del progetto Inter. L’incontro di martedì con i rappresentanti della nuova proprietà ha ratificato la ferma intenzione di Oaktree di andare avanti con l’allenatore della seconda stella e di provare ad accontentarlo alla voce “richieste tecniche”. La conferma di come sia cambiato lo status del 48enne tecnico piacentino che in un triennio prima dello scudetto aveva portato altri 5 trofei. Di sicuro rispetto al 2021 è cambiato il suo conto in banca. Dai 3,5 milioni netti a stagione del primo contratto nerazzurro, dopo la finale di Champions persa contro il Manchester City, nel settembre scorso si era passati a 5,5, allungando il vincolo al 2025.

Il trionfo in campionato e le conseguenti sirene di grandi club europei hanno indotto la dirigenza a stringere i tempi per un rinnovo già apparecchiato nelle cifre. La prossima settimana l’agente Tullio Tinti incontrerà Marotta, Ausilio e Baccin per limare gli ultimi dettagli di un triennale a 6,5 milioni (bonus compresi) che porterà Inzaghi a essere il tecnico più pagato del campionato. Anche se, ora che non c’è più Allegri, il primo della lista potrebbe diventare Antonio Conte, che a Napoli prenderebbe 8 milioni. Un accordo che era stato concordato con la vecchia proprietà, salvo essere congelato in attesa del rifinanziamento, poi fallito. Ma pure il feeling immediato con i rappresentanti di Oaktree dice molto della crescita di Simone in questi tre anni. Anche nel modo di porsi. Prima cadeva nei tranelli, a volte entrava in polemiche che tradivano una forma di debolezza (vedi sottolineatura sull’arbitro francese nella semifinale Champions contro il Milan di Maignan, Theo e Giroud), ora si è fatto zen e per mesi non ha replicato alle provocazioni dello stesso Max Allegri e di altri avversari.

Vero, dopo avere avuto un rapporto molto stretto sia con Lotito a Roma sia con Zhang, ora Simone è “orfano” di presidente. La prossima settimana verrà nominato il successore di Steven, ma martedì col fondo americano sono state gettate le basi giuste. Inzaghi ha trovato persone perbene e il dialogo è stato facilitato dalla loro conoscenza della lingua italiana. Per contro Cano, Ralph, Meduri e Ligori hanno apprezzato il suo lavoro sul campo - Oaktree studia da mesi il dossier dei dipendenti Inter - e i suoi modi. Occorrerà dunque bilanciare i numeri non solo per questioni di lista. A fine contratto ci sono Audero, Cuadrado, Sensi, Klaassen e Sanchez. A parametro zero sono già arrivati Taremi e Zielinski per allargare le rotazioni in attacco e in mediana, dove ora ci sono sei elementi di spessore per tre maglie. Ma per un vero upgrade, al netto della vicenda Dumfries, Simone chiede un’alternativa in più in difesa e una quinta punta. Senza dimenticare che la prima mossa potrebbe essere legata al portiere. Ausilio e Baccin lavorano da tempo su Bento, 24enne che affiancherebbe inizialmente il 35enne Sommer per poi prendersi la titolarità. Il brasiliano però costa 20 milioni e si studiano anche alternative low cost. Malgrado la piena fiducia in Acerbi e De Vrij, visto che la sua Inter porta molti uomini oltre la linea della palla, Inzaghi vuole anche un centrale difensivo veloce nei ripiegamenti. Il sacrificio in fase di non possesso di Barella e Mkhitaryan - che infatti hanno segnato meno del solito - ha garantito gli equilibri mancati nell’annata precedente, ma un elemento di prospettiva serve. E subito. Il bisogno di una quinta punta il tecnico invece lo ha proprio dichiarato nelle scorse settimane. La dirigenza, obbligata a fare di conto, spinge per un po’ di fantasia negli eventuali momenti di emergenza, alzando uno tra Zielinski e Mkhitaryan visto che a centrocampo c’è abbondanza.

Un quinto attaccante pone però dei problemi di lista. Da lì l’idea del prestito di Pinamonti, retrocesso col Sassuolo ma cresciuto nel vivaio, oppure - senza dimenticare che va piazzato anche il rientrante Correa - il sacrificio di Arnautovic, che ha 35 anni, qualche acciacco, un ingaggio pesante e caratteristiche simili a quelle di Taremi. Ma il nuovo status di Inzaghi pesa anche sul mercato. Arrivato a Milano nel 2021 dopo che proprio Conte, capace di interrompere l’egemonia Juve, non aveva accettato il piano di ridimensionamento imposto da Suning dopo che era girato il vento in Cina, Inzaghi si era fatto andar bene le cessioni di Lukaku, Hakimi e Politano, mentre nell’estate 2022 a finanziare il mercato erano bastati i sacrifici di Casadei e Pinamonti. Dodici mesi fa le uscite di Onana, Brozovic e Dzeko, senza dimenticare il voltafaccia di Romelu. Adesso Inzaghi ha il potere di chiedere rinforzi, ponendo il veto sulla cessione dei big. Il rispetto dei bilanci è sacro, lo sa lui per primo, ma l’allenatore giustamente preme perché la squadra resti competitiva in vista di una stagione extralarge con cinque trofei da inseguire. Nel vertice con gli uomini mercato previsto a breve (Simone ora staccherà per qualche giorno), premerà per pochi acquisti ma mirati. Tra i segreti dello scudetto c’è stata anche l’armonia dello spogliatoio, facilitata dal fatto di non essere troppi, oltre che dal senso di responsabilità di chi avrebbe voluto più spazio ma ha anteposto il noi all’io.

Fonte: Gazzetta.it