Verrebbe quasi da dire che le cose più spettacolari e divertenti di Aston Villa-Juve sono state gli abiti dei tre talent-commentatori su Prime: Marchisio, Zola e Llorente tutti in versione “Peaky Blinders”, tra coppole d’altri tempi e un cappotto fino ai piedi dell’ex capitano della Juve che richiedeva tanto, tanto coraggio. Sia stato per rendere un personale omaggio a Birmingham, la città della serie tv ambientata a cavallo degli anni 20 o uno spot ben congeniato non è ancora noto, di certo la loro immagine non è passata inosservata ai social. Peccato non sia entrata anche negli highlights della partita, ci sarebbe stato qualcosa in più da vedere per chi si fosse perso una gara avara di grandi emozioni (a parte il gol annullato al 94’ all’Aston Villa) e con poche vere occasioni, ma giocata con grande attenzione e sacrificio da una Juve compatta, decimata da infortuni e assenze (otto totali), che è uscita imbattuta dal confronto. Un altro 0-0, il secondo consecutivo, che non soddisfa i palati fini, ma non può certo definirsi negativo.
Chiariamo per rispetto dei tifosi bianconeri: non c’è nessuna intenzione di irridere lo sforzo della squadra di Motta che ha giocato una partita attenta, con buon approccio, personalità, tenuta atletica. E che le permette di essere ancora saldamente nel gruppone delle squadre che oggi andrebbero ai playoff, ma anche di continuare a sperare in una qualificazione tra le prime otto. Certo l’impresa è tutt’altro che facile, perché il calendario non aiuta: Manchester City e Benfica a Torino, Bruges fuori. Tornando alla gara di Birmingham: poteva la Juve fare di più? La lista degli indisponibili faceva un certo effetto: Bremer, Cabal, Milik, Nico Gonzalez, Douglas Luiz, Vlahovic, McKennie, Adzic. Tanti, troppi. Soprattutto in attacco, perché hai voglia a dire che con il falso nove non dai riferimento agli avversari e puoi essere più imprevedibile, senza un vero centravanti e una presenza in area di rigore a lungo andare si fa fatica. Non a caso la Juve sta creando poco e nelle ultime due gare con Milan e Aston Villa non ha segnato. Motta ha portato in panchina solo sei giocatori, di cui due portieri e appena quattro giocatori di movimento. Quindi negandosi anche il quinto cambio in caso di disperazione: una scelta francamente opinabile.
"Inutile portare dei ragazzi che tanto non utilizzerei" aveva detto Thiago in conferenza pregara, ma una società come la Juve che si presenta in una gara di Champions con la panchina mezza vuota non è una bella immagine. La scelta del tecnico però non è stata provocatoria nei confronti del club, ma solo figlia delle tante assenze. Dai sussurri alle prime polemiche: si sta ricreando il dibattito tra allegriani e mottiani. Il partito dell’ex tecnico fa notare come a Max non fosse perdonato nulla e con lui in panchina partite come alcune viste quest’anno sarebbero state analizzate con uno spirito molto più critico. Da parte loro i mottiani - o forse sarebbe meglio dire gli anti allegriani - ricordano come sia difficile cambiare le abitudini del passato e dunque Motta merita tempo e fiducia. Sull’ultimo aspetto pochi dubbi: il progetto è appena iniziato e bisogna avere un po’ di pazienza. Le attenuanti ci sono, a partire dai tanti infortuni. La Juve è imbattuta in A, sa essere ostica e compatta, deve però crescere molto di più nel gioco e nella capacità di creare pericoli se vuole vivere una stagione da protagonista.
Quasi game over per il Bologna che ha finalmente assaporato la gioia del primo gol in Champions, ma anche la delusione dell’ennesima sconfitta. Il Lilla era un avversario difficile. Il Bologna ha fatto la sua partita, ma ha anche regalato un gol e mezzo. I francesi si sono dimostrati più forti, più esperti, più squadra. Il Liverpool batte il Real Madrid, scavalca l’Inter in testa alla classifica ed è la prima squadra qualificata. Ancelotti invece occupa il 24° posto, ultimo utile per i playoff. Il Psg oggi sarebbe addirittura eliminato. Il prossimo turno presenta un imperdibile Atalanta-Real Madrid. Dalla sconfitta nella Supercoppa Europea a oggi, in tre mesi è cambiato tutto. La Dea vola, i poco galacticos non sono più squadra.
Fonte: Gazzetta.it