Dopo 5 giornate, in testa al campionato, ci sono 7 squadre racchiuse in soli 3 punti, 8 se l’Atalanta vincerà il recupero della partita con il Como, saltata ieri. Un’ammucchiata come neanche sul Ponte di Verrazzano alla partenza della maratona di New York. Per ritrovare l’ottava in classifica così vicina alla prima, bisogna rinculare al 2016-17, quando la Juve (12) conduceva sul Napoli (11) e il Bologna, ottavo, distava solo 3 punti. Lungo il percorso della maratona di 38 giornate le squadre più pronosticate, con ogni probabilità, si staccheranno dal gruppo, ma intanto, in questo mischione è lecito sognare. Da quanto intuito nelle prime cinque giornate, potremmo goderci un torneo molto equilibrato perché l’Inter, che ha già perso per strada 7 punti, non sembra dominante e affamata come nella stagione scorsa, quando si presentò alla 6a giornata a punteggio pieno. Le altre candidate più accreditate (Juve, Napoli, Milan...) vengono da rifondazioni tecniche ancora in corso.
L’Inter resta il maratoneta più pronosticato, per qualità di rosa e di gioco, ma non corre più come prima. Ha approcciato male 3 partite su 5 (Genoa, Monza, Milan), i ritocchi di formazione preventivi (Monza) e successivi (derby) al partitone di Manchester, sono costati 5 punti. Fame e turnover: sono queste le battaglie che dovrà vincere Inzaghi. La fatica di Manchester era molto più di un alibi, ma non c’entra con l’inizio di partita molle. Al 1’ nessuno è stanco. All’inizio dei due tempi i nerazzurri camminavano e, distratti, hanno concesso occasioni. La testa non ha trasmesso ferocia alle gambe. Il calendario impone rotazioni necessarie, ma vanno calibrate col bilancino del farmacista, miscelate ad arte, per intaccare il meno possibile la competitività della squadra. Non è successo a Monza, dove è stato estirpato il polo creativo (Bastoni, Barella, Calhanoglu) e soprattutto nel secondo tempo del derby, quando è stata chiamata fuori tutta la mediana, come una linea di hockey. Uno tra Barella, guerriero da derby, e Calha, ex elettrico, spiriti orgogliosi capaci di andare oltre la fatica, deve restare in campo. Il Milan ha passeggiato sulle tenere riserve. Fame e turnover: l’Inter si gioca tutto qui. E con i gol di Lautaro che, da marzo, ha segnato solo al Frosinone. Il Milan è risorto e, paradossalmente, ha trovato l’equilibrio nel momento in cui ha aggiunto attaccanti. Il 4-2-4 è stata la bella sorpresa con cui Paulo Fonseca ha salvato la panca. Ora il Diavolo dovrà dimostrare di saper ripetere una prova così intensa e solidale, senza le spalle al muro, in contesti meno eccitanti e contro un avversario meno dimesso dell’Inter di domenica.
Il gol iniziale di Pulisic ha semplificato lo scenario tattico e consentito al Milan di stringere e abbassare le linee per poi scatenare le punte in ripartenza. In svantaggio, con la necessità di avanzare, sarebbe più complicato assorbire le transizioni, con due soli centrocampisti. Il derby ha riportato fiducia e serenità, ma non può aver risolto d’incanto i problemi di tre mesi. Vedremo. Hanno problemi da risolvere anche Juve e Napoli, come dimostrato dal loro triste incrocio, quasi uno spot a favore del basket: poche emozioni, porte dimenticate. Terzo 0-0 di fila per Thiago Motta. Difficoltà previste e inevitabili, vista la rivoluzione radicale di uomini e di idee. Alla 5a, un campionato fa, il Bologna era 11° a 9 dalla vetta. Poi arrivò in Champions. Koop deve trovare il suo copione, Douglas Luiz deve ancora entrare in scena e potrebbe mettere a posto molte cose. Il guaio è che Vlahovic non ha i piedi e l’attitudine a rinculare per legare il gioco come Zirkzee. Senza dimenticare che il mondo tattico di Motta è cambiato. Si è fatto un nome insegnando al suo bel Bologna a uscire palla al piede dalla pressione e ad allungarsi allegramente in spazi aperti. Oggi deve attaccare per lo più difese chiuse. Va aspettato.
Tre partite buone le ha mostrate, più o meno quante ne ha viste lo Stadium nell’intera stagione scorsa. Anche Antonio Conte, più avanti nei lavori, deve migliorare la fase offensiva. Dipenderà molto dalla crescita di Lukaku che comunque non restituirà mai tutto il tesoro che si è portato via Osimhen. Aiuterà molto anche l’estro di Neres. Intanto Conte ha già impiantato con successo un ordigno pericoloso come McTominay. Nelle invidiate settimane di lavoro, libere da coppe, Antonio metterà a punto il resto. L’Atalanta, che un gioco rodato già ce l’ha, e anche bello, se avesse sostituito Koopmeiners con un centrocampista di pari spessore avrebbe potuto approfittare meglio di questo scenario senza cannibali, con tanti cantieri aperti, ma potrebbe farlo ugualmente se Zaniolo fiorirà e tornerà il miglior Scamacca. In situazioni di equilibrio eccezionale, con le big rallentate da contingenze, ciclicamente ci scappa la sorpresa storica. I tifosi del Toro più sognatori sanno che il Verona di Bagnoli alla 5a giornata del campionato ‘84-85 era già in testa e ci rimase fino alla fine…
Fonte: gazzetta.it