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Calcio

Juve a secco, pochi tiri e pochi gol. Motta cerca nuove vie per tornare a vincere in campionato

Fabiana Della Valle
Juve a secco, pochi tiri e pochi gol. Motta cerca nuove vie per tornare a vincere in campionatoN/A

La classifica dice quarto posto, un punto in più di Inter e Milan e uno in meno rispetto al Napoli, contro cui è arrivato l’ultimo pareggio. Non sappiamo se Thiago Motta avrebbe firmato per trovarsi in questa posizione dopo 5 giornate, di sicuro è soddisfatto di come il gruppo abbia recepito la sua filosofia ed è convinto di essere sulla strada giusta. Nel calcio i numeri non sono tutto, però aiutano a capire in che direzione bisogna andare e dove bisogna migliorare. Quelli del nuovo corso raccontano che i bianconeri fanno una gran fatica a segnare perché tirano poco in porta e toccano poco il pallone dentro l’area avversaria. Sono numeri non da Juventus che la collocano nella parte bassa della classifica e che tutti insieme evidenziano il perché dei tre zero a zero consecutivi in campionato. No tiri, non party, direbbe George Clooney, perché meno si calcia in direzione della porta più diventa difficile fare gol. Dopo 5 giornate la Juventus è al quattordicesimo posto per tiri totali (53) e al tredicesimo per tiri in porta (17). La situazione peggiora se andiamo ad analizzare i tocchi nell’area avversaria (81, diciassettesimo posto) i cross su azione (54, sedicesimo posto) e i tiri da fuori area (15, diciassettesimo posto).

Tutto questo spiega perché i bianconeri finora hanno fatto solo 6 reti, tra l’altro concentrate nelle prime 2 gare con Como e Verona: con una produzione offensiva così limitata ci sta che la squadra fatichi a buttarla dentro. Di sicuro il momento no di Dusan Vlahovic, a secco da 4 match tra campionato e Champions, non aiuta però in fondo il serbo è l’unico del pacchetto avanzato, a parte Weah, ad aver fatto centro: zero reti per Yildiz in Serie A, idem per Nico Gonzalez e Teun Koopmeiners: i primi due si sono sbloccati in Europa, nella gara d’esordio contro il Psv, l’olandese invece insegue la prima esultanza in maglia bianconera. I numeri non mentono, ovviamente. E le difficoltà della Juventus in fase offensiva sono evidenti. Ma non inaspettate. Anche il Bologna di Motta iniziò il campionato con qualche problema nelle conclusioni e collezionando qualche zero a zero.

Poi la situazione migliorò, ma la squadra rossoblù non cambiò volto in modo sensibile. La storica qualificazione in Champions League arrivò grazie all’ottima gestione della fase difensiva e a un discreto controllo delle partite attraverso un possesso che evitava pericoli e consentiva ai giocatori di avvicinarsi progressivamente alla porta. Contro il Napoli la Juventus ha tenuto tanto il pallone e forse anche per questo motivo l’allenatore ha specificato in conferenza che la sua squadra aveva giocato nettamente meglio degli avversari. Ma ovviamente è mancata la pericolosità negli ultimi trenta metri e qui il discorso è duplice: da una parte l’organizzazione tattica, dall’altra le qualità individuali.

E le caratteristiche. Perché i giocatori offensivi della Juventus hanno un discreto ma non alto numero di gol nelle gambe, soprattutto escludendo i rigori. Quindi è fondamentale aumentare le loro opportunità di andare al tiro con una manovra ben studiata in cui, come sottolineato da Motta, si attacchi l’area con più uomini al momento giusto o si scelgano anche altre strade come il tiro da fuori. I meccanismi andranno a posto nel giro di qualche settimana, l’assenza di Milik (che adesso ha smaltito il problema al ginocchio ma sta facendo lavoro fisico per essere pronto dopo la sosta) ha privato il tecnico di un’alternativa utile dal punto di vista tattico più che da quello realizzativo, Weah è stato un azzardo determinato dalla volontà di disturbare con il movimento dell’americano la linea difensiva di Conte. C’è anche un altro aspetto da considerare. I giocatori bianconeri sembrano tutti molto coinvolti nel progetto al punto da tenere sotto controllo l’istinto preferendo seguire le indicazioni e adeguandosi quindi al piano tattico studiato in allenamento. Nel corso della stagione questo problema non ci sarà più: le scelte saranno naturali e immediate, non ci sarà bisogno di pensare la giocata perdendo quella frazione di secondo che può essere decisiva per sorprendere gli avversari.

Fonte: gazzetta.it