Anche stavolta Inter-Juve è stata ricca di gol, solo che i nerazzurri ne hanno segnato uno in più: tre a due. E hanno vinto il confronto a distanza: Inzaghi non molla il Napoli, non è così vicino ma rimane aggrappato a Conte, a quattro punti di distanza e con lo scontro diretto in arrivo tra dieci giorni; Motta cede ancora due punti alla capolista e scivola a meno sette, un distacco certo non irrecuperabile (siamo appena alla decima giornata) ma già abbastanza ampio per chi abbia ambizioni di primato. E in mezzo, tra Inter e Juve, s’infila l’Atalanta, alla quarta vittoria consecutiva. Dopo il trionfo in Europa League ci chiedevamo se i bergamaschi potessero finalmente lottare per lo scudetto, le titubanze iniziali avevano fatto pensare che non fosse nemmeno questa la stagione giusta, ma ora il ritmo della banda Gasperini si è fatto quasi impressionante (benché contro il Monza abbia sofferto non poco per sbloccare il risultato; il fatto che sia comunque riuscita a prendersi il successo è un segnale). Attenzione, adesso, a quanto sta per accadere nei prossimi due turni di campionato: domenica all’ora di pranzo l’Atalanta va a Napoli; sette giorni dopo Conte sfida l’Inter a San Siro.
Una settimana che fornirà risposte, inevitabilmente, e che potrebbe dare un indirizzo a tutta la stagione. E anche una nuova opportunità per la Juve, perché qualcuna tra le prime tre della classifica lascerà per forza punti sul campo negli scontri diretti. Bisogna vedere se i bianconeri ne approfitteranno, avendo due impegni complicati: la trasferta a Udine e il derby. L’Inter ha recuperato la spietatezza propria delle grandi squadre. Quella qualità grazie alla quale vinci anche quando non giochi la tua partita migliore, concretizzi le occasioni da gol non appena si affacciano (e magari sfrutti una deviazione per metterla dentro), rischi poco o nulla in difesa. Una dote che appartiene indiscutibilmente al Napoli di Conte e nella scorsa stagione era propria anche dei nerazzurri, non a caso campioni d’Italia. A Empoli la squadra di Inzaghi non è stata travolgente, ma ha avuto la capacità e la pazienza di aspettare il momento giusto per colpire - e poi affondare - i toscani, in dieci dalla mezz’ora e quindi fortemente condizionati. Alla disperata ricerca di un regista in attesa del rientro di Calhanoglu, ormai imminente, Inzaghi non ha ancora trovato una soluzione soddisfacente.
Zielinski ha segnato una doppietta su rigore contro la Juve, ma è subito tornato in panchina, là dove ha trovato Asllani, l’eterna riserva del turco che non gioca nemmeno quando il titolare non c’è. In compenso stavolta nel ruolo è stato riproposto Barella, che ha caratteristiche differenti e sicuramente un regista non lo è. Ma la scelta di mettere Nicolò in mezzo ha creato un’opportunità da mezzala per Frattesi, uno che non ha quasi mai spazio dall’inizio. E lui ha realizzato due gol che hanno consegnato la partita all’Inter (poi c’è stato anche quello di Lautaro, diventato il miglior marcatore straniero nella storia nerazzurra avendo staccato Stefano Nyers). Frattesi è un gioiello che rimane quasi sempre chiuso a chiave nel cassetto, però quando viene tirato fuori è brillante e incanta tutti. La Juve merita un discorso a parte, perché è una squadra difficile da comprendere fino in fondo. Così come è complicato seguire i percorsi di Thiago Motta, anzi - per essere precisi - le sue scelte spesso controtendenza.
Tutti si chiedono come mai non giochi Danilo, ricordandone l’efficienza nelle ultime annate? E lui a inizio stagione lo lascia fuori per sette partite di fila, mandandolo in campo per 38 minuti appena. Il brasiliano, finalmente schierato titolare, appare irriconoscibile e quasi inadeguato dal punto di vista atletico, tanto che sbaglia una partita dopo l’altra, quasi volesse giustificare le scelte del suo allenatore? Bene, allora Motta comincia a impiegarlo con continuità. E Yildiz, che ha appena realizzato una doppietta da sogno niente meno che a San Siro, contro il bellissimo Parma di Pecchia parte di nuovo dalla panchina, come se potesse fare la differenza solo entrando nell’ultima mezz’ora, quando le squadre si allungano e gli avversari sono stanchi. Scelte particolari, le possiamo definire strane, premianti contro l’Inter (raggiunta grazie alla doppietta del ragazzo turco) ma molto meno ieri sera. Di sicuro, tra tante assenze, la Juve paga quella di Bremer: con lui in campo ha subito un gol in sette partite, e quando si era sul 3-0, a gara già chiusa; senza di lui ne ha presi addirittura dieci in sei incontri. Difficile pensare che sia un caso.
Fonte: gazzetta.it