Firenze sogna, il Toro è finito in un incubo. Kean mette la firma sul colpaccio dell’Olimpico: per la squadra di Palladino è la settima vittoria consecutiva tra campionato e Conference, e vuol dire piombare al terzo posto insieme all'Atalanta, a un passo dal paradiso, ovvero a tre punti dal Napoli capolista e a due dall'Inter seconda. Il Toro di Vanoli, invece, si è infilato in una situazione complicatissima: ha ormai perso per strada quel suo bel gioco d’inizio campionato, conferma la fragilità difensiva, non reagisce al colpo subito a Roma (anche se dal punto di vista del gioco c'è stato un leggero progresso) ed è alla quinta sconfitta in campionato nelle ultime sei giornate. I granata non vanno oltre due tiri nello specchio (il primo di Vlasic) e il palo di Pedersen, anche se neppure la Fiorentina conclude verso la porta di Milinkovic a parte il gol.
Nella ripresa Toro e Fiorentina ripartono senza novità, ma almeno i granata dopo cinque minuti lanciano un primo segnale di reazione: discesa di un generoso Pedersen sulla destra, scarico di Tameze di rabbia in curva. E’ poco, ma è già qualcosa. Vale molto di più la girata di Sanabria in acrobazia qualche minuto dopo (assist sempre di Pedersen), ma anche in questa circostanza la mira è sballata e la porta è lontana. All’ora di gioco entrano Adli, Kouame e Ikoné da una parte, Ilic e Lazaro dall’altra. La Fiorentina è squadra che ha gli anticorpi per sostenere il tentativo del Toro di rientrare in partita.
Però qualche rischio lo corre, come quando (26’) Walukiewicz innesca Pedersen che, in corsa, brucia Gosens e sbatte sul palo a De Gea battuto. La ripresa è sostanzialmente più equilibrata, perché Palladino a un certo punto bada al sodo e punta più a chiudere tutti i varchi al Toro. E così blinda la vittoria. A metà gara, la squadra di Vanoli non tira mai verso la porta di De Gea. Zero conclusioni, ma non ci va nemmeno mai vicina e non trasmette mai la sensazione di avere quel coraggio e quella personalità necessari per sfornare qualcosa di interessante. Dopo la serataccia di Roma, questo è uno dei punti più evidenti della partenza del Toro: la reazione non c’è stata. Se ne accorge la squadra di Palladino che, continuando a tessere la propria tela di passaggi, prova anche a "giocare" sui punti deboli dei granata.
Così nasce il flash che porta all’uno a zero per la Viola. Ranieri è bravissimo a imbucare centralmente tutto il Toro con un lancio di oltre cinquanta metri (partito dalla propria metà campo), Maripan si ritrova uno contro uno contro Kean e si fa letteralmente bruciare nell’allungo centrale, anche Milinkovic nell'occasione è incerto. Il centravanti viola (tra l’altro, ex di turno: è stato nelle giovanili del Toro) non si fa pregare e la mette dentro: 0-1 Fiorentina al 41’ del primo tempo, quinto gol in A per Kean. La Fiorentina gioca, palleggia, distribuisce, ma tira poco in porta. Nel primo tempo è il più grande difetto della squadra di Palladino. Il Toro si difende come può, prova a compattarsi intorno a Ricci schierato come play centrale, riparte dopo l’infortunio di Adams, ma fondamentalmente ha un atteggiamento sempre conservativo. Il film del primo tempo, forse, è davvero tutto qui: la Viola ha il merito almeno di provarci, pur senza costruire grandi azioni pericolose (prima del vantaggio di Kean, un unico tiro in porta: è di Colpani, controllato da Milinkovic).
Ma almeno interpreta la sfida a testa alta e prova sempre a proporre un’idea. E’ dal Toro di Vanoli che ci aspetterebbe molto di più, a metà partita costantemente rintanato nella propria metà campo. Non gli riesce quasi mai di giocare, e questo è il peccato originale della domenica. Vanoli non cambia, ma tatticamente il suo Toro è un ibrido: non un 3-5-2 puro, ma nemmeno un 3-4-1-2 e a tratti difesa a 4 con Walukiewicz che si sgancia. In molti momenti c’è più confusione che calcio liquido. E quando al quarto d’ora un infortunio muscolare tira fuori dalla contesa Adams (al suo posto il baby Njie), lo scenario si complica.
Fonte: gazzetta.it