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Calcio

L'Italia ha trovato il centravanti: la doppietta di Retegui stende il Venezuela

Giuseppe Nigro
L'Italia ha trovato il centravanti: la doppietta di Retegui stende il VenezuelaN/A

La doppietta di Retegui maschera i dolori di crescita della nuova Italia di Spalletti, a cui la vittoria 2-1 sul Venezuela offre il risultato e dunque la serenità che serve per tenere aperto il cantiere con vista Euro 2024. Se uno dei temi della serata era la ricerca del “9” per l’Europeo, la risposta del centravanti oriundo è chiara: dopo aver saltato le ultime due finestre autunnali per l’infortunio al ginocchio, il genoano si ripresenta confermandosi micidiale in area infilando gli unici due palloni utili davanti alla porta, al 40’ per il vantaggio e all’80’ per il gol decisivo dopo il pari di Machis al 43’, che lo portano a quattro gol in cinque partite in azzurro, quattro su quattro da titolare.  Erano attesi dall’inizio Jorginho e Barella al centro dell’Italia, Spalletti ha sorpreso con Locatelli e Bonaventura nel cuore del 3-4-2-1 che aveva lo scopo dichiarato già in vigilia di fare una prima prova di difesa a tre (a sorpresa Di Lorenzo mezzo destro, con Buongiorno centrale e Scalvini mezzo-sinistro) da portarsi in faretra come alternativa al 4-3-3. L’altro focus era sulle nuove dinamiche davanti, con Frattesi a destra e Chiesa a sinistra teoricamente più interni rispetto agli esterni d’attacco del 4-3-3, alle spalle della boa Retegui, primo estratto dal bussolotto del casting centravanti, con Lucca in panchina e Scamacca a casa. 

Quel 3-4-2-1 il campo lo conferma poi in fase di non possesso, mentre con la palla al piede Spalletti accende un carosello di movimenti per aprire spazi dalla cintola in su dopo aver costruito dal basso. Locatelli si propone scendendo da regista puro davanti alla difesa, separando le sue sorti da quelle di Bonaventura più in veste di mezzala a sinistra, a specchio con Frattesi che scende a destra. E poi gli scambi di posizione: Cambiaso con Di Lorenzo a destra, per utilizzare la costruzione del bianconero nei tre dietro e gli slanci in corsia del capitano del Napoli, e Chiesa con Udogie a sinistra, per dare una fascia da cui partire allo juventino e scontri muscolari in mezzo in cui spendere la fisicità dell’ex Udinese.  Ma il laboratorio rischia di saltare per aria subito, quando dopo neanche 100 secondi per un errore in costruzione davanti all’area azzurra Buongiorno è costretto a stendere con una bracciata Rondon in area. Tiene le cose a posto Donnarumma, che sul penalty si tuffa a sinistra a parare il rigore proprio di Rondon (Savarino spara alto sulla respinta) rimettendo la partita non in discesa ma almeno in pianura. A parte un assolo di Chiesa con tiro a giro fuori misura al quarto d’ora e un’occasione non sfruttata cinque minuti dopo da Rondon - Di Lorenzo a destra su un filtrante si perde Machis alle spalle, sul cross Scalvini in ritardo sul secondo palo a chiudere la diagonale -, le occasioni le creano gli errori: al 40’ il disimpegno sbagliato di Romo su cui si fionda Locatelli, che serve rapido Cambiaso, che verticalizza per Retegui che insacca il diagonale dell’1-0. E solo tre minuti dopo Donnarumma in impostazione coi piedi serve poco fuori area Bonaventura pressato: sullo scarico cieco verso la sinistra cercato dal viola si fionda rapace Machis per infilare subito il gol del pari. 

L’ingresso di Barella per Bonaventura nella ripresa aggiunge di fatto un uomo in mezzo nella costruzione, con Locatelli che arretra direttamente sulla linea dei difensori per impostare e l’interista a proporsi in mezzo come il viola non faceva. Non cambia l’assetto con Jorginho, Zaccagni e Pellegrini nell’ultima mezzora al posto di Locatelli, Chiesa e Frattesi, succede invece dieci minuti più tardi quando entra Zaniolo per Cambiaso col ritorno al 4-3-3. Ma se l’Italia chiude col successo, dopo aver chiamato nel cuore della ripresa Donnarumma a un paio di salvataggi (in particolare al 63’ su Cadiz, servito con un lancio da 50 metri su cui Buongiorno si fa scavalcare e Scalvini non copre), non è per il cambio di modulo. Su un attacco a pieni polmoni grazie all’ampiezza degli esterni, un rimpallo offre una palla al limite a Jorginho, che attacca l’area, finta e scarica in mezzo per Retegui, che con una girata dai dieci metri insacca in rete il secondo pallone utile che gli è capitato nei piedi. L’istinto da killer del centravanti del Genoa è la grande risposta guardando al futuro, ma il cantiere resta ben aperto. L’Italia ha vissuto il test del nuovo modulo, un 3-4-2-1 interpretato con molta fluidità, con i vuoti di sceneggiatura e la laboriosità di chi vuole cercarsi, e capirsi, più che con l’incisività di chi sa già dove andare e cosa fare. Ma anche con i buchi di chi dietro non si trova, laddove la difesa a tre sconta certo la novità dello schieramento, ma anche la chimica inevitabilmente in altomare tra compagni di reparto che non si conoscono. Dagli errori che ne conseguono nasce il gol subìto, ma potevano essere anche due o tre. Da qui si riparte subito, domenica sera nel New Jersey con l’Ecuador, per un’altra prova di futuro nella seconda amichevole di questa tournée americana.

Fonte: Gazzetta.it