Error code: %{errorCode}

Calcio

La notte di Gabbia, il figlio del Milan: "Seguiremo Fonseca fino alla morte"

Marco Pasotto
La notte di Gabbia, il figlio del Milan: "Seguiremo Fonseca fino alla morte"N/A
Matteo è nato a 12 chilometri da Milanello ed è cresciuto al Vismara: nessuno è più milanista di lui. Il gol del 2-1, saltando sopra a Frattesi (non il più amato dai milanisti...) è iconico: "Sì, è uno dei giorni più belli della mia vita"

Christian Pulisic in fondo pareva il volto più appropriato per mettere il sigillo: un americano che decide il primo derby milanese degli americani. Il Milan però, quando la partita si stava avviando al tramonto, dev’essersi ricordato che una volta partite come queste si portavano a casa anche grazie allo spirito di chi respirava l’erba di casa propria. Baresi, Maldini, Nesta, Costacurta, Tassotti, Filippo Galli: c’è un elenco lungo e nobile di difensori che nei derby prendeva per mano tutta la squadra. Stavolta ci ha pensato Matteo Gabbia, che – essendo ragazzo giudizioso e consapevole - non ambisce a entrare in quella hall of fame, ma potrà raccontare di aver vissuto serate come questa. Mandarla in buca al minuto numero 89 di un derby che si avviava verso un pareggio comunque gradito al mondo rossonero, rientra nella casistica dei delitti perfetti. Farlo al termine di una partita che, già senza gol, aveva interpretato in modalità impeccabili, fa parte di quelle cose che non hanno prezzo. Il match osservato da oltre duecento paesi sparpagliati per ogni continente, la sfida yankee nella sfida, l’ha decisa un italianissimo difensore di 24 anni nato a Busto Arsizio, che in linea d’aria fa 12 chilometri da Milanello.

Matteo il buono, Matteo il bravo, Matteo il paziente. E ovviamente Matteo il milanista perché Gabbia non è solo lombardo, ma creato nel laboratorio del vivaio rossonero. Un ragazzo del Vismara, arrivato nel Milan a 12 anni e svezzato fino alla prima squadra. A un certo punto per lui sembrava piuttosto tracciata la classica strada dei prestiti a ripetizione: esaurito uno avanti con l’altro, per chissà quanto, sperando che prima o poi magari sarebbe arrivato il momento di restare in casa base. Prima alla Lucchese, poi qualche anno di Diavolo senza lasciare grandi tracce e quindi il Villarreal. La sliding door gli si è presentata quando i centrali di Pioli sono caduti uno dopo l’altro: Thiaw, Tomori, Kalulu, emergenza rossissima. Il club rossonero in realtà si stava guardando in giro già da un po’, ma a un certo punto Matteo è stato evidentemente la soluzione più logica: un difensore che, prima di partire per la Spagna, aveva già mostrato decisi miglioramenti e, allo stesso tempo, aveva il pregio di essere un “rinforzo” gratuito. E così prestito annuale ridotto a un solo semestre a Vila-Real, con rientro a Milanello in fretta e furia. L’esperienza spagnola in realtà ha vissuto di alti e bassi – non molto considerato in Liga, assoluto presenzialista in Europa League -, ma ha restituito al Diavolo un giocatore molto maturato, sotto tutti gli aspetti. Ecco perché lungo la scorsa estate la dirigenza non ha nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di salutarlo nuovamente. Il Milan per Matteo è di nuovo diventata casa davvero, e in questa squadra dove a volte giocano undici stranieri, tanti tifosi apprezzano la presenza di un baluardo italiano.

Matteo stasera è saltato alto, prendendo il tempo a Frattesi e chiudendolo fuori dall’ascensore. Ha segnato sotto la Sud ed è là davanti che si è piazzato a braccia larghe per esultare. Aveva gli occhi spiritati che, nel fine settimana in cui tutti hanno un pensiero d’affetto per la sua scomparsa, è sembrato un po’ Totò Schillaci. Il tempo di capire cos’era successo, e poi è tornato al suo posto, al centro della difesa, per murare Dimarco quando ormai alla fine mancava una manciata di secondi. Quello di Matteo è il gol che restituisce il Milan a questo campionato, che interrompe lo strazio delle sei sconfitte di fila contro i cugini, che riavvita i bulloni della panchina di Fonseca ma, nella lunga lotta con Lautaro, Gabbia di gol ne ha fatti altri. Almeno due: salvataggi decisivi per evitare che l’Inter scappasse e anche questo derby potesse prendere la solita piega. “E’ uno dei giorni più belli della mia vita, un sogno che si realizza. Sono contentissimo per noi e per i tifosi, era un momento difficile dove le cose non riuscivano – racconta a fine gara -. Questa vittoria ci dà tanta energia. Deve essere la normalità per noi, anche se una partita come questa è tanta roba, dobbiamo scendere in campo come stasera. Dando tutto possiamo rendere orgogliosi i tifosi e a fine anno vediamo dove siamo. Occorre non avere rimpianti alla fine dei 90 minuti, ed è quello che è successo oggi. Siamo sempre al fianco del mister, al di là di quello che si dice fuori. Fonseca è stato molto bravo nel dopo Liverpool: ha preparato la partita nella maniera giusta, facendoci vedere cosa non era andato e proponendoci la strategia vincente. Stasera è stata una bella vittoria anche per lui e per lo staff, loro prendono più critiche di quello che devono perché sul campo sbagliamo anche noi. Fino all'ultimo giorno che avremo, Fonseca lo seguiremo fino alla morte facendo il meglio possibile per noi stessi e per lui".

Fonte: gazzetta.it